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    MISSING MISS ITALIA - PRIMO ANNO SENZA CONCORSO! NESSUNA SARA’ PIU’ BELLA DELLA SIGNORINA BOLDRINMEIER…


     
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    Emiliano Liuzzi per Il Fatto Quotidiano

    Sopravvivere al Vaticano di Pio XII e Paolo VI, alla Democrazia cristiana di Alcide De Gasperi, Amintore Fanfani e Mariano Rumor. Al Sessantotto e al terrorismo della Brigate rosse. Sopravvivere al nuovo millennio. Sembrava non dovesse finire mai quella lunga storia ideata da tal Mirigliani commendator Enzo, per un soffio mai proposto come senatore a vita, che porta il nome di Miss Italia.

    Volete sapere del 1956? È l'anno della rivolta di Budapest all'oppressore comunista, in Italia si parla anche di Nives Zegna, eletta a Rimini Miss Italia, alta un metro e sessantatré, dunque la più bassa di sempre, dicono gli annuali. Nel 1967 i soldati americani in Vietnam arrivano a essere cinquecentomila, Salsomaggiore incorona una ragazza Cristina Businari, quasi scomparsa nel calderone dello show business.

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    Zegna divenne mezzobusto, annunciatrice e anche telegiornalista, Businari riprese la sua vita normale. Due anni dopo la strage di piazza Fontana: Anna Zamboni è la ragazza più bella d'Italia. Marzo 1978: Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse. Il 12 settembre Loren Cristina May viene eletta a Reggio Emilia Miss Italia.

    Un concorso di bellezza e nulla più, ma da dove sono passate molte stanze di un'italietta appena uscita dal Ferragosto e con nessuna voglia di imbarcarsi verso l'autunno. Un'Italia di svago e gambe lunghe, costumi più o meno casti, perché il segreto è sempre stato quello di attirare gli occhi maschili, ma tenere compagnia alle casalinghe.

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    Ci volevano il democristianissimo Enrico Letta e l'austera e mai sorridente Laura Boldrini, a stroncare definitivamente la mamma che può vantarsi di aver partorito grandi figlie come Lucia Bosè e Sofia Loren, bellezze finnico romagnole (Anna Falchi), ambiziose di insuccesso come Martina Colombari.

    E Mirigliani, che la sapeva lunghissima, fece molto di più: a dimostrazione di quanto il suo concorso fosse più taroccato del festival di Sanremo, in tempi non sospetti fece vincere una ragazza di colore, Denny Mendez. Neppure bellissima. Ma i giornali per settimane non parlarono d'altro. Questo in fondo era il trucco, semplice come quello delle tre carte.

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    Noi diamo la colpa all'agosto che sfugge via, in realtà dentro a Miss Italia (sospesa o soppressa?) c'è un Paese che soffre di vouyerismo galoppante e che fa del nazional-popolare la sua bandiera definitiva e gaudente. Non è un caso, non può esserlo, che la prima diretta televisiva se l'assicura nel 1987 un non ancora politico Silvio Berlusconi per la sua Canale 5.

    L'anno successivo e ininterrottamente fino al 2012 le Miss tornano alla chioccia Rai che le tenne a battesimo negli anni della radio. Sulla rotta Sanremo e Salsomaggiore per anni la macchina organizzativa della tv di Stato si è mossa mostrando il meglio e il peggio. Ci limitassimo agli ascolti sarebbero entrambe le manifestazioni promosse senza riserva.

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    Le Miss un po' meno, ma per via di una formula che col tempo ha logorato. Poi un chiuso per ferie imposto dai piani alti di viale Mazzini: la Rai non trasmette, altre emittenti disposte ad accollarsi il peso della struttura come è oggi non ce ne sono. Miss Italia non si farà. Ma forse è uno stop dovuto a chissà quali fattori.

    Possiamo dire che è un Paese che volta pagina, almeno in questo strano 2013. Di Miss Italia non si parla già più. Il duello a distanza è stato appunto tra il presidente della Camera Laura Bodrini ("credo che ci si debba rallegrare di una scelta moderna e civile e spero che le ragazze italiane per farsi apprezzare possano avere altre possibilità che non quella di sfilare con un numero") e Fiorello: "Critiche snob, esagerazione e ipocrisia prendersela con Miss Italia". Poi è calato il silenzio. Nessuno si strapperà i capelli. Ragazzine con un sogno nel cassetto a parte.

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    Che poi, nella realtà, non si chiamano sempre lustrini quelli che luccicano. Ci sono aspiranti miss arrivate con grandi sogni di gloria, accompagnate dai genitori, spesso, e tornate a casa in lacrime per un'esclusione alla prima sera. O, peggio ancora, vincitrici che non hanno poi avuto nessuna carriera nel mondo dello spettacolo o della moda. Non ha avuto futuro patinato Rosangela Bessi, oggi residente a San Lazzaro di Savena. Non viene ricordata neppure Raffaella Baracchi, eletta miss nel 1983, se non per essere stata la moglie di Carmelo Bene e aver avuto una parte in Snack Bar Budapest di Tinto Brass.

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    Non brilla neppure la carriera di Eleonora Pedron, veneta, alti e bassi col mondo della tivvù, nota soprattutto per essere la moglie di Max Biaggi dal quale ha avuto due figli, nati a Montecarlo. È rimasta legata alle pubblicità Cristina Chiabotto, da quest'anno volto televisivo del canale monotematico Juventus Channel. Diciamo che ha condotto trasmissioni di successo come Le Iene e partecipato a Ballando con le stelle, e per questo diventa un gigante rispetto ad altre colleghe, ma non le chiedono più autografi quando cammina per strada.

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    È il prezzo da pagare. Non sempre la strada è completamente in discesa. Anche l'ottima Martina Colombari viene più associata al marito che non alla sua carriera e la stessa Anna Falchi è rimasta più relegata alle riviste patinate che ai suoi ruoli di attrice, sempre ottimi, ma non certo da Oscar.

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    Eccessivo sarebbe parlare di maledizione, senza il concorso sarebbero probabilmente rimaste illustri sconosciute. Bellissime, ma sconosciute. Ma su tutto, alla parola Miss Italia, resiste un giudizio più che un pregiudizio. Come scriveva Edmondo Berselli: "L'anno dello stacco è il 2008. Finalmente la cultura, l'università, la laurea. In realtà la vincitrice, Miriam Leone, è soltanto laureanda. E come si può immaginare il dilemma fra bellezza e intelligenza non si scioglierà mai".

    Leone si è laureata, poi. Ma non è questo il punto. E neppure forse è mai stato il segreto del concorso. Doveva essere uno spregiudicato misto tra bellezza che riuscisse a conciliare il familiare e domestico. Nulla più.

     

     

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