Giampiero Mughini per Dagospia
giampiero mughini
Caro Dago, anche ieri sera non ho visto un solo minuto del festival di Sanremo e dunque mi sono perso sia il monologo di Roberto Benigni sia il tango della signora Ronaldo. Il fatto è che avevo invitato a cena in un ristorante romano Giuliano Ferrara e Mattia Feltri, due dei tre o quattro amici che ho nel mondo del giornalismo, il mondo che per trent’anni è stato il mio mondo professionale. (E per quanto a sentirmi talvolta definire “giornalista”, trovo un profondo disagio perché penso di non esserlo mai stato.)
giuliano ferrara foto di bacco
Li avevo invitati per risarcirli dell’essermi stati accanto in una cerimonia che è tra le più inutili e noiose del mondo contemporaneo: ossia la presentazione di un libro, in questo caso di un mio libro.
E difatti di presentazioni di un mio libro non ne faccio mai, se non quando mi pagano. In questo caso avevo detto di sì di farlo gratis, per non apparire strafottente alla mia casa editrice. Niente, le presentazioni di libri non hanno alcun senso, è solo tempo perso e noia infinita.
mattia feltri
Oppure sono cerimoniette sociali, con le foto di chi c’era e che Dagospia pubblica religiosamente, oppure sono infinite manifestazioni di vanità con i tre o quattro amici dell’Autore che esprimono la loro commozione per un tale magnifico libro e talvolta c’è addirittura un attore/attrice amici dell’autore che leggono dei brani con voce commossa, e come se fosse lecito leggere con voce commosa libri che non portano la firma di Marcel Proust o di Herman Melville. Ora quanto a cerimonia sociale, se io faccio (una volta l’anno) la presentazione di un mio libro non lo dico a nessuno, non scoccio nessuno, non mando a nessuno un whatsapp che annunci un Grande Evento.
Ieri sera nella libreria del centro, e a parte noi oratori, ci saranno state sì e no 30 persone, che è già tanto a Roma dove di presentazioni di libri ce ne saranno una cinquantina al giorno, e tenendo presente che in Europa quanto a tasso di lettura media di libri dietro di noi ci sono solo Grecia, Cipro, Malta, Portogallo.
anselma dell olio foto di bacco
Ma il peggio per quanto mi riguarda deve ancora venire. Il fatto è che io non scrivo (non so scrivere) libri ad esaltare o a vituperare Matteo Salvini, libri che hanno una loro platea e un loro pubblico potenziali. Né so scrivere libri a dire quanto sia brutta la mafia né quanto siano meravigliose le donne del mondo, tutte le donne del mondo sempre e comunque. So solo scrivere libri in cui perlustrare le mille sfumature della vita e di una società reale, il fatto che non c’è più un Bene assoluto o un Male assoluto, ma un ingorgo inestricabile di situazioni, tendenze, personaggi, valori. Ecco, il punto è questo.
woody allen
Non esiste più un linguaggio comune, immediatamente percepibile ai più. Se vai al di fuori del seminato _ ossia che Salvini è un mostro oppure un salvatore del Paese _ il pubblico medio non capisce, non ti segue, non gli interessa, non è peso nemmeno un po’. Figurati poi un libro, quell’assieme di pagine senza figure e che non danno alcun brivido.
Vuoi mettere a paragone con il tango della signora Ronaldo? Tempo perso, e a parte il piacere di stare a cena Mattia, con Ferrara e con sua moglie Anselma, che da americana mi ha raccontato cose interessantissime su come Woody Allen rispondeva ai giudici che gli chiedevano se fosse stato un po’ sporcaccione nell’una o nell’altra occasione.