Giampiero Mughini per Dagospia
GIAMPIERO MUGHINI
Caro Dago, non so se difendere il tempo della propria giornata e della propria vita sia un valore di destra di sinistra. Certo è che questa difesa è divenuto l’impegno più importante della mia vita. Difendere quell’architettura delle 24 ore giornaliere che mi sono dato. Otto ore di sonno, cinque o sei ore da dedicare a Michela e ai due miei figli a quattro zampe (Bibi e Clint), dieci ore da dedicare al lavoro per averne di che campare e allo studio di che preparare quel lavoro. Un programma difficilissimo da mantenere, perché è costante l’assalto dell’orda che vuole impadronirsi del mio tempo di vita.
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Gli scocciatori di professione, le mail o le telefonate di chi mi vuole vendere qualcosa, le assillanti richieste di chi vorrebbe a gratis la mia faccia e il mio lavoro, i contratti della Rai che ti arrivano a distanza di un mese dalla tua prestazione e che comportano la firma di ciascuna delle 28 pagine e poi l’imbustarle e poi andare a piedi fino a Piazza Ippolito Nievo per consegnarle alle poste e ogni volga a chiedersi se siano arrivate a destinazione: il tutto per un impiego del tempo superiore a quello della mia prestazione professionale oggetto del contratto.
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Ecco perché sono talmente grato al mio vecchio amico Massimiliano Parente, che è stato così gentile da inviarmi il suo ultimissimo libro, “Parente di Vasco”, che è in uscita domani. E’ un libro agile, essenziale, di cui non si butta nulla. Cento pagine, lo leggi in tre ore senza prender fiato. Una delizia, pagina dopo pagina non smetti di sorridere o di riconoscere il Massimiliano che frequento da trent’anni e che molti dei tuoi lettori, caro Dago, si immaginano che sia un gran rompicoglioni, dato che spesso tu riprendi i suoi interventi giornalistici sul “Giornale”, articoli in cui Massimiliano prende a calci con gran gusto ora questo ora quello. Un Massimiliano ottimo, ci mancherebbe altro, e te lo dice uno che un paio di quei calcioni li ha ricevuti. Dio ce l’ha dato il Massimiliano rompicoglioni e guai a chi ce lo tocca. Ad avercene, altro che quei pontefici del Bene di cui raramente arrivo alla fine dell’articolo da quanto sono stucchevoli e prevedibili. Roberto Saviano? E’ il primo nome che mi viene in mente.
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Ebbene il Massimiliano di quest’ultimo libro è completamente diverso, non ho detto migliore. E’ uno che i calci negli stinchi li tira a se stesso, con impareggiabile autoironia. Leggete, e vedrete e gusterete. Ma come posso essere un tale pezzo di merda?, ha l’aria di chiedersi Massimiliano e mentre a te si spalanca la mascella da quanto stai godendo del racconto. E poi c’è che questo Massimiliano così diverso dall’abituale si metta a raccontare di suo padre morto di un paio di anni fa, e per me che suo padre lo conoscevo e che era quanto di più diverso dal Massimiliano guerriero e rompicoglioni, leggere quelle pagine è stato uno strazio. Da quanto erano belle, anzi bellissime. Grazie, Massimiliano.
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ROBERTO SAVIANO parente
GIAMPIERO MUGHINI
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