ROMA, L'ASSESSORE IN CHAT COL RAS DELLE OCCUPAZIONI
Estratto dell'articolo di Camilla Mozzetti per “il Messaggero”
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Un assessore al Patrimonio del Campidoglio, Tobia Zevi, e un "leader" dei movimenti per l'abitare che da anni tengono in pugno e guidano le occupazioni illegali e abusive di palazzi pubblici e privati nella Capitale. Questo signore si chiama Luca Fagiano, è un pregiudicato con alle spalle domiciliari e sorveglianze speciali, che però intrattiene conversazioni da mesi con chi per il Comune di Roma gestisce il patrimonio di edilizia residenziale pubblica e detta la linea su ciò che si deve o non deve fare. Il suo parere viene tenuto in considerazione, si evince dai messaggi che si rincorrono nella chat, nata lo scorso novembre, e appaiono quantomeno inopportuni sia per il ruolo degli interlocutori che per il merito delle discussioni.
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Le ultime conversazioni che destano scalpore hanno la data del primo marzo quando l'assessore Zevi alle 20.05 trasmette nel gruppo aperto ad almeno venti persone - tra sindacalisti, unione degli inquilini, dipendenti capitolini, consiglieri e Fagiano tra gli altri - la bozza della delibera sul nuovo "Piano Casa". Una partita complessa, quella contenuta nell'atto provvisorio da votare in Aula Giulio Cesare, considerato il novero delle occupazioni illegali, i contenzioni che su queste gravano, gli interventi programmati pure dal governo per mano della Prefettura al fine di ristabilire legalità, garantendo - ma solo a chi ne ha diritto - una casa in cui vivere. «Ecco la nuova versione del Piano che raccoglie le molte osservazioni e integrazioni. Di cui vi ringrazio! Fateci sapere!», scrive l'assessore al Patrimonio e Fagiano che risponde non molto dopo: «Il piano così com'è è veramente lontano anni luce da quello che ci aspettavamo in tanti aspetti». Tutto lascia intendere che l'agitatore dei movimenti per l'abitare abbia letto la bozza e non l'abbia ritenuta consona alle sue aspettative. Fra l'assessore e Fagiano si inserisce Yuri Trombetti, consigliere di maggioranza in Assemblea Capitolina che dice: «Io ho provato a dirlo ma evidentemente non ho convinto nessuno». Fagiano ribatte: «Non so' dove lo hai detto ma comunque così non va proprio» e ancora Trombetti: «Lo modificheremo..altroché se lo modificheremo».
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A questo punto tornano a scriversi direttamente Zevi e Fagiano. Quest'ultimo scrive: «Deve essere modificato prima dell'approvazione in giunta altrimenti la relazione con la giunta comunque si incrina» e l'assessore: «Miglioriamolo, miglioriamolo! Possiamo farlo adesso, in Commissione e in Aula! Mica è una minaccia la modifica, abbiamo sempre detto che questo Piano deve servire a discutere dentro la città. Capisco il post campagna elettorale, ma stiamo al merito!». La vicenda è chiara: un pregiudicato mette la parola su un atto che l'amministrazione di Roma Capitale deve firmare. Può bastare questo a destare imbarazzo?
CHAT TOBIA ZEVI LUCA FAGIANO
(...) Parte di questi messaggi sono stati mandati in onda, martedì sera, nella trasmissione di Rete 4 "Fuori dal coro" e subito le opposizioni in Campidoglio hanno chiesto la rimozione dell'assessore e la convocazione di una commissione Trasparenza. Il vicepresidente della Camera dei Deputati, Fabio Rampelli, che ha già inviato un'interrogazione al ministro dell'Interno, tuona: «La giunta Gualtieri si fa dettare gli ordini dal capo delle occupazioni abusive. Zevi e Trombetti devono dimettersi».
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Dall'entourage dell'assessore, che ha annunciato di aver dato mandato al suo avvocato di denunciare Mario Giordano, arriva la replica: «La chat si compone di personaggi che a vario titolo rappresentano degli interlocutori già ascoltati dalla precedente giunta targata M5s e dalla Prefettura. Nessuna manipolazione da parte di Fagiano o altri sulle decisioni dell'amministrazione». La chat comunque c'è e resta lì senza che vi siano precedenti alcuni di altri messaggi scambiati tra chi a Roma con l'illegalità e l'abuso occupa palazzi e appartamenti e figure delle istituzioni.
2 - TRA GUAI CON LA LEGGE E RICATTI ALLA POLITICA: ECCO CHI È FAGIANO
Estratto dell'articolo di A. Mar. per “il Messaggero”
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La sua forza sono le migliaia di voti che può spostare e i disordini che può creare. Chi lo conosce sa che tra i palazzi occupati e quelli della politica - almeno di certa politica - a Roma,
Luca Fagiano, leader del Movimento per la lotta della casa si muove con assoluta libertà. In quelli della Regione Lazio negli ultimi anni non aveva avuto neppure bisogno di mostrare pass o documenti per varcare l'ingresso. Temuto e rispettato: duro e mai domo durante le manifestazioni, più placido nella vita privata, educatore in un asilo immerso nella natura. Nel novembre del 2014 dopo sei mesi di arresti domiciliari, per lui e l'amico Paolo Di Vetta, a capo dei Blocchi precari metropolitani, compagno di tante lotte, il tribunale aveva disposto l'obbligo di firma. I due attivisti erano stati protagonisti di alcuni scontri a margine di un sit-in contro la decisione di vietare i cortei violenti nel centro della Capitale. Gli scontri gli valsero la sorveglianza speciale per un anno e il ritiro della patente.
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Ma già nel 2011 altri tafferugli scoppiati durante una manifestazione del movimento "Roma bene comune" in piazza di Montecitorio gli valsero un rinvio a giudizio per resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni personali a pubblico ufficiale, imbrattamento e riunione in luogo pubblico senza preavviso. Tra un precedente di polizia e l'altro, Fagiano non manca mai dalla scena, anche come No Tav. E per gli inquirenti fu lui a organizzare, tra le altre, l'occupazione del palazzo di via Curtatone, a due passi dal Csm e da Termini. Qui il 19 agosto del 2017 altre scene di guerriglia durante lo sgombero al termine di 5 giorni di resistenza degli occupanti.
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