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    “MIO FIGLIO  ALLA GOGNA PERCHÉ POSITIVO” – LA STORIA DI UN RAGAZZO DI ROMA EST ADDITATO COME UNTORE PERCHÉ HA CONTRATTO IL VIRUS: SI È RITROVATO NOME E COGNOME SUL MURO DEL QUARTIERE CON ACCANTO LA SCRITTA “COVID 19” – LA MAMMA RACCONTA DI AVER RESO NOTO LA POSITIVITÀ DI ENTRAMBI I FIGLI DI 12 E 19 ANNI PER AVVERTIRE TUTTI I POSSIBILI CONTATTI: “LA SCRITTA È STATA CANCELLATA, MA MOLTE FAMIGLIE NON COMUNICANO LA POSITIVITÀ DEI FIGLI PER PAURA DI…”


     
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    Laura Bogliolo per "Il Messaggero"

     

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    «Mio figlio alla gogna perché positivo». C'è una storia scritta in un angolo di periferia della Capitale che deve essere raccontata. Parla infatti del coraggio di una mamma e delle pieghe nere dell'animo, quelle che, in modo anonimo e vigliacco, giudicano un ragazzo e lo indicano come responsabile di contagi.

     

     L'ingiuria, stavolta, viene lanciata non usando la tastiera di un pc e internet, ma in modo antico, ante Millennials insomma, tracciando una scritta con la vernice su un muro della piazzetta dove c'è un centro ricreativo e dove si incontrano le comitive del quartiere così piccolo che sembra un paesino: si conoscono tutti insomma. Niente cyber bullismo, quindi, ma la sofferenza e la crudeltà sono le stesse. Antonio Covid 19: il nome è di fantasia, anche perché sul muro della vergogna è apparso proprio il cognome del ragazzo.

     

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    Così è stato scritto sperando di offendere l'animo del giovane positivo e della sua famiglia indicandolo quasi come untore. La mamma, nonostante l'ingiuria, non solo ha continuato a raccontare su Facebook la storia del contagio dei figli (entrambi asintomatici), ma ha iniziato a farlo in modo sempre più dettagliato. «Sono negativa e in quarantena, se mi vedete uscire è perché la Asl mi ha chiesto di portare i miei figli a fare i tamponi al drive-in in viale Palmiro Togliatti». Lo scatto d'orgoglio ha un motivo chiaro. «Voglio incitare le altre famiglie a farsi avanti, a non vergognarsi, ad avvertire amici e vicini di essere positivi sperando così di fermare i contagi» racconta la mamma al Messaggero.

     

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    L'ODISSEA N.D., 49 anni, romana, è residente a Gregna Sant' Andrea, periferia Est di Roma: sui social sta scrivendo un diario di bordo dell'odissea iniziata i primi di settembre. «Mio marito ed io siamo sempre stati negativi, entrambi i nostri figli, 19 e 12 anni, sono positivi». I commenti ai post sono incoraggianti, in tanti fanno i complimenti alla mamma coraggio. Nella vita reale del piccolo quartiere, invece, alcuni additano quel ragazzo soltanto perché si è ammalato. L'unica colpa della famiglia, in realtà, è stato comunicare la positività per senso di responsabilità.

     

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    LA PAURA «La scritta ingiuriosa è fortunatamente stata cancellata - racconta la mamma al Messaggero - molte famiglie tacciono e non comunicano la positività dei figli a chi è stato in contatto con loro proprio perché hanno paura di finire alla gogna così come è accaduto alla nostra famiglia». Nel quartiere intanto cresce la paura per i contagi, tanto che don Nello, il parroco della chiesa Sant' Andrea Corsini, ha deciso di chiudere i campetti «a causa della diffusione del Covid 19 tra alcuni adolescenti - dice - c'erano troppi assembramenti».

     

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    Secondo i dati del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio nel piccolissimo quartiere i contagi stanno aumentando e sono arrivati a 24. Non pochi considerando che gli abitanti sono meno di 7 mila. «Abbiamo scoperto la positività mentre eravamo in vacanza in Toscana, due giorni dopo aver lasciato Roma dove mio figlio aveva frequentato i suo amici: siamo subito tornati, abbiamo avvertito tutti gli altri della comitiva ed è iniziata l'odissea».

     

    Ieri per la famiglia è stata una bellissima giornata. «Mio figlio grande è risultato finalmente negativo - spiega la mamma - è guarito insomma, per il piccolo dovrò aspettare qualche giorno per la diagnosi definitiva di negatività».

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