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    “LA MIA VITA È STATA UNA FIGATA, PIÙ COMPLICATA CHE SPERICOLATA” – MORGAN FA 50 E SI SCATENA: “LA TV? FARÒ DIVULGAZIONE MUSICALE SUL SERVIZIO PUBBLICO. IL MINISTRO SANGIULIANO? LO STO CONSIGLIANDO. IO MI SENTO UN PROLETARIO DELLA MUSICA, UNO CHE SI SPORCA LE MANI – ASIA ARGENTO? ABBIAMO FATTO UNA FIGLIA E TANTE COSE BELLE. POI C'È STATA LA SOFFERENZA: VOLEVO COSTRUIRE UNA FAMIGLIA E MI SON TROVATO DA SOLO IN UN APPARTAMENTO CON DENTRO SOLO UN PIANOFORTE E…" - LE BORDATE A DRAGHI E CONTE


     
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    Marinella Venegoni per “la Stampa”

     

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    Oggi Morgan compie 50 anni. Una vita spericolata, un personaggio degno di altri tempi, con i suoi tumulti, la cultura, gli amori, le mattane, l'intelligenza fuori dal comune, ora pure soggetto politico con la decisione di collaborare con il governo Meloni. Festeggerà stasera al Parioli con un concerto al quale ha invitato sul palco Mauro Pagani, Sergio Cammeriere e Federico Zampaglione. In platea Asia Argento con la loro figlia Anna Lou. Con Morgan, a ogni domanda ti arriva un fiume in piena.

     

    Come definirebbe i suoi primi 50 anni?

    «Molto interessanti, più di quel che avevo previsto. Sono il prodotto di quel che avrei potuto essere, uno spirito autocritico e elevato. La mia vita è stata una figata, più complicata che spericolata, non sono mai caduto, nel senso che ho avuto ragione io, ho fatto quel che volevo. Posso dire di aver collezionato traguardi, primati nel mondo a X-Factor più di Simon Cowell, guardi sul web vedrà che non mento».

     

    La tv dà sempre una mano. Ci ritornerà, si immagina.

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    «La televisiun la g' ha na forsa de leun, cantava Jannacci. Farò divulgazione musicale sul servizio pubblico, sto occupandomi del ministero della Cultura e ci deve essere una collocazione nel discorso televisivo. Sono logiche culturali difficili per il mercato, contenuti pesanti da gestire. Ci sono i rotocalchi e c'è Dostoevskij.

     

    La politica culturale è sovranità e non sovranismo, autorità vuol dire essere autorevoli e noi siamo i primi che non ci crediamo, siamo esterofili, proni. Dobbiamo valorizzare il nostro patrimonio popolare e diventare ricchi. Pensi che al Conservatorio non è possibile occuparsi di musica popolare, con tutti i magnifici cantautori che abbiamo avuto».

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    Ha fiducia nel ministro della Cultura Sangiuliano?

    «Ha una grande responsabilità che sta affrontando da persona culturale, moderata e cauta, seria ed equilibrata. Lo sto consigliando. Non scavalcherà per ragioni meschine i suoi dettami culturali e non sarà facile piegarlo all'indifferenza».

     

    Sarà contenta la presidente Meloni delle sue parole.

    «Sono ammirato da come si sta comportando. È una persona umile e impegnata, ha deciso di guidare politicamente la compagine e lo sta facendo».

     

    E il resto della compagnia?

    «È quel che passa il convento. Ci vuole un po' di ottimismo, c'è un'energia che va ricostruita, dopo tutti i guai e distanziamenti della pandemia, che hanno reso gli italiani spaventati».

     

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    Non s' immagina che lei sia di destra, Morgan. Sta per parlare male di Draghi?

    «Io sono anarchico e libertario, la cultura è essere liberali, saper dire dell'importanza di Gramsci ma anche di quella di Nietzsche. Se stai da una parte o dall'altra devi ignorare la controparte, io sono critico ma non ignoro, non sono aristocratico. Quelli di destra pensano a un mondo classista, di privilegiati. Io mi sento un proletario della musica, uno che si sporca le mani.

     

    In quanto a Conte e Draghi, viviamo questo disturbo post traumatico come in un Dopoguerra, lo choc ci ha presi tutti con distanziamento e ribaltamento dei valori umani. Pasolini nel Dopoguerra tentava di trasformare la comunicazione in rinascita. È quello che vorrei fare io. Son state prese misure ma non contromisure, sono stati incapaci di affrontare la gravità psicologica, hanno bloccato le relazioni umane ignorando tutte le conseguenze».

     

    Ma hanno salvato vite.

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    «Se fai questo, se chiudi scuole e teatri e musica, un terzo del Pil italiano, devi elaborare altro. Avrei lavorato sulle modalità di soluzioni alternative, se c'è un trauma e non fai niente per dare conforto alla persona traumatizzata sul piano culturale e psicologico, è gravissimo. Invece si è parlato come sempre solo di economia».

     

    Sul piano musicale cosa dobbiamo aspettarci ora da Morgan?

    «Ho scritto un disco con Pasquale Panella, che uscirà con Egea Music prima del Festival, tanto per disturbare un po'. Panella ha scritto 60 poesie per commentare le mie, di poesie, in un libro che è andato in vetta alle classifiche. L'ho trovato geniale e gliele ho musicate.Non ci siamo mai visti, lui è chiuso in una torre d'avorio, con la sua cultura un po' elitaria e impenetrabile. Cantando, le sue parole volano».

     

    Circa 20 anni fa all'Heineken Festival vidi per la prima volta lei e Asia Argento abbracciati, commentai ecco Syd&Nancy, ridemmo.

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    «Noi non siamo stati distruttivi come loro, abbiamo fatto una figlia meravigliosa che oggi ha 21 anni, e tante cose belle. Come il film di Asia, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, con la mia più bella musica come colonna sonora. A quel tempo eravamo al Festival di Bellaria di Enrico Ghezzi che ci ha fatti conoscere. Abbiamo preso una macchina e abbiamo girato l'Italia e poi il mondo. A Mosca abbiamo imparato a memoria la Divina Commedia, poi l'abbiamo recitata in piazza a Firenze.

     

    morgan alla prima della scala 2022 morgan alla prima della scala 2022

    Abbiamo vissuto insieme la nostra grande creatività. Poi c'è stata la sofferenza: volevo costruire una famiglia e mi son trovato da solo in un appartamento con dentro solo un pianoforte, e lì ho scritto l'album L'appartamento. Non sono cambiato, sono sempre quel ragazzo lì. È stata una grande sofferenza che mi ha portato fin qui. Ma la gente sa bene che non sono quel cattivo descritto da certa stampa, oggi sono consapevole di questo. Sono un fantasioso, uno che ha le idee ecco perché sono qui: la vita è bella, meravigliosa. Oggi è tutto un combattimento, ed è ora di tirare fuori il coraggio».

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