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    MONTE DEI NEFASTI DI SIENA – SONO DIVENTATI GRANDI PARTENDO DA “PICCINI”. LA STORIA INTRECCIATA DEI TRE “GIOVANI TURCHI” DI SIENA: NATI ALL’OMBRA DELL’EX SINDACO COMUNISTA, SONO DIVENTATI PADRONI DELLA TERZA BANCA ITALIANA - ROSSI IL COMUNICATORE, MUSSARI IL BANCHIERE E CECCUZZI IL POLITICO: IL TRIANGOLO TRA COMUNE, BANCA E FONDAZIONE...


     
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    Giorgio Meletti per "Il Fatto Quotidiano"

    DAVID ROSSI FOTO INFOPHOTODAVID ROSSI FOTO INFOPHOTO DAVID ROSSI E GIUSEPPE MUSSARIDAVID ROSSI E GIUSEPPE MUSSARI

    Un ufficio ampio, luminoso, con due grandi finestre di legno chiaro affacciate sul cortile interno di Rocca Salimbeni. Era la quota toccata a David Rossi dell'elegante, costosa ristrutturazione d'altri tempi che l'architetto Pierluigi Spadolini (fratello maggiore del più celebre giornalista e politico Giovanni) aveva disegnato per la vera reggia di Siena: il Monte dei Paschi.

    Nelle settimane turbinose dello scandalo, Rossi mostrava quell'ufficio come la sua coperta di Linus, e invece adesso sappiamo che non gli è bastata, che anzi proprio in quella stanza l'idea di morire l'ha catturato. "Io ho fatto la scelta di scommettere tutto sulle mie capacità professionali", ripeteva facendo roteare lo sguardo sugli scaffali pieni di libri d'arte e pratiche d'ufficio, come se volesse dire "qui si lavora e non si traffica".

    E adesso siamo costretti, forse suo malgrado, a prendere la parabola di David Rossi come esemplare della folle storia della città che creò una banca più grande di lei e ne fu alla fine schiacciata. Senza mai primeggiare, Rossi ha consumato la sua parabola in quell'affollato incrocio senese tra le professioni e gli intrighi politici.

    LA STRADA DIETRO ROCCA SALIMBENI DOVE SI E BUTTATO DAVID ROSSI FOTO LOZZI PER INFOPHOTOLA STRADA DIETRO ROCCA SALIMBENI DOVE SI E BUTTATO DAVID ROSSI FOTO LOZZI PER INFOPHOTO DAVID ROSSI IL LUOGO DELLA MORTEDAVID ROSSI IL LUOGO DELLA MORTE

    Negli anni Novanta è il braccio destro dell'allora potentissimo sindaco diessino Pier Luigi Piccini, gli è sempre al fianco negli uffici di piazza del Campo per tutta la decennale sindacatura. Con lui un coetaneo, il giovane avvocato Giuseppe Mussari, altra scoperta di Piccini. Rossi e Mussari sono i dioscuri del sindaco. Assieme all'allora segretario provinciale del partito, Franco Ceccuzzi, lo accompagnano lungo la cavalcata che doveva concludersi trionfalmente con la presidenza della Fondazione Montepaschi, la cassaforte che conteneva il potere sulla banca, ne raccoglieva gli ampi dividendi e provvedeva a distribuirli al territorio.

    Nel 2001 la frattura all'interno dei Ds si compie. Un decreto del ministro del Tesoro Vincenzo Visco (Ds) sgambetta il diessino Piccini, che non raggiunge la Fondazione e viene esiliato dal Monte (di cui è dipendente) alla consociata di Parigi.
I tre "giovani turchi" sono subito d'accordo. Mussari va a fare il presidente della Fondazione, Ceccuzzi rimane a presidiare il partito, Rossi rimane a presidiare il comune: tutto si tiene a Siena, soprattutto si deve tenere.

    CECCUZZI MUSSARI AMATOCECCUZZI MUSSARI AMATO

    Il partito sceglie il sindaco, il sindaco sceglie i vertici della Fondazione, la Fondazione sceglie i manager del Monte, la banca con dividendi e donazioni varie fa ricco il Comune e fa di Siena una città ben amministrata. Il partito ringrazia.
Nel 2006 Mussari balza direttamente alla guida della banca e, mentre Ceccuzzi diventa deputato (poi sindaco per pochi mesi nel 2011) Rossi lo raggiunge a Rocca Salimbeni.

    franco ceccuzzifranco ceccuzzi

    Capo della comunicazione del Monte dei Paschi, che vuol dire anche un imponente budget pubblicitario da gestire e molti finanziamenti da distribuire in giro per convegni, mostre e tutto quanto dà sale alla vita politica e culturale di un centro provinciale ma ambizioso come Siena. Poi si mette male. Mussari viene invitato dalla Banca d'Italia a togliere il disturbo, e si organizza il dorato rifugio della presidenza dell'Abi, l'associazione bancaria.

    PIERLUIGI PICCINIPIERLUIGI PICCINI

    Arrivano i nuovi capi, l'amministratore delegato Claudio Viola e il presidente Alessandro Profumo. Rossi viene un po' ridimensionato, molti suoi collaboratori vengono allontanati, anche perché i budget non sono più quelli di un tempo. Ma difende la posizione, dimentica, o finge di dimenticare, i vecchi amici e si mette al servizio di Profumo: "Mi ha dato fiducia - ripeteva ostentando soddisfazione - ha capito che io sono uno che pensa solo a fare bene il suo mestiere".

    Ma quella perquisizione a casa e in ufficio, lo scorso 19 febbraio, lo ha fatto ripiombare nell'incubo di perdere tutto, cioè il suo lavoro al Monte dei Paschi. Che era anche l'unica cosa che si era conquistato, mentre i suoi amici incassavano glorie politiche e finanziarie.

     

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