Giampiero Mughini per Dagospia
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Caro Dago, rimbecillito come sono non ricordo più se l’ho letto ieri o stamane. Che durante una partita di calcio tra dilettanti o forse di una serie minore l’allenatore di una delle due squadre ha inveito contro un giocatore della squadra avversa, uno che era palesemente originario di una etnia non italiana e che palesemente “faceva il morto” dopo un’entrata dura di un suo contendente, e gli ha gridato “Africa, alzati!”.
A questo punto erompono le proteste, le grida di chi vuole dare addosso all’allenatore razzista, di squalificarlo per non so quante giornate, eccetera. Non che io conosca da vicino e in particolare l’accaduto, ma a me sembra che il tutto si potesse risolvere con una contro battutaccia del tipo “Africa ci sarai tu e tua sorella!”.
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Non più che questo, assolutamente nulla di più che questo. Viviamo in un’epoca in cui ciascuno pronuncia le battutacce che può e sa, e niente di più grave che questo. Anzi, prima impara a controbattere le battutacce e meglio è. Senza bisogno di appellarsi alla Costituzione, ai Sacri Valori, all’antirazzismo, una virtù che in Italia o più precisamente a Roma avresti dovuto esercitare la mattina del 16 ottobre 1943, e per fortuna gli italiani la esercitarono, tanto è vero che degli 11mila ebrei braccati quella mattina dalle truppe tedesche riuscirono ad acciuffarne davvero solo qualcuno più di mille. Non confondiamo le battutacce con le tragedie della storia.
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Così come a me sembra poco più che una battutaccia quella della professoressa che mormora a una sua alunna che si era presentata in aula col ventre bene in mostra “Ma che siamo a via Salaria?”. Anche lì che facciamo, tiriamo in ballo la Costituzione, i Sacri Valori, il sacrosanto diritto di ciascuna bella adolescente a mettersi in mostra come vuole? Sono stato nei miei diciotto anni uno che ha ringraziato Iddio che le sue coetanee si presentassero con delle minigonne che per l’epoca si presentavano come “inguinali”, e che invece erano di appena 5 centimetri sopra il ginocchio. Ho ringraziato Iddio. E adesso mezzo secolo e passa dopo?
giampiero mughini
Adesso ciascuna/ciascuna si abbiglia come vuole, e non mi pare che ci sia qualcuno che davvero gli rompa i maroni. La professoressa in questione è un po’ antiquata o forse ragiona in base a una sua idea della scuola che è più vicina quella dell’ottima Lucetta Scaraffia che non a quella di un qualsiasi scavezzacollo? Non lo so, forse sì. Libera, liberissima la ragazza in questione di presentarsi l’indomani a scuola ancora più scollacciata.
Ha la fortuna di vivere in Italia, non in Afghanistan. Tutto il resto - le assemblee, i cortei di protesta contro la professoressa, le rimostranze dei teen ager che a corteo finito vanno a casa dove troveranno di che mangiare e riscaldarsi e guardare youtube e tutto il resto - lasciamolo perdere. Cerchiamo di essere seri. Le cose serie accadono oggi dalla parte dell’Ucraina, non dalle parti di una scuola italiana dove una professoressa ha fatto una battutaccia che non arreca del male a nessuno.
GIAMPIERO MUGHINI
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