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    MUGHINI: ADESSO E’ TUTTO POSSIBILE. SIAMO IN FINALE. SPAGNA ELIMINATA AI RIGORI. QUATTRO MERAVIGLIE, QUATTRO COLPI DI VIOLINO. E LA PARATA DI DONNARUMMA. SE SIAMO STATI SUPERIORI AGLI SPAGNOLI? FORSE NO, MA NON È COSÌ CHE FUNZIONA IL CALCIO. IL RISULTATO È QUELLO CHE È INSCRITTO SUL TABELLONE ALLA FINE. NEL PRIMO TEMPO LORO TENEVANO LA PALLA AL 70 PER CENTO, NOI AL 30. E CHE VUOL DIRE? IN QUELLE DUE O TRE GIOCATE CHE CONTANO AI FINI UNA PARTITA DI FOOTBALL, NOI SIAMO STATI SUPERIORI- VIDEO


     
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    Giampiero Mughini per Dagospia

     

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    Caro Dago, è andata. Siamo in finale. Dopo un primo tempo in cui una magnifica Spagna ci aveva surclassato, dopo che avevamo “trovato” con Chiesa un gol anch’esso da bacheca, dopo che Morata e soci con un’azione travolgente avevano ottenuto il pari, dopo che nei tempi supplementari i nostri non ne avevano più e aspettavano solo che il tempo passasse, che quei stramaledetti 30 minuti si consumassero senza danni per noi.

     

    Ai rigori dunque. E qui non c’è Alfred Hitchcock che tenga in fatto di tensione, teatralità, situazioni impreviste, colpi di scena. Comincia Locatelli, e il portiere spagnolo para senza difficoltà. E’ destino, siamo fritti. Solo che il loro tiratore, quell’Olmo che sino a quel momento era stato il migliore in campo, tira il pallone in tribuna. 0-0 dopo il primo rigore. Dopo di che ci sono quattro tiratori azzurri ai quali i quattro moschettieri di Dumas possono pulire le scarpe.

     

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    Una dopo l’altra, quattro meraviglie, quattro colpi di violino. Belotti, Bonucci come se non avesse fatto altro nella sua vita (il portiere mandato da una parte, la palla che si infila dall’altra), Bernardeschi bianconero che tira una stangata inaudita, e Jorginho, di cui avevano scritto che dopo questa sua ultima stagione era candidato al Pallone d’oro. S’avanza, lemme. Attende, il tempo che il portiere si stenda alla sua destra. A quel punto appoggia la palla che se ne va camminando piano piano alla sinistra del numero uno spagnolo.

     

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    Nel frattempo Donnarumma aveva fatto quello che sa fare alla grande, parare uno dei rigori degli spagnoli, il tiro di Morata, quello di cui qualcuno aveva scritto che aveva un tallone d’Achille, ossia la sua bellissima moglie torinese, una ragazza che aveva conosciuto ai tempi del suo primo juventinato e alla quale non poteva dare il dolore di vederci eliminati in quanto italiani.

     

    I quali spagnoli non hanno nemmeno tirato il loro quinto rigore, non sarebbe servito a nulla. Siamo in finale. Adesso tutto è possibile. Tutto. Laddove io li ricordo come se fosse ora i due gol con cui vincemmo l’Europeo nel 1968. Riva e il gol funambolico di Anastasi, quel tiro al volo di destro dopo un primo palleggio. Glielo chiesi una volta a “Petruzzo” che cosa avesse pensato prima di tirare. Mi rispose che non aveva pensato nulla, accadesse quel che doveva accadere. Accadde che la palla si infilò all’incrocio dei pali.

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    Se siamo stati davvero superiori agli spagnoli? Forse no, ma non è così che funziona il calcio. Il risultato è quello che è inscritto sul tabellone alla fine dei tempi regolamentari. Nel primo tempo loro tenevano la palla al 70 per cento, noi al 30. E che vuol dire? In quelle due o tre giocate che contano ai fini una partita di football, noi siamo stati superiori. Beninteso, onore ai nostri fortissimi avversari.

     

     

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    GIAMPIERO MUGHINI

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