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    LA VERSIONE DI MUGHINI - "DATO CHE IN ITALIA LA GRAN PARTE DEL DISCORSO PUBBLICO È INFLUENZATO DALLE APPARTENENZE IDEOLOGICHE, NIENTE DI PIÙ FACILE CHE NELL'OPINIONE DI MOLTI IL GIUDIZIO SUL DESTINO PROCESSUALE DEL FIGLIO DEL PRESIDENTE DEL SENATO SIA CONDIZIONATO DAL MARCHIO POLITICO DI LA RUSSA PADRE. MI SBAGLIO? NON CREDO. COME PER CHIUNQUE ALTRO LA MIA IDEA SUL FIGLIO DI LA RUSSA È CHE SIA INNOCENTE SINO A PROVA CONTRARIA. SEMPLICE, NO?"


     
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    Giampiero Mughini per Dagospia

     

    GIAMPIERO MUGHINI GIAMPIERO MUGHINI

    Caro Dago, mi pare fosse Arrigo Benedetti - il grande giornalista che aveva imparato da Leo Longanesi a usare le foto nella comunicazione giornalistica - a dire che laddove gli articoli di un giornale si "guardano", le foto invece si "leggono". E cioè che una foto azzeccata è persino più pregnante di un articolo ben scritto.

     

    Vedo sui giornali di oggi una foto in primissimo piano di Ignazio La Russa e di suo figlio Leonardo Apache (quello che è accusato di avere stuprato una ragazza) con sullo sfondo le tombe del cimitero dove riposano i caduti i Salò, ossia i fascisti che sono morti combattendo dalla parte della Repubblica di Salò.

     

    Ecco, non vorrei che qualcuno "leggesse" questa foto più o meno così. Se padre e figlio si fanno fotografare con sullo sfondo quelle tombe, di uomini caduti combattendo dalla parte dei tedeschi e dunque dalla parte sbagliata, allora quel giovanotto non può che essere colpevole del reato che gli viene addebitato.

    Mi spiego meglio.

     

    ignazio la russa in versione avvocato - fotomontaggio ignazio la russa in versione avvocato - fotomontaggio

    Dato che in Italia la gran parte del discorso pubblico è influenzato dalle appartenenze ideologiche, niente di più facile che nell'opinione di molti il giudizio sul destino processuale del figlio del presidente del Senato sia condizionato dal marchio politico di La Russa padre. Mi sbaglio? Non credo. Ne incontro pochi, pochissimi anzi, i cui giudizi siano liberi dal loro orientamento ideologico. Quel tale è un fascista, allora è un pezzo di merda. Quel tale è un compagno, allora è un sant'uomo. O viceversa, naturalmente. Ne sta parlando uno che ormai da anni non ha alcun pregiudizio ideologico al quale far sottostare i suoi giudizi su cose e persone. Come per chiunque altro la mia idea sul figlio di La Russa è che sia innocente sino a prova contraria, sino al momento in cui verrà dimostrato che ha agito con prepotenza nei confronti di una ragazza che non ci stava e non voleva farlo. Semplice, no?

    leonardo apache la russa 3 leonardo apache la russa 3

     

    E poi c'è un'altra cosa, forse ancora più decisiva. Nel vedere le tombe dei caduti di Salò io non provo affatto una sensazione tipo "Ben gli sta, se l'erano cercata quei gaglioffi". La mia idea, al contrario, è che la memoria dei caduti dell'una e dell'altra parte della guerra civile 1943-1945 debba essere una memoria condivisa, la memoria di un lutto comune a tutti gli italiani, la memoria di una tragedia in cui degli italiani ci provavano gran gusto a uccidere altri italiani. Né i fascisti i Salò erano necessariamente e senz'altro tutti dei gaglioffi che volevano arrecare danno agli ebrei.

     

    Lo sappiamo benissimo, dopo aver letto quel magnifico romanzo di Carlo Mazzantini, A cercare la bella morte, che tra di loro c'erano molti italiani per bene. Erano degli italiani per bene Giovanni Gentile, ucciso dai gappisti fiorentini; Aldo Resega, il commissario federale di Milano ucciso mentre stava tornando a casa senza scorta perché lui l'aveva rifiutata e che nel suo testamento aveva implorato che non ci fosse rappresaglia ove fosse caduto per mano di un agguato partigiano; Igino Ghisellini, il commissario federale di Ferrara il cui assassinio provocò la mostruosa rappresaglia che Giorgio Bassani ha raccontato in un suo libro famoso. Era un italiano per bene mio padre, che era stato un fascista convinto e che nella Firenze dell'agosto 1944 avrebbe potuto essere intercettato da partigiani che non si sarebbero comportati da "cristiani" a dirla con il Curzio Malaparte de La pelle, il suo romanzo del 1949.

    IGNAZIO E LEONARDO APACHE LA RUSSA IGNAZIO E LEONARDO APACHE LA RUSSA

     

    E' stata una guerra civile, almeno nella nostra memoria attenuiamone l'orrore col portare pari rispetto alle vittime dell'una e dell'altro parte. Ecco perché a vedere le tombe dei caduti di Salò, il mio è un lutto sincero.

     

    IGNAZIO E LEONARDO APACHE LA RUSSA IGNAZIO E LEONARDO APACHE LA RUSSA

    GIAMPIERO MUGHINI

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