Giampiero Mughini per Dagospia
mughini
Caro Dago, leggo e mi si rizzano i capelli in testa da quanto è grave l’allarme che ne viene alla nostra democrazia e alla nostra vita civile. Leggo sulla “Repubblica” che negli ultimi cinque anni sono bell’e sparite 2332 tra librerie e cartolibrerie, insomma 2332 punti di vendita di libri.
E del resto lo sappiamo tutti che è un declino devastante in un Paese dove un ragazzo su quattro non capisce quello che sta leggendo, dove il 70 per cento degli italiani mai ha avuto un libro in mano durante tutto l’anno, dove la stessa comunicazione diffusa è divenuta un gigantesco porcile dove ciascuno sproloquia al suo meglio non so se sulla Resistenza o sull’uscita dell’Italia dall’euro. Ma riuscite a immaginarvelo un Paese dove l’uso e il consumo dei libri sia ridotto a un misero cantuccio, inessenziale e misconosciuto dal resto della società?
libreria
Martedì mattina ero alla stazione di una grande città italiana, dov’è accampata una bellissima libreria. Sono entrato ho guardato qua e là, mi sono seduto innanzi a un’enorme scaffalatura (tipo tre metri di larghezza per tre metri di altezza) dov’erano collocati “gli ultimi arrivi”. Mi sono alzato, mi sono avvicinato e ho cominciato a guardare. Fosse dipeso da me, di quei libri ne avrei comprati un paio di centinaia. Perché questo è il paradosso, di libri belli e appetitosi ne escono a centinaia ogni settimana. Libri editi da grandi editori e (spessissimo) da piccoli ed eroici editori. Guardavo guardavo guardavo.
la sala della libreria rizzoli 3
A un certo punto ho scelto un libro da leggere durante il viaggio sul treno che mi avrebbe ricondotto a Roma. Ho scelto il libro (appena pubblicato da Adelphi) in cui Michael Rusinek, il segretario personale della poetessa polacca e premio Nobel Wislawa Szymborska, racconta gli anni passati accanto alla scrittrice (era nata nel 1923, è morta a Cracovia nel 2012).
Di solito non vengo particolarmente attirato da chi ha vinto il premio Nobel per la letteratura, un premio che non è stato assegnato a Philip Roth e che ha dunque ai miei occhi qualcosa di sconcertante. Ma pur non essendo un gran lettore di poesia, lo vedi a dieci chilometri che razza di poeta originale e modernissima è la Szymborska.
Sul treno ho cominciato a leggere. Una delizia, una delizia il libro, una delizia il personaggio, una delizia la sua discrezione e la sua autoironia in ogni momento della sua vita e della sua giornata e di cui Rusinek è il testimone oculare momento per momento.
LIBRERIA ARION PIAZZA MONTECITORIO
E a proposito di ironia e autoironia, succede che la nostra poetessa incontri un poeta israeliano nato in Iraq, Ronny Sommeck, uno che in fatto di materia non è secondo a nessuno. Trascrivo dal libro di Rusinek: “WS gli chiede del famoso senso dell’umorismo ebraico. Sommeck è del parere che in Israele esso sia scomparso, che i tempi non siano adatti al riso. Ma racconta una barzelletta: un topo scappa dalle grinfie di un gatto rifugiandosi in un buco e si mette in ascolto aspettando che il gatto se ne vada. Un istante dopo avverte di fronte all’ingresso del buco l’abbaiare di un cane.
Poiché si sente la voce di un cane, il gatto di sicuro sarà scappato, pensa il topo. Esce dunque tranquillo e in quello stesso istante il gatto lo acchiappa. ‘Prima di mangiarmi’ dice il topo ‘dimmi come hai fatto. Un attimo fa ho sentito qui un cane’. ‘Non era un cane, ero io’ risponde il gatto. ‘Al giorno d’oggi senza le lingue straniere non si combina nulla’”.
la vetrina di una libreria
Mica male quanto a umorismo ebraico. E senza dire quanto dovesse apprezzare questo umorismo una nata in Polonia, una che aveva avuto la dannazione di nascere in un Paese che da un lato aveva la Germania (di Hilter), dall’altro l’Urss (di Stalin).
CHI STA UCCIDENDO LE PICCOLE LIBRERIE?
Sergio Rizzo per “la Repubblica”
Si fatica a credere che la chiusura di una libreria sia un problema di democrazia.
Invece è esattamente ciò che si porta dietro, insieme all' ecatombe delle edicole, la strage delle librerie: lascia intere comunità prive della possibilità di documen-tarsi, studiare, arricchire la propria cultura.
