1. MINISTRI IN COMA CHE FIRMANO DECRETI IN ARTICULO MONTIS: GRILLI, CLINI, PASSERA
Se per vostra disgrazia vi è capitato di assistere una persona in coma, sarete sicuramente rimasti impressionati dagli ultimi lampi degli occhi e dai gesti di chi cerca di afferrare la vita prima del trapasso. È una scena dolorosa che resta impressa per sempre ed è terribilmente sgradevole ricordare.
Con un'analogia forzata ma realistica si può dire che qualcosa di simile è avvenuto negli ultimi giorni del governo presieduto da quel Professore di Varese che in questo momento sta contando le mucche nei prati dell'Engadina. Pare infatti che avviandosi verso una fine ingloriosa, alcuni ministri di Monti abbiano avuto la capacità di scalciare in articulo mortis, e abbiano firmato decreti e provvedimenti con un vitalismo per nulla disinteressato.
CLINI E PASSERAIl primo blitz l'ha compiuto il pallido Vittorio Grilli piazzando al vertice della società che dovrà gestire 351 miliardi di patrimonio immobiliare il suo capo di gabinetto Vincenzo Fortunato, uno dei burocrati più potenti e "coperti" della Pubblica Amministrazione.
Al suo fianco era prevista la nomina come direttore generale di Elisabetta Spitz, l'ex-moglie di Marco Follini che sul demanio pubblico ha una lunga esperienza.
A quanto si dice nei corridoi del ministero, il blitz del pallido Grilli che oggi si sta dedicando a ridipingere il salotto nella sua casa dei Parioli, non è perfettamente riuscito perché il nuovo ministro Saccomanni sta valutando la possibilità di rimettere in discussione il contenuto e le nomine del decreto.
Mentre Grilli trafficava intorno alla nuova Sgr dello Stato, ecco un altro ministro,Corrado Clini, che in articulo mortis si mette a scalciare e il 26 aprile fa approvare un decreto che regala ai Benetton qualcosa come 870 milioni di euro. Quando il 66enne tecnico di Latina arrivò al ministero furono in molti ad apprezzare il suo curriculum che inizia con la laurea in medicina all'università di Parma e raggiunge il culmine alla direzione generale del ministero dell'Ambiente dove resta in sella per oltre 10 anni.
SACCOMANNIDurante il suo mandato questo burocrate dall'aria timida ha dovuto affrontare i grossi problemi del naufragio della nave Concordia, poi la grana dei rifiuti di Roma e del Lazio, e il bilancio complessivo della sua gestione alla fine non e' stato negativo. Ma ecco spuntare dalla sua penna un decreto finale in cui si affronta la questione del risarcimento dei danni che la società Autostrade-Atlantia avrebbe dovuto pagare per i danni nella costruzione della Variante di Valico che unisce Firenze a Bologna.
Il giornalista Daniele Martini del quotidiano "Il Fatto" ha spiegato bene di cosa si tratta, e ha ricordato come il timido Clini si sia rivolto inizialmente all'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che avrebbe valutato in 870 milioni il danno provocato da Autostrade alla quale spettava l'obbligo di eliminare i materiali scavati per la variante di 65 chilometri.
fratelli benettonDa parte sua la società dei Benetton , guidata da Giovanni Castellucci, ha sempre ritenuto infondata la pretesa di risarcimento e nonostante il parere contrario dell'Ispra il buon Clini decide che la richiesta di risarcimento di 870 milioni rappresenta "una soluzione estrema che potrà essere applicata solo dopo l'eventuale riparazione del danno" provocato dallo smaltimento di 3 milioni di metri cubi di materiali.
Questa decisione fa incazzare terribilmente il direttore generale dell'Ispra Maurizio Pernice, ma il ministro uscente nel frattempo firma un decreto ad hoc che lascia la porta aperta ai Benetton, per i quali ci sarà tutto il tempo di contestare la multa milionaria per i danni all'ambiente.
