Giampiero Mughini per Dagospia
giampiero mughini
Caro Dago, ti confesso che nutro una curiosità malsana per l’antropologia di quei giornalisti o intellettuali (o presunti tali) che si schierano con tale accanimento da una parte e sempre quella sostengono ad alta voce se non proprio furiosamente.
E tanto più che per quanto mi riguarda, non solo io non sostengo più alcuna parte ma spesso quando inizio un ragionamento non so esattamente come lo finirò, e questo da quanto le cose di questo mondo sono divenute complesse, tutto fuorché monocromatiche.
Del Turco quando era il vice di Pizzinato nella Cgil
Prendiamo gli amici del “Fatto”, un quotidiano che io leggo sempre con piacere anche se le sue posizioni tantissime volte non sono le mie, o meglio quelle che pressappoco sono le mie. Loro sono a favore del ritiro del vitalizio ai parlamentari che abbiano ricevuto una condanna definitiva. Beninteso, non che io mi opponga a questa loro posizione.
C’è che qualche volta le cose sono più complesse.
Come nel caso di Ottaviano Del Turco, che da sindacalista socialista nella Cgil è stato un mio amico importante, nel senso che io reputavo importante il “riformismo” che Ottaviano predicava e attuava nel concreto del suo lavoro politico, a cominciare dalla sua sacrosanta posizione ai tempi del famoso referendum sui quattro punti di scala mobile, il referendum che Bettino Craxi ebbe il coraggio di affrontare a viso aperto e di vincere, ed è stata una delle battaglie storiche del riformismo moderno. Era un tempo in cui Ottaviano è stato umanamente e politicamente per me una stella polare, anche in ragione del nostro comune amore per le arti del Novecento.
Del Turco con Craxi
Poi accadde quello che sapete. Che Ottaviano venisse gravemente imputato di corruzione, di avere intascato dei soldi da qualcuno i cui interessi aveva poi smaccatamente favorito. Non si può leggere tutto, non ho mai letto una riga di quegli atti processuali. C’è il fatto della condanna definitiva. C’è il fatto che conoscessi e stimassi un magistrato che si era occupato in prima persona di quei processi e che mi diceva che la colpevolezza di Ottaviano era lampante.
mughini
Naturalmente non ho mai scritto una riga sull’argomento né ho mai cercato Ottaviano per ascoltare la sua versione dei fatti. Non ce l’ho fatta, troppo forte era la lama che si era conficcata nel mio cuore per il fatto di temere che un mio caro amico avesse “tradito” quel che pensavo di lui. Naturalmente sapevo anche delle condizioni di salute di Ottaviano, che si erano fatte molto difficili. Da cui la drammatica delicatezza della questione se ritirargli o meno il vitalizio, e cioè se sì o no rendergli più difficile la lotta contro i suoi mali.
Che dire? E’ troppo difficile, non ci ho mai provato e non ci provo da quanto risulta impervio usare o non usare sull’argomento una parola in più o in meno. Naturalmente in cuor mio vorrei che la sorte di Ottaviano fosse un po’ meno dolorosa, dall’altra capisco che la norma sul ritiro dei vitalizi a chi è stato giudicato colpevole è una norma oggettiva del nostro ordinamento repubblicano.
ottaviano del turco
Detto questo neppure sotto tortura scriverei un articolo contro la decisione presa dal Senato, quella almeno al momento di mantenere il vitalizio. Neppure sotto tortura scriverei un articolo come quello che è uscito oggi sul “Fatto” in una sua pagina interna. Un articolo di tale ferocia, di tale violenza, di tale accanimento contro Ottaviano. E non lo dico perché sono stato un amico di Ottaviano e che non lo rinnego affatto. Lo dico solo da essere umano che non ha da pontificare in nome di una parte. In nome di un fanatismo che riduce tutto al bianco contro il nero, ossia a ciò che non esiste in natura.
DEL TURCO
mughini
Il Senato continuerà a erogare il vitalizio a Ottaviano Del Turco. Nonostante già da due anni abbia perso diritto a percepirlo per via della condanna definitiva legata alla Sanitopoli abruzzese. La decisione è stata presa dal Consiglio di presidenza guidato da Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Una decisione presa in realtà per continuare a versare l'assegno nonostante le regole parlino chiaro e non conoscano eccezioni, nemmeno nel caso di grave malattia come quella che affligge l'ex dirigente sindacale della Cgil poi parlamentare per il partito socialista, indi ministro delle Finanze, eurodeputato e infine governatore dell'Abruzzo: in caso di condanna per reati di particolare gravità (Del Turco è stato riconosciuto colpevole di aver preso mazzette da un imprenditore proprietario di cliniche) la revoca del vitalizio è automatica. E invece no.
maria elisabetta alberti casellati
"Il Consiglio di Presidenza è aggiornato in attesa della nomina da parte del giudice dell'amministratore di sostegno" è la formula approvata con i voti di Pd, Italia Viva, Forza Italia e Lega, mentre i 5 Stelle si sono espressi per la revoca dell'assegno. Una soluzione che spunta come un coniglio dal cilindro, a leggere le carte inviate dal figlio di Del Turco, Guido. Che nella sua interlocuzione con la Presidenza del Senato aveva scritto di aver avviato "su vostra sollecitazione la procedura presso il tribunale di Avezzano per diventare amministratore di sostegno". Guarda caso.
Bobo Craxi e Ottaviano Del Turco
Ormai da molte settimane Guido Del Turco scrive al Senato, ma solo ora si scopre che non aveva alcun titolo per farlo. Eppure, allegato al fascicolo che riguarda suo padre, agli atti di Palazzo Madama, compare una sua lettera in cui risponde ad alcune sollecitazioni dell'ufficio di presidenza del Senato rispondendo, per esempio, a chi gli chiede come abbia fatto lo scorso anno suo padre a firmare la dichiarazione dei redditi e, addirittura, la richiesta di divorzio da sua moglie, pur essendo tanto malato.
Allo stesso modo, sempre Guido Del Turco ha vergato una nota difensiva in cui già a dicembre 2020 compare come procuratore speciale di suo padre quantificando le necessità economiche dell'ex senatore in "almeno 3.500 euro al mese". Intanto l'Isee di Ottaviano Del Turco ammonta a oltre 137mila euro. Può contare su un reddito di 92mila euro, ma anche su un discreto conto in banca (circa 65mila euro) e un patrimonio immobiliare personale da oltre 254mila euro.
GIAMPIERO MUGHINI