Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, appena tornato dalla vacanza mi sono subito messo a fare quello che faccio ogni anno di questi tempi. Siccome sono l’amministratore unico dell’azienda di cui sono anche il titolare e l’unico dipendente, ho preso un foglio di carta e fatto un po’ di conti. Mettere a raffronto il mio dare e il mio avere da qui a fine anno.
GIAMPIERO MUGHINI
Me lo ha insegnato mio padre, che lo faceva per sé e per il suo lavoro quando ancora non c’erano le calcolatrici elettroniche. Su un lato del foglio scriveva le spese certe e necessarie, sull’altro lato le entrate sicure, quelle su cui contare.
E’ la mia personale Legge di stabilità, né più né meno di quella di uno Stato, in questo caso dello Stato italiano. Se i conti li fai bene, ne consegue che vivi decentemente: sai quello che puoi permetterti e quello che è invece al di fuori della tua portata.
Per quello che mi riguarda, so di essere stato un buon amministratore di me stesso. Nella mia vita ho comprato dei bei libri, non devo dei soldi a nessuno. Di più non potevo fare, non ne ho avuto né la fortuna né il talento.
GIUSEPPE CONTE FESTEGGIA I 54 ANNI A PALAZZO CHIGI
E’ possibile dire altrettanto degli odierni amministratori dell’Azienda Italia, ossia dei governanti quali li hanno scelti gli elettori del 4 marzo scorso? A giudicare dai criteri che avevo appreso da mio padre, certo che no. Il capo del governo è stato simpatico e ammiccante nell’incontro con i giornalisti. Pare che se li sia pagati da sé i panini che hanno allietato la circostanza.
Per il resto il vacuo assoluto, parole che solo fanno rumore nell’ incontrarsi con l’aria. “Faremo delle riforme serie e strutturali”, ha detto con il sorriso sulle labbra. Solo che non vuol dire niente. Anzi. In quell’aggettivo “strutturale” vedo come una minaccia al Buon Amministratore che cova in me.
giuseppe conte
Riforme strutturali, ma quali e a quali costi per l’oggi e per il domani? Mio padre lo avrebbe bocciato nella scienza che è la meno opinabile di tutte, la matematica, il fatto duro come il marmo che due più due fa quattro e che due meno due fa zero.
Peggio che andare di notte i due Non Giganti che gli stanno immediatamente sotto (o immediatamente sopra) nella catena del comando politico. Ho sentito Luigino Di Maio vantare il suo Decreto Dignità perché era la prima volta che una legge veniva decisa dai “cittadini” (ossia dai cittadini che hanno votato per lui e per il suo partner) e non dal “Sistema”. Sono frasi che significano qualcosa? No. Non significano nulla di nulla.
conte salvini di maio
Appena tornato dalle vacanze, ho letto sul “Foglio” un articolo di Claudio Cerasa che sarebbe piaciuto molto a mio padre. Il direttore del Foglio la matematica la conosce e la onora. Spiega quanto costa attenuare i vincoli pensionistici decisi dalla Legge Fornero; quanto costa non aumentare l’Iva come pure ci eravamo impegnati a fare e a meno che non trovi batoste fiscali sostitutive; quanto costa introdurre e sia pure in una forma attenuata la “flat tax”; quanto ci sta già costando l’aumento secco dello spread causato dagli sproloqui dei nostri governanti; quanto siamo perdendo in borsa noi che abbiamo investito i nostri risparmi in azioni che fanno lavorare “il Sistema”; quanto ci costerebbe un’eventuale degradazione dei nostri titoli di Stato ove tra fine agosto e inizio settembre le Agenzie di merito creditizio le portassero – scrive Cerasa – “a un solo gradino sopra il livello spazzatura” come pure è possibile se non probabile.
claudio cerasa
Niente parole vacue. Le faccende di uno Stato chiamate con il loro nome e con le cifre che comportano. Non a caso il portaparola del Presidente del Consiglio, l’esimio Rocco Casalino, si augura che il “Foglio” chiuda.
GIAMPIERO MUGHINI