GIOVANNI CASTELLUCCIMa non c'è due senza tre, e oggi arriva la notizia (anche questa sul quotidiano "Il Fatto") di un altro blitz compiuto da Corradino Passera in articulo mortis. In questo caso l'ex-ministro ,che sta studiando i manuali della comunicazione della moglie Giovanna Salza, ha scalciato in favore della lobby che gestisce le centrali del gas con il nome Cip6. Anche lui, l'ex-banchiere in cerca d'autore, ha fatto il suo piccolo blitz da 500 milioni prorogando gli aiuti alla lobby che gestisce questo tipo di centrali.
Giovanna Salza e Corrado PasseraForse domani e nei prossimi giorni scopriremo altri colpi di mano dei ministri in coma. Un copione già visto più volte nella Prima e Seconda Repubblica.
2. DIETRO LA POLEMICA TRA IL GIOVANE LEONE BARILLA E IL VERTICE DI CONFINDUSTRIA,
I tremila mila imprenditori che hanno partecipato stamane all'Assemblea di Confindustria dentro l'Auditorium di Roma stanno ritornando alle loro fabbrichette con i treni di Moretti (dove hanno pagato il 50% del biglietto) e le auto blu.
Con pazienza da scolaretti hanno ascoltato gli interventi di Enrico Letta e la relazione del presidente Giorgio Squinzi, ma in sala e nei corridoi i commenti più curiosi erano rivolti all'Assemblea privata che si è svolta ieri pomeriggio nell'Auditorium di viale dell'Astronomia. Qui è avvenuto qualcosa di più eccitante rispetto al discorso pronunciato oggi da Squinzi e non a caso i principali giornali raccontano lo scontro tra il presidente di Mapei e del Sassuolo Calcio con Guido Barilla, l'imprenditore nato a Milano 55 anni fa che per la sua capigliatura alla Casaleggio viene chiamato "re leone".
le02 guido barillaNella sua biografia si legge che oltre al golf e al ciclismo dedica il tempo libero a leggere Platone, ma di platonico c'era ben poco nell'intervento a gamba tesa pronunciato ieri davanti agli imprenditori che hanno diritto a partecipare all'Assemblea privata. Qualcuno comincia a dire che la grinta di Barilla ricorda gli scossoni di Dieguito Della Valle, lo scarparo marchigiano che si diverte senza grandi successi a far crollare i muri dei salotti e della politica.
In realtà non sembra il presidente della multinazionale parmigiana abbia ambizioni presidenziali, ma questo non diminuisce il tasso e il livore con cui ha preso di petto la struttura "elefantiaca" di Confindustria che a suo dire dovrebbe ritrovare un'anima prevalentemente manifatturiera.
Conti FulvioL'antipasto delle critiche era già arrivato dalle colonne del quotidiano "La Stampa" e Squinzi sapeva benissimo che sarebbero rimbalzate anche nella riunione di ieri pomeriggio. Con la calma che lo distingue il presidente di Confindustria ha assopito la platea con una sequenza di slides che gli erano state preparate da Marcella Panucci, la signora di Vibo Valentia che a luglio dell'anno scorso è diventata direttore generale della federazione.
Luigi AbeteCome sempre accade, nelle ultime file dell'auditorium le slides erano illeggibili, e per rianimare la sala è stato proiettato un video in cui si annuncia il restyling del sito web di Confindustria e la creazione di una piattaforma di collaboration che potrà essere usata-ha detto Squinzi- anche con i tablet "in punta di pollice".
Su queste parole è venuta fuori l'anima manifatturiera e poco tecnologica di Squinzi perché anche i bambini di quattro anni usano l'indice e non il pollice per smanettare sull'ipad, l'iphone e le altre minchiate tecnologiche più innovative.
Il piccolo lapsus non deve far pensare comunque che Squinzi, imprenditore- manifatturiero vero, abbia sposato la tesi di Barilla che vorrebbe sbattere fuori dall'Associazione le grandi società di servizi pubbliche e private.
