Estratto dell’articolo di Chiara Barison per il “Corriere della Sera”
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Il re marocchino Mohammed VI ha deciso di graziare oltre 4.800 coltivatori di cannabis in precedenza accusati di produrla illegalmente. […] Questa notizia non è rilevante solo da un punto di vista umanitario […] ma mette in luce i contorni sempre più definiti della strategia del Marocco che riguarda la cannabis. Già nel 2021 era stata approvata una legge che consente la produzione e l’utilizzo ai fini medici della cannabis, nelle cui pieghe però è rimasta radicata la produzione illegale della pianta.
Secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite, il Marocco è uno dei leader mondiali nella coltivazione di piante di canapa e le piantagioni più estese si trovano nel Rif, la regione montuosa e boschiva del nord del Paese. […] Con lo scopo di affermarsi nel panorama internazionale come principale esportatore di cannabis, il Marocco ha anche provveduto a istituire l’Agenzia nazionale per la regolamentazione delle attività legate alla cannabis (Anrac): dalla sua istituzione ha contribuito a concedere oltre 200 licenze relative alla lavorazione della pianta, all’importazione dei semi e all’esportazione di prodotti lavorati.
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Mohamed El Bouhmadi, presidente della Federazione marocchina dell’industria e dell’innovazione farmaceutica (Fmiip), a maggio aveva dichiarato che il Marocco vuole assicurarsi tra il 10 e il 15 per cento del mercato, che fino al 2028 potrebbe generare un flusso di entrate annuo compreso tra i 4,2 e i 6,3 miliardi di dollari. […]
A luglio l’ulteriore passo avanti: il Marocco ha realizzato la prima esportazione legale di resina di cannabis verso la Svizzera con un prezzo compreso tra i 1.400 e i 1.800 euro al chilo, debuttando così nel mercato europeo della variante terapeutica della pianta. L’artefice di questo cambiamento epocale è appunto Mohammed VI, 60 anni, che regna incontrastato dal 1999, quando è succeduto al padre, re Hassan II.
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Considerato un modernizzatore, è spesso al centro dell’attenzione più per le sue frequentazioni che per come gestisce il regno. Alla corte di Rabat lo «accusano» di essere troppo assente (nel 2023 si è reso irreperibile per 200 giorni, mancando addirittura al funerale della regina Elisabetta II d’Inghilterra), mentre sulle bocche dei pettegoli di tutto il mondo si chiacchiera della sua frequentazione con i fratelli Abu, Ottman e Omar Azaitar — il primo è un lottatore di arti marziali, vivono tutti e tre in Germania e sono noti per essere compagnia abituale anche di Cristiano Ronaldo — che ormai avrebbero potere incontrastato a palazzo reale fino a essere ribattezzati dalla stampa marocchina «la sua nuova famiglia».
Al di là del gossip, il problema è politico: «Siamo un aereo senza pilota», lamentano da tempo i funzionari, mentre i conservatori non possono tollerare di vederlo a fianco di persone che pongono dubbi sulla sua «moralità».
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