Marino Niola per “la Repubblica”
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Il culto di San Gennaro potrebbe diventare patrimonio dell'umanità. Domani le istituzioni civili e religiose, con in testa il cardinale Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, annunceranno la candidatura del culto del patrono partenopeo a bene culturale immateriale riconosciuto dall'Unesco. Accanto al porporato ci saranno il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il presidente della Regione Vincenzo De Luca e il neo ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, nato evidentemente sotto il segno di San Gennaro.
Il titolo preciso della candidatura è "Il culto popolare di San Gennaro a Napoli e nel mondo". In realtà il patrono partenopeo è sì un emblema locale, ma anche un simbolo, una sorta di logo conosciuto in tutti i continenti. Tant' è che negli anni Ottanta il noto stilista Moschino mise in commercio una t-shirt con l'emblema del Santo e la scritta "I love San Gennaro". Quella maglietta fece del santo un'icona internazionale. Ma la diffusione trasversale della devozione per il patrono partenopeo ha tante prove.
MIRACOLO SAN GENNARO
In Brasile lo Stato di San Paolo riconosce il culto del martire napoletano fra i patrimoni da proteggere.
Uno dei più importanti ospedali della metropoli brasiliana è intitolato a San Gennaro. A cui è dedicato anche lo stadio del Vasco da Gama, tra le più celebri società calcistiche brasiliane, che si trova a Rio de Janeiro.
E se in America latina San Gennaro è una star celeste, lo è ancora di più negli Usa. Dove la devozione per il santo unisce quasi tutti gli italoamericani, a prescindere dalla regione di provenienza. Soprattutto a New York, dove il San Gennaro day commuove gli animi e muove un business imponente, con cifre a nove zeri.
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Oltretutto, un eventuale riconoscimento da parte dell'Unesco avrebbe una ricaduta positiva sulla città vesuviana, in termini di fama e conseguente crescita del Soft Power. Come succede ai Paesi che ospitano patrimoni Unesco. Non solo religione dunque. Perché i miracoli li fa anche l'economia.
Bisogna riconoscere però che San Gennaro ha ampiamente meritato la sua notorietà. La liquefazione del suo sangue è il miracolo più famoso del mondo e attrae da sempre migliaia di turisti che vengono a Napoli per assistere a questa sfida al principio di ragione. Che ne ha fatto un fuoriclasse celeste, un Maradona della devozione. Il cui culto unisce credenti e non credenti. Proprio perché San Gennaro è un totem identitario che appartiene alla città intera. Il grande scrittore francese Alexandre Dumas, che visitò Napoli nell'Ottocento e assistette più volte al miracolo, scrisse che San Gennaro è il vero Dio di Napoli.
Un'esagerazione, certo, che coglie però una profonda verità. E cioè che il patrono è da sempre un brand soprannaturale, la figura suprema del Pantheon partenopeo.
Molti illustri viaggiatori stranieri come Montesquieu raccontavano di avere sentito nella cattedrale delle persone che pregavano Dio e lo imploravano di intercedere con San Gennaro affinché concedesse loro delle grazie. Insomma, il santo decapitato nel 306 d.C. è un simbolo civico a metà fra religione e politica.
MARINO NIOLA
Non a caso i membri della deputazione laica che custodisce le preziose reliquie sono addirittura nominati dal governo. E alla loro testa c'è il sindaco, qualunque sia la sua appartenenza politica. Come dire che il rosso sangue vince su tutti gli altri colori. Chi dice Napoli, dunque, dice San Gennaro.
Lo hanno dovuto riconoscere anche gli illuministi francesi che, da laici incalliti quali erano, sicuramente non vedevano di buon occhio questa manifestazione di fede popolare. Il generale Championnet che nel 1799 occupò la città per conto di Napoleone, per essere sicuro di avere dalla sua il favore della gente, fece compiere il miracolo manu militari. Si dice che arrivò a minacciare di far fucilare i canonici della Cattedrale. Il sangue si sciolse puntuale come un cronometro.
E mentre noi facciamo il tifo per il riconoscimento, c'è anche chi scherza con il santo. Come i due giovani napoletani che hanno inventato l'app i-San Gennaro, che consente di farsi il miracolo agitando il proprio smartphone. In attesa che il vero miracolo lo faccia l'Unesco.
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