Giampiero Mughini per Dagospia
GIAMPIERO MUGHINI
Caro Dago, c'è che il rumore di fondo alimentato dal come funzionano le società reali del terzo millennio s'è fatto talmente sproporzionato e insistente da diventare insopportabile. Parlo del rumore di fondo alimentato in piccola parte dai giornali (e seppure le vendite di ciascuno di essi vadano paurosamente in picchiata), dai social (e per quanto una buona parte di essi corrisponda a una rete fognaria), dai blog, dagli innumerevoli giornali online, dagli oltre che 600 canali televisivi attivi 24 ore al giorno, dalle radio private (di cui è una benedizione che siano nate in quel del 1977 a Bologna).
Mi direte che è infinitamente meglio questo rumore di fondo che non la piattezza della comunicazione vigente nelle società dittatoriali, quella russa tanto per dirne una. Ovvio, ovvio, straovvio al punto che non c'è bisogno nemmeno di sottolinearlo.
alon bar ambasciatore d israele in italia foto di bacco
Più complessa è la questione di come il grande pubblico usufruisca di questo rumore di fondo e ne tragga (eventualmente) convinzioni da far valere nella vita reale. E al proposito io sono infinitamente più pessimista. A cominciare dal fatto che resto sbalordito ad avere di fronte dei ventenni che non sanno neppure vagamente che cosa sia un giornale di carta, e che non sono dunque assuefatti a ragionamenti e analisi più complesse che non quelle sparate dai social.
MUGHINI
Se mi trovo di fronte uno di questi ventenni me ne sto zitto, perché so che la comunicazione tra noi due sarebbe molto difficile. Ad esempio su quello che sta accadendo a Gaza e sul perché sta accadendo. Anche lì, zuffe verbali su una parola e non più di questo. Nientemeno che l'ambasciatore israeliano s'è mosso a denunciare il cantante Ghali che in un suo testo pronunziato a Sanremo aveva associato la parola Gaza alla parola bombardamenti.
Secondo me aveva tutto il diritto di farlo, e anche se la mia ma personale sensibilità in materia è diversa dalla sua. E invece no, l'importante è avviare delle zuffe, è questo che paga nella comunicazione di massa. Non articolare il ragionamento, non il mettere in evidenza i pro e i contro di ciascuna questione.
ghali
Si stia parlando dell'Ucraina, i Gaza, dell'uno o dell'altro protagonista del nostro attuale governo e purché non la sia faccia troppo lunga su quel Lollobrigida che ha fatto fermare un treno ad alta velocità pur di arrivare per tempo a un appuntamento politico-istituzionale.
Non so voi, ma io sento invece il bisogno sempre più forte del silenzio, del riconoscere che i problemi si sono fatti talmente complessi (ad esempio quelli degli agricoltori con i loro annessi trattori) che non è semplice sputare su ogni questione una sentenza definitiva.
ghali
Io sputavo sentenze definitive quando avevo vent'anni, quando non sapevo nulla di nulla. E quel che ho imparato in questi sessant'anni è che di ogni questione ne so poco, pochissimo. Altro che rispondere al telefono con poche battute a chi mi chiede, un'ora sì e un'ora no, di commentare quello o quell'altro Grande Problema.
A chi mi chiede di fare rumore con la bocca. Laddove il mio attuale lavoro cui tengo di più – a parte le mie sortite su Dagospia che giudico un appendice di casa mia - è un articolo di 5800 battute che scrivo settimanalmente per un quotidiano e al quale lavoro in media tre giorni. Tre giorni che cerco di spendere al meglio.
Giampiero Mughini
BOMBARDAMENTI ISRAELIANI SU GAZA BOMBARDAMENTI ISRAELIANI SU GAZA truppe israeliane al confine con la striscia di gaza giampiero mughini