++ ?ATTENZIONE ++
Non è stato rimosso alcun post pubblicato dalla pagina FB ufficiale della Lega.
Tutte ?FAKE NEWS del signor Ogongo e dei “giornaloni” che l’hanno data come notizia vera??. Verificate meglio e abbandonate il “wishful thinking”. https://t.co/5JMt9k596P pic.twitter.com/GANn5S5hn8
— Luca Morisi (@lumorisi) July 30, 2019
Non sanno piú cosa inventarsi!
Il signor Stephen Ogongo ha affermato di aver ottenuto la rimozione di post pubblicati dalla pagina Facebook della Lega per “incitazione all’odio”... E tanti “giornaloni” (ad esempio La Repubblica) hanno lanciato la notizia come vera. pic.twitter.com/riNxGce1Rp
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 30, 2019
Tutto FALSO ovviamente, gli piacerebbe censurarci. Ma così non sarà!
Viva la libertà della Rete!
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 30, 2019
LO STRANO CASO DEI POST DI SALVINI RIMOSSI DA FACEBOOK – ALCUNI CONTENUTI DELLA PAGINA FACEBOOK DEL MINISTRO DELL’INTERNO SONO STATI RIMOSSI PER INCITAMENTO ALL’ODIO. "LA BESTIA" SI STA INCEPPANDO? – PAOLO ATTIVISSIMO: “SIMPATIE O ANTIPATIE A PARTE, ABBIAMO UN SOCIAL NETWORK CHE DICE A UN ESPONENTE DEL GOVERNO DI UN PAESE ‘TU PARLI QUANDO VOGLIO IO’"
OGONGO: "FB RIMUOVE POST SALVINI", MA LA LEGA SMENTISCE
stephen ogongo
"Riguardo le notizie di stampa secondo le quali Facebook, su iniziativa del signor Stephen Ogongo, avrebbe rimosso alcuni post della pagina ufficiale 'Lega-Salvini Premier', sottolineiamo che non abbiamo rilevato la rimozione di alcun post da noi prodotto, né abbiamo ricevuto da Facebook comunicazioni riguardo la rimozione di contenuti prodotti dalla pagina, come di norma avviene in questi casi, e che dunque i vari articoli comparsi negli ultimi giorni risultano totalmente destituiti di fondamento". Lo ha reso noto l'ufficio comunicazione della Lega in risposta alle dichiarazioni di Ogongo, che sulla sua pagina Facebook confermava di averlo reso possibile.
lega incitamento odio fb
Un portavoce di Fb ricostruisce la vicenda, spiegando che "quando le persone ci segnalano una Pagina per intero per violazione dei nostri Standard della Comunità, di norma notifichiamo loro qualunque provvedimento preso nei riguardi dei contenuti presenti sulla Pagina. Lo facciamo anche se la violazione riguarda contenuti che nello specifico non sono stati segnalati".
luca morisi, matteo salvini e lo staff della lega festeggiano la vittoria alle europee
"Lo scorso 25 luglio abbiamo inviato a un utente che aveva segnalato la Pagina 'Lega - Salvini Premier' una notifica che confermava la violazione dei nostri Standard della Comunità. Questa violazione era relativa ad un post effettuato da un altro utente sulla Pagina e non dall’amministratore stesso della Pagina. Ci rendiamo conto che il nostro messaggio ha creato della confusione e ci scusiamo per qualunque disagio questo possa aver causato", concludono da Fb.
SALVINI LUCA MORISI
Stephen Ogongo, dopo le segnalazioni di massa partite da un'iniziativa di 'Cara Italia', movimento multiculturalista che si batte contro l'hate speech e il razzismo, aveva ricevuto la comunicazione che alcuni post della pagina sarebbero stati rimossi per "incitamento all'odio" in violazione degli standard di Facebook. A testimoniarlo uno screenshot che lui ha postato sulla sua bacheca, in cui il team di Facebook sosteneva: "Abbiamo rimosso alcuni contenuti (post e foto) anziché l'intera pagina". Lo staff del social chiarisce ora che i post rimossi riguardavano materiale postato da utenti direttamente sulla pagina e non dalla pagina stessa.
stephen ogongo 4
Ogongo aveva ribadito che si trattasse di una novità assoluta per il leader leghista e il suo partito. "È la prima volta che in Italia vengono rimossi dei post del leader della Lega - ha scritto Ogongo, che insieme a 'Cara Italia' ha dato il via alla campagna che punta a far chiudere le pagine della Lega e del ministro -. Le sue pagine sono mezzi di propagazione dell'odio. La nostra campagna contro chi alimenta l'odio non si ferma. Continuate a SEGNALARE IN MASSA le pagine di Matteo Salvini della Lega - Salvini Premier e tutti i loro post che alimentano l'odio. Questa - ha sottolineato - è una battaglia che dobbiamo vincere".
