Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"
PIERRE MENES 9
Il documentario che denuncia discriminazioni e molestie ai danni delle giornaliste sportive è andato in onda, sì, ma tagliato per proteggere (invano) uno dei volti più noti del calcio parlato francese, Pierre Ménès.
Je ne suis pas une salope , «Non sono una str....», è la trasmissione diffusa domenica sera su Canal Plus nella quale la giornalista sportiva Marie Portolano ha voluto raccontare «le difficoltà che le donne incontrano a imporsi nel mondo del lavoro, in particolare nel mio, quello del giornalismo sportivo».
L' idea le è venuta tre anni fa dopo avere visto Non sono una scimmia , un documentario sul razzismo nel calcio.
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«Ho pensato che sarebbe stato interessante fare la stessa cosa, ma parlando del sessismo nelle redazioni sportive». Portolano ha contattato decine di colleghe, che davanti alla telecamera le hanno raccontato una infinità di episodi: dalla frase «ora che sei incinta ingrasserai, hai il viso troppo tondo, mi sa che ti togliamo dal video», ai soliti commenti maschili, dai consigli di stile come «fallo vedere di più questo seno» ai pesanti apprezzamenti quotidiani su gambe e altro.
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Di diverso, rispetto ad altri ambienti di lavoro, c' è il pregiudizio ancora diffuso tra certi uomini (non la maggioranza, per fortuna) che nello sport e nel calcio in particolare le donne siano particolarmente meno brave e competenti. La celebre giornalista televisiva Nathalie Iannetta, conduttrice anni fa della trasmissione Le Journal du foot e poi consulente del presidente François Hollande per lo sport, racconta quel che le diceva il collega Thierry Gilardi che la affiancava nelle serate di coppe europee:
«Se io faccio un errore in diretta, diranno che mi sono sbagliato, succede. Se l' errore lo fai tu, la gente penserà che è come pensavano, non sai niente. È ingiusto ma bisognerà che tu lavori il doppio». Niente di nuovo o di sconvolgente, purtroppo, ma il merito di Marie Portolano è di avere raccolto decine di testimonianze su piccole e grandi mancanze di rispetto: è il numero, la ripetizione all' infinito, che genera un clima spiacevole e un ambiente di lavoro malsano.
francia metoo
«Non voglio generalizzare - afferma la giornalista -, non dico che tutti i colleghi maschi si comportino così. Ma spero che tutti, vedendo quante donne hanno deciso di parlarne a viso aperto, si pongano il problema. Quando vado a lavorare, non voglio più dovermi preoccupare di quelli che mi dicono che sono ingrassata o che ho un bel décolleté».
Fin qui, la programmazione di Je ne suis pas une salope suscitava poche polemiche:
documentario utile e ben fatto. Ma il paradosso è che, come si è scoperto poi, la direzione di Canal Plus ha accettato di trasmetterlo tagliando due scene: quelle in cui il conduttore e opinionista star Pierre Ménès rivendica di avere sollevato la gonna alla stessa Marie Portolano davanti a tutti e dice «certo che lo rifarei», anche se lei si era sentita umiliata e aveva protestato, e l' altra in cui Ménès bacia sulla bocca la collega Isabelle Moreau, che non aveva affatto gradito.
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Dopo le proteste contro Canal Plus e altri video in cui Ménès bacia sulla bocca una seconda collega, Francesca Antoniotti, le scene tagliate sono andate in onda il giorno dopo sul canale C8 (stesso gruppo di Canal Plus , di proprietà di Vincent Bolloré), alla presenza dello stesso Ménès, che si è mostrato pentito ma non troppo.
«Ormai non si può più dire o fare niente», è stata la linea di difesa, ormai consueta, mentre la portavoce del ministero dell' Interno avvisava con tempismo su Twitter che «baciare qualcuno di forza o a sorpresa è un' aggressione sessuale punita dalla legge con cinque anni di carcere».
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