E questo non può che impattare anche sul funzionamento stesso della democrazia. Forse meno evidente nei numeri rispetto al caso delle edicole, è però impressionante per la velocità con cui anche la desertificazione delle librerie avanza.
libreria rizzoli new york
Fra il 2012 e il 2017, considerando pure le cartolibrerie diffuse soprattutto nei piccoli centri e nelle periferie, sono scomparsi 2.332 punti vendita di libri. Con la conseguenza di far volatilizzare 4.596 posti di lavoro, oltre al 13,5 per cento delle imprese. Il risultato è che in un Paese nel quale già il 60 per cento della popolazione non tocca un volume, esattamente come 17 anni fa, ci sono 13 milioni di persone che pur volendolo fare non possono: perché non hanno una libreria raggiungibile senza dover affrontare un viaggio della speranza. Parliamo di quasi il 22 per cento degli italiani, ed è semplicemente inaccettabile.
Sono anni che l' associazione dei librai presieduta da Paolo Ambrosini insiste su alcune richieste, come quella di alleggerire il peso fiscale introducendo detrazioni simili a quelle per le spese mediche o l' attività sportiva dei figli. Pienamente comprensibile: perché la palestra sì e un buon libro no? Magari, dice Ambrosini, si potrebbe partire dal libri scolastici. Anche perché è stato calcolato che l' Erario dovrebbe rinunciare al massimo a una cifra di 160 milioni l' anno.
l'incendio del 25 aprile alla libreria la pecora elettrica di roma
Per fare un paragone, è meno dei sussidi pubblici con cui ogni anno gonfiamo i profitti delle compagnie aeree straniere low cost. E se il sistema delle librerie deve vedersela anche con il commercio online, avversario fino a qualche anno fa imprevedibile rappresentato soprattutto da un colosso come Amazon che in Italia non paga certo le tasse normalmente pagate dalle nostre imprese e ora porta l' offensiva anche sul campo della distribuzione, i librai più piccoli hanno un problema in più.
pubblico alla libreria ibs per eduard limonov
Quale, è presto detto. Si tratta degli sconti del 15 per cento che le grandi catene praticano ormai di regola ancor prima dell' uscita del libro, imponendo di fatto alle librerie indipendenti condizioni di vendita in molti casi insostenibili perché dimezza i loro margini.
Una politica portata avanti e sostenuta con forza dai maggiori editori che sono anche distributori e proprietari di catene, in testa a tutti il gruppo Mondadori. Senza però considerare che trattare il libro come un qualunque altro bene di consumo, ritenendo che la concorrenza si debba fare solo sul prezzo, rischia di rivelarsi controproducente anche per loro.
sergio rizzo
Esattamente come nel caso delle edicole, per ogni punto vendita che chiude le copie perdute non si recuperano più.
L' ostinazione con cui viene difesa la prerogativa di scontare i libri già dal primo giorno sembrava ora finalmente piegata. Anche se con il solito compromesso. A metà luglio è passata alla Camera una legge che limita gli sconti a un massimo del 5 per cento del prezzo di copertina, introducendo qualche piccolo beneficio fiscale e istituendo anche un modesto fondo per il sostegno alla lettura.
LIBRERIA
Molto meno di quello che sarebbe necessario per fare un vero salto rispetto alla situazione di 17 anni fa e magari restituire anche un po' di ossigeno a un settore economico letteralmente stremato. Ma piuttosto che niente, dice un vecchio proverbio, meglio piuttosto. Il fatto però è che questo accadeva ormai cinque mesi fa. E da allora la legge è ferma nei cassetti del Senato per ragioni sconosciute.
Approvata alla Camera il 16 luglio, ci sono voluti tre mesi perché se ne occupasse la commissione Cultura del Senato. Commissione presieduta dal leghista Mario Pittoni, già responsabile istruzione del Carroccio che un anno fa, interpellato dall' Espresso, ha confermato di avere in tasca un diploma di terza media dichiarando al settimanale: «Sono figlio della contestazione globale, erano tempi in cui ci si opponeva.
Libreria Antiquaria Pontremoli
Ho un padre insegnante e un fratello professore, quindi ho sempre respirato scuola e per questo sono preparatissimo. Quello che c' è da sapere non si impara sui polverosi libri».
Da allora, tre riunioni e la richiesta di una selva di pareri a otto commissioni otto. Dagli Affari costituzionali alla commissione Igiene e sanità (l' impatto sanitario della cultura è oggettivamente decisivo), tutti hanno dovuto dire la loro a proposito degli sconti sui libri. I bene informati dicono che i ritardi sono giustificati dall' attesa di una relazione della Ragioneria generale dello Stato che quantifichi l' impatto di quelle briciole concesse ai libri sui conti pubblici e, considerato che la Ragioneria è purtroppo assai impegnata con la legge di bilancio, bisogna portare pazienza.
Anche se quella relazione, peraltro, non sarebbe altro che la sorella gemella di quella già prodotta alla Camera. Ma sarà davvero questa la ragione?
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