Twitter spiega perché non elimina l’account di Trump (senza nominarlo) – 6 gennaio 2018
SALVINI E MORISI CON MITRAGLIETTA
(askanews) – Non importa quanto i loro tweet siano “controversi”. Twitter non intende mettere il bavaglio ai “leader mondiali” e dunque nemmeno a Donald Trump. Il sito di microblogging è stato spesso invitato a eliminare l’account usato dal presidente americano come una mitragliatrice per sparare una raffica di ‘cinguettii’. Ieri il gruppo ha motivato il suo approccio.
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Senza nominare Trump. “Bloccare leader mondiali su Twitter o rimuovere i loro tweet controversi nasconderebbe informazioni importanti che le persone dovrebbero essere in grado di vedere e su cui discutere”, ha spiegato Twitter in un post sul suo blog. Un blocco o la rimozione, “non silenzierebbe quei leaderm ma certamente ostacolerebbe un necessario dibattito sulle loro parole e sulle loro azioni”.
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Twitter ha aggiunto che analizza il contenuto dei tweet dei politici ma che usa un approccio “oggettivo” quando applica le regole. Lo scorso settembre Twitter aveva difeso la decisione di mantenere in vita i post di Trump in cui diceva che la Corea del Nord “non sarebbe esistita per molto”. Quel messaggio suonò come una minaccia. L’azienda spiegò di pesare la “notiziabilità” di un cinguettio e l’interesse generale del pubblico quando prende decisioni simili. Twitter ha detto che sta lavorando per rendere la sua piattaforma un “luogo migliore per vedere e discutere liberamente di qualsiasi cosa che conta. Crediamo che questo sia il modo migliore per aiutare la società a fare progressi”.
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DONALD TRUMP NON PUÒ BLOCCARE GLI OPPOSITORI SU TWITTER, LO DICE UNA SENTENZA (10 LUGLIO 2019)
Lorenzo Longhitano per www.fanpage.it
Twitter è sicuramente il mezzo di comunicazione di massa più amato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ma da oggi ha perso sicuramente parte del suo appeal. La corte d'appello federale di New York ha infatti stabilito che Trump non può disporre del proprio account come meglio crede, e che in particolare non gli è consentito bloccare le persone che gli sono sgradite e che lo criticano. Il caso era nato da un gruppo di utenti bloccati da Trump sul social network e la sentenza è arrivata in queste ore confermando la decisione di primo grado presa in precedenza, secondo la quale Trump – impedendo ai critici di manifestare il loro dissenso rivolgendosi al suo profilo – avrebbe agito in violazione del primo emendamento della costituzione degli Stati Uniti, che garantisce a tutti libertà di espressione.
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Il punto dirimente della questione è la natura dell'account di Trump, che viene notoriamente usato per comunicazioni di natura pubblica e ufficiale. Secondo l'opinione dei giudici lo spazio interattivo delimitato dai tweet di Trump e dalle risposte degli utenti rappresenterebbe dunque una sorta di pubblica piazza; bloccare gli utenti e impedire loro di rispondere equivarrebbe a impedire a eventuali dissidenti di prendere parte a un dibattito pubblico, ovvero a limitare la loro libertà di parola.
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Messa così la decisione della corte d'appello non è dunque applicabile in modo indiscriminato a qualsiasi membro del governo con un account personale sui social. Parte del problema per Trump deriva infatti dal fatto di utilizzare il suo account personale come fosse quello presidenziale (che pure esiste), qualificandosi dunque come un pubblico ufficiale nell'esercizio delle proprie funzioni: una sovrapposizione che ha sicuramente giovato al conteggio dei suoi follower (ora 61 milioni, triplicato dall'inizio della sua presidenza) ma che ora lo costringerà a destreggiarsi tra un numero di oppositori che non potrà più silenziare.
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