Felice Cavallaro per "Corriere della Sera"
Il giorno della pietà, il giorno dei funerali di Ilaria, comincia per tanti suoi amici con l' angoscia di una notte passata in questura. Per spiegare come sia arrivata nelle loro mani quella maledetta pasticca, quel «cristallino», quella diavoleria impropriamente chiamata «ecstasy cattiva».
FUNERALE ILARIA BOEMI
Una notte di verbali culminata per il momento nelle notifiche di quattro incriminazioni per un reato che inquieta, l' articolo 586 del codice penale. Per la precisione, stando alla sintesi degli inquirenti: «Morte come conseguenza di altro delitto doloso, come conseguenza non voluta...».
Una ricostruzione che porta al passaggio di mano della pillola da una bella 18enne bionda, Giada, a Ilaria e alla sua coetanea di 16 anni, la stessa che l' ha vista morire sulla spiaggia di Messina, poi fuggita dalla scena della tragedia con un ragazzo presente, uno spaventatissimo spilungone di 25 anni.
Ma Giada quella dose l' avrebbe avuta da una spacciatrice nota nei ritrovi di piazza Duomo, una sedicenne a sua volta identificata e in passato cacciata da casa dai genitori. Le si sarebbe rifornita da pusher che fanno capo a un' organizzazione ancora non individuata.
FUNERALE ILARIA BOEMI
E, mentre polizia e magistratura puntano a risalire questa catena «per incastrare i capi del traffico», scattano le incriminazioni a piede libero, senza provvedimenti cautelari. Si è discusso anche fra il sostituto Stefania La Rosa, il suo capo Sebastiano Ardita, e il procuratore dei minori Andrea Pagano se usare la mano pesante. Poi la decisione di tranciare la catena, senza fermarsi ai primi anelli. «Bisogna trovare chi è legato a traffico e commercio: muore una giovane e mettiamo dentro un pugno di ragazzini?».
Il quesito rimbalza alla Mobile dove si lavora davanti a un quadro abbastanza delineato.
La bella Giada sta drammaticamente nel mezzo fra due minorenni (l' amica che era in spiaggia con Ilaria e la spacciatrice).
ilaria boemi
Lei come collegamento per passare i «cristallini». Un favore, dice. Con una leggerezza che fa dannare il padre, piccolo imprenditore affranto ma deciso a indicarle la strada retta: «Tu racconti tutto, così com' è accaduto». E lei avrebbe ammesso la consegna alla sedicenne di una dose di un allucinogeno «noto come MD», ma di averlo fatto per conto della spacciatrice. Per il momento, quindi, sotto inchiesta le tre ragazze e lo spilungone.
Intanto, in questura l' arroganza che spesso sprizza dai sedicenni in coda per gli interrogatori viene smorzata da un' ondata di paura per le carte macchiate, per il rischio dell' arresto. Occhi sgomenti.
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Come se avessero ricevuto una sberla. «Quelle che in famiglia non vanno di moda», per dirla con uno degli insegnanti ieri ai funerali di Ilaria, pronto a riflettere su esequie che rabbuiano la vita di chi resta, nonostante l' accecare delle rose bianche.
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È con queste croci sulle spalle che comincia la giornata del lutto nella chiesa avventista frequentata ogni giorno dalla madre di Ilaria, una rumena, Mihaela, sorretta dal marito, Mario Boemi, gran lavoratore, all' azienda della spazzatura. Fratelli e cugini sono infuriati con i giornali: «Ilaria non era come l' avete descritta». Tutti raccolti nelle prime panche, infermieri e impiegati, come si intuisce da alcuni cuscini firmati «gli amici del Padiglione H» o «i colleghi dell' Odontoiatria».
La bara bianca su un tappeto di rose e gladioli bianchi. Ai piedi, una caricatura di Ilaria, i capelli raccolti a punta, con una cresta.
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Quante volte l' aveva scongiurata la madre di tornare in chiesa, anche per le attività pomeridiane, come faceva da bambina. Ma Ilaria le diceva di non rompere con la sufficienza di chi voleva dimostrare di essere cresciuta. Anche sbagliando, come ripete il pastore Gabriele Ciantia: «Non è stata lasciata libera di crescere errando. Non dobbiamo permettere che i ragazzi paghino un prezzo elevato per gente senza scrupoli...».
Osservazione che coincide con lo sforzo degli investigatori a caccia di corrieri e trafficanti .