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    MONTE DEI PASCHI DEL SUD – IL MARCHIO DI MPS POTREBBE FINIRE AL “MEDIOCREDITO CENTRALE”: L’ISTITUTO CONTROLLATO DA INVITALIA E GUIDATO DAL NIPOTE DI MATTARELLA, BERNARDO, È ENTRATO NELLA DATAROOM DEL “MONTE” – L’IPOTESI È CHE, OLTRE A 150 FILIALI DEL CENTRO-SUD, POSSA RILEVARE ANCHE LO STORICO MARCHIO DELLA BANCA PIÙ ANTICA DEL MONDO, PER GIUSTIFICARE UNA PRESENZA NELLA CITTÀ (E MAGARI ANCHE QUALCHE DIPENDENTE) – ENRICO LETTA STA SERENO: L’ACQUISIZIONE SI FARÀ BEN OLTRE IL VOTO ALLE AMMINISTRATIVE DI OTTOBRE


     
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    Fabrizio Massaro per il “Corriere della Sera”

     

    Bernardo Mattarella Bernardo Mattarella

    Per il marchio Mps potrebbe profilarsi una via di salvezza grazie alla banca pubblica Mediocredito Centrale.

     

    L’istituto al 100% di Invitalia, già controllante della Popolare di Bari, entra nella dataroom senese accanto a Unicredit. Obiettivo dell’analisi: verificare circa 150 filiali del Centro-Sud che non interessano a Unicredit e le attività corporate della banca, ovvero Capital Services, il leasing, il centro informatico e altre attività accessorie, che occupano personale e che Unicredit svolge già.

     

    andrea orcel andrea orcel

    Ma c’è di più: oltre a questo nucleo di attività, secondo fonti al lavoro sul dossier c’è l’ipotesi che Mcc rilevi il marchio Montepaschi, che diventerebbe così l’insegna sotto la quale la stessa Mcc con le sue nuove attività potrebbe operare: «Per Mcc il marchio senese potrebbe essere un valore aggiunto», spiega la fonte.

     

    Il tema dei dipendenti

    Enrico Letta Enrico Letta

    In questo modo, oltre al marchio, si salverebbe una presenza a Siena e si giustificherebbe anche il mantenimento di un certo livello occupazionale. Oggi Mps occupa 21 mila dipendenti. Si parla di 5-6 mila esuberi per favorire il passaggio a Unicredit ma potrebbero essere di meno. Sulla difesa del marchio della banca più antica del mondo in attività (dal 1472) ieri è tornato Enrico Letta, il segretario Pd che corre proprio a Siena per le elezioni suppletive del 3-4 ottobre. «Mps non è un marchio semplicemente di natura finanziaria, il legame con il territorio ed i lavoratori è parte integrante della forza» di Mps.

    andrea orcel di unicredit andrea orcel di unicredit

     

    Oltre le elezioni senesi

    Comunque molti tasselli dell’acquisizione da parte di Unicredit devono ancora andare a posto, tanto che uno slittamento della due diligence fin oltre il voto di ottobre viene dato per scontato. Ci sono vari punti aperti. Lo schema dell’operazione dovrebbe prevedere una scissione non proporzionale di Mps: la parte commerciale va a Unicredit, il resto rimane ai soci attuali di Mps. Alle minoranze il Tesoro (oggi al 64%) proporrebbe uno scambio con azioni Mps-Unicredit.

     

    monte dei paschi di siena monte dei paschi di siena

    Laumento e i crediti deteriorati

    L’aumento di capitale potrebbe alla fine rivelarsi più basso dei 2,5-3 miliardi circolati, entro un miliardo circa: dipenderà dal costo per gli esuberi di personale. Peserà anche lo stato dei crediti: alcuni che Mps valuta in bonis, per Unicredit sarebbero deteriorati. Per evitare di gravare troppo in termini di capitale, gli npl non verrebbero ceduti ad Amco (sempre del Tesoro) ma solo gestiti e sarebbero parte dell’ipotetica Mps-Mcc. Fra i vari temi sul tavolo, le cause legali e il destino dei 2 miliardi di bond subordinati emessi da Mps.

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