massimo giannini
ARTICOLO DI MUGHINI
Mail di Massimo Giannini a Dagospia
Caro Giampiero,
prima i convenevoli, affettuosi e doverosi. Grazie della tua attenzione al lavoro che abbiamo fatto per “il Venerdì”, e grazie della tua considerazione nei miei confronti. La ricambio, senza se e senza ma.
Passo subito al cuore della questione: la tua contrariata meraviglia di fronte ad un mio ”preambolo”, nel reportage con il quale rievoco i venticinque anni dalle monetine del Raphaël contro Craxi. Ho scritto, testualmente: “...fermo restando che Craxi è stato giudicato a tutti gli effetti colpevole, dalla storia e dalla giustizia, e che in quella piazza forse ci saremmo voluti andare in tanti, per rompere la cappa asfissiante del ‘Caf’ Craxi-Andreotti-Forlani...”.
GIAMPIERO MUGHINI
Ti ha colpito, in negativo, quel “in piazza forse ci saremmo voluti andare in tanti”. Resti di stucco, perché mi consideri “un intelligente giornalista molto addentro alle cose e agli uomini della politica e dell’economia italiana” e quindi non mi vedi nel ruolo del “descamisado che lancia monetine e insulti i più rauchi a Bettino Craxi... una postura così sgraziata e inelegante e talmente vile”.
craxi le monetine all hotel raphael
Voglio rassicurarti, caro Giampiero. Non mi ci vedo neanch’io. Infatti in quella piazza non c’ero. Sia perché ero in redazione a lavorare (allora ero caposervizio dell’economia a Repubblica). Sia perché nulla sapevo di quel raduno. Sia perché, se anche l’avessi saputo non sarei andato comunque. Ma non posso nasconderlo, e per questo ho scritto quello che tu hai sottolineato con sorpresa: se torno con la testa e col cuore allo “zeitgeist” di quel 1993, la mia assenza fisica non precluse affatto una mia presenza ideale, lì davanti al Raphael.
CRAXI HOTEL RAPHAEL
Oggi posso anche dire che non ne vado fiero. Ma né io né tu, credo, possiamo negare che la mano di quei 200 “lanciatori di rubli” (come poi li definì Craxi) fu virtualmente quella di 2 mila, 200 mila, 2 milioni, forse 20 milioni di italiani, che attraverso la tv videro e vissero quel gesto simbolico (per quanto a suo modo anche ”vile”, come lo definisci) come un rito di “liberazione” collettiva. “Auto-assolutorio” (come ho scritto) e dunque anche ipocrita, perché quella politica consociativa e corrotta (di cui Craxi era solo un ideal-tipo) quegli stessi italiani l’avevano sostenuta per decenni, traendone i loro benefici.
Craxi e Josi al Raphael
Ma il “sentimento”, allora, era questo. Lo era per molti di noi che, da cittadini, non sopportavamo più il tetro spettacolo di un sistema di potere immobile e immarcescibile che tuttavia stava crollando, sommerso dalle mazzette e dai calcinacci del Muro di Berlino. Lo era per il nostro giornale, che già allora, pur rispettandone il primato ma invocandone una rigenerazione, rifiutava l’idea che la politica potesse pretendere l’impunita’, travestendola col nobile “soprabito” costituzionale dell’immunità (un vizio che non è mai morto, e che abbiamo riscoperto, moltiplicato per cento e per mille, nell’era del berlusconismo).
FERRARA CRAXI
Tu obietti che quello fu in realtà solo “risentimento”. Ed io non lo nego, ci fu senz’altro anche quello. Ed è proprio il motivo per cui ho scritto quella rievocazione, cercando di dimostrare che esiste un filo che Lega il “tribunale del popolo” riunito allora davanti alla residenza di Craxi con l’odiocrazia populista e anti-casta di oggi. Ma quando trasformi il “Risentimento Politico” nel vero ed unico “direttore d’orchestra” di quel 29 aprile 1993, e quando declini quell’evento nei termini di un ”disegno” ordito da un non meglio precisato “italocomunismo”, non ti seguo più.
CRAXI E ARAFAT
Se dovessimo pensare alle monetine del Raphael come a un’imboscata voluta dalla nomenklatura del Pci (che effettivamente detestava Craxi, ma tanto quanto Craxi la detestava a sua volta) allora cadrebbe l’ipotesi storico-politica che interpreta quel 29 aprile di venticinque anni fa non solo come la fine della Prima Repubblica (e questo mi pare abbastanza scontato) ma anche l’inizio del nuovo Romanzo Populista Italiano.
bettino craxi andreotti
Io credo a questa, di ipotesi. Molto più che a quella del “regolamento di conti” a sinistra. Magari (come mi pare di leggere nel “sottotesto” della tua lettera a Dago) ispirato anche da qualche “Potere Forte”. Forse proprio quel gruppo Editoriale Espresso-Repubblica (“con tutti i suoi formidabili addentellati e diramazioni nelle televisioni e nei salotti che contano”), di cui mi consideri “uno dei valorosi alfieri”?
bettino craxi hammamet
Se ho capito male, amen. Se invece ho capito bene, ti ringrazio anche di questa ulteriore considerazione sul mio lavoro e sul mio ruolo. Ma anche in questo caso ti voglio rassicurare. Non so bene cosa siano gli “addentellati”. Giro in giacca e cravatta, anche in qualche programma televisivo. Ma non ho mai messo piede in un salotto. E riesco a malapena ad essere “alfiere” di me stesso.
Con tutta la mia stima
Massimo Giannini
TOMBA CRAXI enrico mentana bettino craxi gianni letta craxi mani pulite craxi napolitano bobo e bettino craxi CRAXI-ANDREOTTI silvio berlusconi E CRAXI Padellaro con Craxi craxi e di pietro l incontro del camper Craxi con Veltroni e D' Alema CAF - Craxi con Andreotti e Forlani - (Copyright Umberto Cicconi) dal Riformista MANIFESTAZIONE NO-CRAXI A MILANO Bettino Craxi e Edoardo Cicconi Berlusconi al funerale di Craxi sullo sfondo Giuliano Cicconi Salvatore Lo Giudice Maria Vittoria Pillitteri bettino craxi mario chiesa Claudio Martelli piange sulla bara di Craxi Cossiga abbraccia Craxi Bettino Craxi e Giovanni Minoli FORMICA CRAXI BERLUSCONI E CRAXI CRAXI E GIULIANO AMATO 4 Io parlo, e continuerò a parlare. Note e appunti sull'Italia vista da Hammamet di Bettino Craxi BETTINO CRAXI SEGUITO DALLA MOGLIE ANNA E DA CLAUDIO MARTELLI Lettera Ronald Reagan a Craxi dopo Sigonella craxi debenedetti de mita lama agnelli craxi ANTONIO DI PIETRO INTERROGA BETTINO CRAXI DURANTE UN'UDIENZA DEL PROCESSO ENIMONT CdS via del Parlamento con Craxi Frescobali Piazzesi Petracca Zincone Franchi copia DEMITA CRAXI CRAXI BERLUSCONI