Fabio Martini per la Stampa
putin piazza venezia
A Roma anche uno Zar può finire dentro il paesaggio urbano. Come racconta la sequenza che va in scena a metà pomeriggio nel cuore della Capitale. Le cinque della sera sono trascorse oramai da mezz' ora e su via del Corso, la strada più centrale e animata della città, due file di passanti dietro le transenne attendono con pazienza il transito del corteo presidenziale russo, fino a quando un baluginar di sirene annuncia l' evento.
Scorrono con studiata lentezza moto, auto, Van, la lussuosa e lussureggiante Aurus Senat N700 (made in Russia), dentro la quale si può immaginare che sieda Vladimir Putin. Ma il serpentone è talmente lungo (quaranta vetture), talmente smerigliato e talmente anonimo che dai passanti in attesa non si alza neppure mezzo applauso.
putin forze speciali
Dietro la transenna di via del Corso la signora Anna, che da anni gestisce una bottega da queste parti, si rivolge senza acredine verso la coda del corteo: «A' Pu', ce manni a lavora'?». Un carabiniere col basco blu e il manganello d' ordinanza capisce l' approccio soft: «Un minuto ancora e la facciamo attraversare». E la signora: «Ma c' avevate detto che passava un' ora fa!». Effettivamente il corteo presidenziale è approdato a palazzo Chigi due ore dopo il previsto.
putin corteo presidenziale
Il ritardo tipicamente romano In una città nella quale il ritardo è una sorta di imperativo morale, lo Zar ha finito forse per romanizzarsi? Ovviamente il dilatarsi dei tempi non è stata colpa del presidente russo e neppure del protocollo italiano, ma tutta la giornata di Putin è stata scandita da diversi momenti tipicamente "romani" e non soltanto per il clamoroso ritardo negli appuntamenti o per l' attraversamento presidenziale nelle strade del centro nell' indifferenza dei romani che da secoli hanno visto passare tutto e tutti, Papi, imperatori, Presidenti.
Un' esperienza squisitamente romana è toccata al presidente Putin quando il corteo presidenziale, per arrivare al Quirinale, ha dovuto affrontare via Quattro Novembre, la più dissestata strada urbana del mondo occidentale, per effetto del trambusto creato dai sampietrini: durante l' era Raggi le proverbiali buche sono diventate crateri. "Montagne russo-romane" che hanno fatto sussultare persino la blindatissima limousine di Putin.
PUTIN CONTE 1
L' altra notte le strade attraversate dal lungo percorso presidenziale ovviamente erano state sgomberate all' ultimo momento dalle colline, tipicamente romane, di nettezza urbana e questo ha ispirato un momento di "satira" politica a Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e coordinatrice di Forza Italia: «Vista la solerzia con cui è stata pulita Roma per l' arrivo di Putin - e considerato che nel mondo ci sono 196 Stati sovrani - proponiamo di invitare un capo di Stato ogni 1,86 giorni. È l' unico modo per tenere la spazzatura lontana dalla città». Racconta a "La Stampa" Corrado Bernardo, negli anni Ottanta storico assessore (andreottiano) all' Ambiente: «Questa amministrazione ha ridotto la città in condizioni penose, ma ogni volta che arriva un capo di Stato straniero è del tutto normale che si ripulisca a fondo il tracciato del percorso».
Tono sobrio Molto russo è stato invece il tono volutamente sobrio che è stato dato alla visita e questo secondo le indicazioni del protocollo di Putin. Ai russi non era sfuggito che nell' accoglienza fastosa e altamente scenografica che Roma aveva riservato nel maggio scorso al presidente Xi Jinping, avevano contribuito proprio le "pressioni" dei cinesi. Anche per questo motivo i russi invece hanno chiesto understatement per il loro presidente.
PUTIN MATTARELLA
Misure che accompagnano tutte le visite dei grandi leader del mondo, che oramai non possono più salutare le folle ai bordi delle strade e da questo punto di vista, mai come stavolta, è risultata enorme la distanza dalla più memorabile visita di Stato a Roma nell' ultimo secolo: quella di John Fitzgerald Kennedy nel 1963. Il presidente americano, dopo essere stato osannato dai romani, si trasferì a Napoli, in visibilio, e in quella occasione pronunciò parole che, rilette, fanno impressione: «L' andare via è tanto triste, quanto è felice sapere quando si potrà tornare». Non potrà tornare più perché 5 mesi dopo verrà assassinato a Dallas.
PUTIN BERGOGLIO