Giampaolo GalliA bacchettarlo ci ha pensato per primo il presidente dell'Enel Fulvio Conti che con la sua voce baritonale ha ricordato al patron del Mulino Bianco che "anche l'energia è un prodotto, non un servizio".
La legnata più forte è arrivata però da Stefano Parisi, l'ex-direttore generale di Confindustria che oggi cavalca il tema del digitale. Con grande sprezzo del pericolo ha mostrato il petto accusando Barilla di voler dividere la Confindustria secondo uno schema del ‘900, anacronistico rispetto all'evoluzione dei tempi dove manifatturiero e servizi devono camminare insieme.
ALESSANDRO PANSAPoi l'ex-manager di Fastweb ha rivendicato con orgoglio di aver fatto entrare le grandi imprese pubbliche dentro viale dell'Astronomia nonostante l'allora presidente D'Amato fosse contrario. E dopo questa rivendicazione del peccato originale ha sollevato il problema della governance del sistema confindustriale che a livello locale vede i manager delle imprese pubbliche fare la parte del leone sia dentro l'Associazione che nella politica.
Zampini GiuseppeSubito dopo la difesa eroica di Parisi, che peraltro non ha buoni rapporti con Squinzi, c'è stato l'intervento di Luigino Abete che ha ricordato come non ci siano alternative, né ieri, né oggi, alla presenza delle aziende pubbliche in Confindustria pena il rischio di avere un fronte di imprese non sottoposto al mercato che potrebbe danneggiare ancor più seriamente l'economia privata.
Gianni De GennaroE dopo un altro intervento dai toni forti dell'imprenditore romano Alberto Tripi che ha chiesto l'abolizione dell'Irap per recuperare 23 miliardi sprecati dalla mancanza di digitalizzazione del "muro di gomma" dello Stato, la platea degli imprenditori si è sciolta con l'assicurazione da parte di Squinzi che la sua esperienza di imprenditore-produttore di colla l'ha abituato "a rimettere insieme i cocci".
Nessuno ha avuto il coraggio di dire che dietro la polemica tra il giovane leone Barilla e il vertice di Confindustria, c'è il problema delle quote associative che rappresentano la voce di introiti più importanti per tenere in piedi il sistema confindustriale. Senza i contributi di aziende come Enel, Ferrovie, Eni, Finmeccanica difficilmente Squinzi avrebbe potuto esibire il bilancio da buon amministratore che ha esibito ieri.
Gianni CastellanetaE anche se l'imprenditore Riello gli ha provocato una fitta al cuore parlando delle perdite del "Sole 24 Ore", il patron di Mapei ha potuto ricordare a suo merito che la struttura di Confindustria ha chiuso il bilancio 2012 con un risultato positivo di quasi 100mila euro e una riduzione dei costi di circa il 17%.
L'unica voce stonata del bilancio riguarda i costi del personale (242 dipendenti e funzionari) che sono saliti dell'8%, ma forse nelle pieghe di questa voce è stata calcolata la buonuscita dell'ex-direttore generale Giampaolo Galli e di altri tre direttori (Schettino, Lamonica, Iotti) che l'anno scorso hanno cambiato mestiere.
3. L'ASSEMBLEA DI FINMECCANICA PREVISTA PER IL 30 MAGGIO POTREBBE SLITTARE DI UN MESE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che secondo voci sempre più insistenti l'Assemblea di Finmeccanica prevista per il 30 maggio potrebbe slittare di un mese.
La notizia è stata appresa con grande entusiasmo dall'ex-ambasciatore Gianni Castellaneta che punta alla presidenza del Gruppo e ieri avrebbe dovuto essere riconfermato al vertice della Sace.
Lo slittamento delle diverse assemblee tradisce le difficoltà che all'interno del governo si stanno manifestando sull'organigramma di Finmeccanica dove oltre alla candidatura di Gianni De Gennaro resta ancora in piedi l'ipotesi quirinalizia di due amministratori delegati, Giampaolo Pansa e Giuseppe Zampini".