giampiero mughini
Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, un paio di giorni fa ho letto con piacere un lungo articolo di Andrea Scanzi in cui passava al setaccio alcune delle più ributtanti sottocategorie di “webeti”, ad usare la parola coniata da Enrico Mentana. Ossia i tantissimi che usano il web a manifestare il loro odio e la loro abissale ignoranza. (E anche se, devo confessarlo, non tengo in gran cale neppure quelli che stanno ore e ore a seguite le dirette televisive de La 7 condotte con ardore e misticismo da Enrico, che è bravissimo).
andrea scanzi
E pur tuttavia Scanzi ne concludeva che i “webeti” erano come delle scorie del web, su cui altrimenti incontri delle persone “meravigliose”. Mi pare di capire che lui dedichi molto tempo al web, cosa probabilmente inevitabile per uno della sua generazione e che fa il mestiere che fa. Io sono di un’altra e assai “passatista” generazione, non ho alcun mestiere e ho una giornata molto serrata.
Tre-quattro ore al giorno dedicate alla lettura dei libri, un’ora e mezza alla lettura dei giornali, tre ore in media a guadagnarmi di che mangiare due volte al giorno, un’ora abbondante ad assolvere tutte le pratiche fiscali (fatture, registrazioni delle fatture in acquisto, correzione delle fatture perché hai sbagliato una cifra dell’Iban), quaranta minuti al giorno a portare a passeggio il mio cane, non so quanto tempo ad affrontare le rotture di coglioni quotidiane.
INTERNET
Ecco perché non sono su Facebook (che non so bene che cosa sia), non ho mai mandato un twitter in vita né ho mai pensato di mandarne uno (A chi? Alla belloccia e ribelle ex hostess dell’Alitalia palesemente incapace di intendere e di volere?), non rispondo alle “richieste di amicizia” che mi vengono da linkedIn da persone che probabilmente mi vorrebbero tenere al corrente di ogni istante della loro vita professionale.
INTERNET
E con tutto questo la rottura dei coglioni che mi viene da mail e annessi e connessi è strepitosa. Su 100 mail quotidiane, 99 sono monnezza. Mail dove qualcuno mi chiede di prefare (gratis) un suo libro, oppure mi allega un suo imperdibile articolo su come va il mondo, oppure tre inviti a volta per una loro qualche inaugurazione da un centinaio di gallerie d’arte che non so neppure dove stiano, oppure i Radicali lì a promuovere ogni loro bisbiglio (i radicali mi stanno simpatici, ovvio), oppure un centinaio tra siti e radio private e giornali online che vorrebbero che io parlassi loro della Juventus, un argomento che io tocco solo il lunedì sera, e perché mi pagano benissimo.
INTERNET
Di certo nel non frequentare il web, e a parte l’andare rovistare dieci volte al giorno fra le pagine di Dagospia, mi perdo qualcosa. Una volta, via mail, ho conosciuto una ragazza di cui ne valeva la pena e che è divenuta mia amica. Un’altra volte invece mi è arrivata una lettera vecchio tipo, una lettera scritta a mano, e anche quella ragazza _ Barbara _ è divenuta mia amica. Tutto qui, caro Andrea.
balzac
Tieni presente che nei miei trent’anni e quarant’anni io non avevo niente e non ero connesso a niente. Il web allora non esisteva. Passavo la buona parte delle mie giornate a leggere i tomi della storia del fascismo di Renzo De Felice o i romanzi della Comédie Humaine di Honoré de Balzac. Mi ci sono trovato molto bene. Né mai mi sono trovato in difficoltà intellettuale se mi era di fronte qualcuno zeppo delle informazioni attinte sul web. Mai.
Giampiero Mughini