Giampiero Mughini per Dagospia
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Caro Dago, c’è che fra gli altri danni della maledetta vecchiaia sto diventando sordo. E dunque nell’ascoltare alla radio che domani 8 marzo, - Giornata delle donne - ci sarebbe stato una sorta di sciopero generale dei servizi pubblici, ero convinto di avere inteso male.
Non era possibile che avvenisse una tale porcata; non era possibile che a festeggiare le Donne e la loro centralità nella nostra vita e nella nostra immaginazione si rompessero i coglioni a uomini/donne che vanno al lavoro lontano da casa e magari prendono due o tre mezzi pubblici per arrivarci, a uomini/donne che vanno a casa dei propri genitori anziani ad assisterli e aiutarli, a uomini/donne che vanno in ospedale a rincuorare un loro congiunto momentaneamente malconcio. E così via all’infinito. No, non era possibile una tale porcata, una tale mossa suicida, una tale ostinazione da gangster.
sciopero
E invece no. Questa volta avevo sentito benissimo. Al giornale radio una donna tra le promotrici della porcata ha spiegato il perché della faccenda. Lo sciopero è un modo per ricordare che ancora quarant’anni fa esisteva il cosiddetto “delitto d’onore”, per ricordare a che a tutt’oggi il lavoro delle donne è pagato meno del corrispondente lavoro maschile. Ricordare tutto questo e tutte le volte che si può è giusto e sacrosanto. Ma non c’entra nulla col fatto di rompere i coglioni al prossimo, uomini e donne che siano. Lo sciopero dovrebbe essere un gesto col quale si mette in difficoltà il Cattivo, gli si abbassa il guadagno, lo si mette spalle al muro. Nell’Ottocento era questo il suo intento, il suo valore simbolico. Adesso siamo nel terzo millennio, quando lo sciopero in una vertenza contrattuale è la mossa della disperazione, l’ultima carta che possono giocare i lavoratori dipendenti.
festa donne mimosa
Qui non c’è nessun padrone da mettere spalle al muro, nessunissimo lavoratore dipendente da galvanizzare, c’è che crei danno e fastidio e rottura di coglioni specie in una grande città.
Per quel che mi riguarda io me ne strafotto della Giornata delle donne, e questo perché tutti e 365 giorni dell’anno penso a quanto siano state importanti e quanto siano state stronze le donne che hanno contato nella mia vita. Tutti e 365 giorni all’anno. Mi scoccia che proprio l’8 marzo i miei pensieri sull’argomento debbano essere avvelenati da una rottura di coglioni.
GIAMPIERO MUGHINI
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