Giampiero Mughini per Dagospia
juve villarreal
Caro Dago, non vorrei usare sostantivi e aggettivi fuori misura nel momento in cui in Ucraina ne muoiono ogni due minuti senza che il tutto abbia alcun senso. Certo è che il disastro bianconero in una partita giocata in casa e che valeva parecchi milioni di euro è impressionante, 0-3 contro un Villarreal che non è fra le squadre somme del pianeta.
E tanto più che il disastro è maturato negli ultimi venti minuti di una partita che fino a quel momento la Juve meritava più di vincere che di perdere, Se quella giocata mirabile di Vlahovic a scaraventare in porta una palla che gli era venuta da un traversone basso da sinistra non avesse sbattuto contro la traversa a portiere battuto…
Solo che nello sport (ma anche nella vita) il “se” non esiste. Esistono i fatti bell’e compiuti. Esiste che la palla superi la linea di porta della squadra avversaria, e questi fatti si sono ripetuti tre volte negli ultimi venti minuti del match di Torino a danno della squadra bianconera. Tre volte, e non una di meno. Perché il Villareal aveva dominato la Juve? Ma nemmeno per sogno.
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Esattamente come il Real Madrid non aveva dominato il Paris St. Germain qualche giorno fa quando lo aveva scaraventato fuori dalla Champions. Solo e soltanto era successo che tre rimbalzi della palla, uno addirittura provocato da una ciancata al portiere del St. Germain, il magnifico Donnarumma, erano stati favorevoli alla squadra madrilena. Tutto qui, ma non è poco.
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E’ il calcio, bellezza. E’ quel che succede in uno sport unico al mondo e che ne connota la mostruosa fascinazione. E’ successo che a Torino una palla giocata in attacco dal Villarreal mettesse il loro attaccante qualche centimetro più avanti che non la gamba del nostro difensore Rugani. Rigore. Poi tutto il resto a valanga. Il calcio, la sua spietatezza.
Detto questo che cos’è la Juve di oggi? Mah. Vlahovic ha avuto in tutto due palle, una scaraventata contro il palo, l’altra deviata brillantemente dal portiere avverso. Due palle da giocare e non una di più. Non so. Non so. Non so. Certo che il futuro non si presenta roseo, a cominciare dall’abissale deficit di bilancio dovuto anche al morire agli ottavi di finale in Champions. Non so e non voglio sapere. Sono disperato? Sì, ma non serve a niente.
GIAMPIERO MUGHINI
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