Estratto dell’articolo di Jacopo Aliprandi per il Corriere dello Sport
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«Avrò tanto da dire alla fine della stagione, adesso non è il momento di parlare». Parole non dette di un argomento però già trattato. José Mourinho sta aspettando il colloquio con i Friedkin per progettare il futuro, per capire se ci potranno essere i presupposti per continuare insieme
«I tifosi devono criticare me, non i giocatori. La gente non dà alla squadra quello che merita. I miei ragazzi meritano di più. A destra non abbiamo Maicon o Cafù. E se io sono tifoso della Roma, un ragazzo come Bove lo porterei in braccio perché è più tifoso di tutti e dà tutto. I calciatori sbagliano perché hanno dei limiti. Chiedo scusa a due colleghi, primo e secondo in classifica, Spalletti e Inzaghi: io non posso cambiare quattro giocatori come Dzeko-Lukaku, guardate i nostri limiti. I ragazzi danno tutto, io devo difenderli».
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Nella difesa della squadra c’è l’insoddisfazione di una rosa non costruita per vincere. E per un futuro ancora incerto: «Qual è stato l'ultimo allenatore della Roma ad aver bisogno di tanti bambini come li sto utilizzando io? Quando la Roma ha vinto con un gigante come Capello c'erano Batistuta, Totti, Montella e Delvecchio. Negli ultimi anni Salah e Dzeko. Un giocatore in prestito è una difficoltà tremenda per me e per loro, hanno poca possibilità di crescere. Solbakken non è arrivato prima del ritiro in Portogallo, ma due giorni prima della prima partita. I ragazzi meritano rispetto, totale. Qualche volta per il mio stile di comunicazione apro le porte alle critiche».
«Contro il Bodø lo stadio vince da solo. Oggi è stato un altro tipo di soldout. Una palla persa e i fischi. (...) C'è una curva che appoggia, ci sono zone che io sento passive, c'è un'altra zona che sono i tifosi avversari che si sono spostati, di solito sono alla mia sinistra, ma invece davanti a me a destra c'è un gruppo di tifosi avversari. Mi scuso perché non è il mio lavoro, sono i tifosi che devono criticare a me, non lo faccio per me, ma per i miei calciatori».
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LA ROMA DEGLI ALTRI
Estratto dell’articolo di Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
Dybala sotto flessori; Pellegrini in panchina insieme a Matic, entrambi per precauzione; Abraham con la febbre eppure in campo prima di essere fatto fuori - involontariamente - da Mancini; Smalling ammonito e solo virtualmente limitato. Lo stesso Mourinho influenzato; a completare la lista, il suo secondo Foti squalificato fino al primo marzo. E allora dentro alcuni survivor, i resti del mondo Roma, più l’esordiente dal primo minuto Solbakken, preso da Pinto (un merito) e non richiesto dal tecnico che s’era dato tutto il mese di gennaio per capire se tenerlo o prestarlo; Solbakken che, lo ricordo, per errore non è stato inserito nella lista Uefa e che Mou ha staccato dalla fascia per dargli una nuova posizione, un ruolo sensibile.
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I punti conquistati, strappati sempre con tanta sofferenza e il gioco che la squadra può permettersi, ma con un impegno commovente da parte di Bove ed El Shaarawy, Mancini e Belotti, Cristante e Ibañez e Spinazzola, sono 44 e premiano soprattutto la professionalità e le conoscenze tattiche di Mourinho.
Io non lo difendo a prescindere, come qualcuno sostiene. Il verbo è sbagliato: lui, il Migliore, non ha bisogno di essere difeso, ha sempre fatto tutto da solo e bene. Anzi, strabene. Difendo la verità dei fatti, provo a informarmi e molto spesso riesco, riusciamo a raccontare ai lettori quello che sta succedendo e potrebbe verificarsi. Quando scrivo che non confrontandosi da settembre con l’allenatore i Friedkin gli mancano di rispetto - e sottolineo “inconsapevolmente” - è perché è così: non sono fantasie. E se rimarco che il settlement agreement può indurre la Roma a vendere Abraham e Ibañez, i pezzi pregiati, e a rinunciare all’indispensabile (oggi) Smalling, altro stipendio alto, è perché è così: non sono altre fantasie.
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