Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia
MUGHINI
Caro Dago, nel rimanere imbambolato innanzi alla tragedia e al dolore che stanno vivendo tanti nostri connazionali che abitano lì dove gli Appennini sono più feroci, speravo che non ci fosse nessun imbecille ad alzare alto il ditino nel lamentare che “i soccorsi” sono arrivati in ritardo.
Lo speravo per un fatto di discrezione, perché sempre scelgo il silenzio innanzi a vette così alte di sofferenza. E invece vedo che, chi per esibizionismo chi per raccogliere qualche voto di disperati, non mancano questi signori che la sanno lunga, tanto lunga che se fosse per loro la natura non ci farebbe mai un baffo.
Mai un baffo. 400 scosse di terremoto in pochi mesi, la neve che scende giù sino a fare muri bianchi alti tre metri, le strade in mezzo alla montagna da cui non passa neppure un monopattino, l’elettricità spezzata via a centinaia di migliaia di famiglie, un albergo a quattro stelle travolto in un istante. Niente, cosucce da niente.
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Questi che la sanno lunga lo sanno come prevenire le tragedie, come mettere le mutande ai terremoti, come far sì che l’elettricità resti nei secoli a disposizione dell’uomo. Non hanno pudore nel reputarsi più forti della natura, un pugile che non c’è campione al mondo dei pesi massimi capace di affrontarlo.
Non hanno pudore di se stessi. Non hanno pudore dei morti e di chi sta morendo di freddo. Non portano rispetto alle migliaia di italiani accorsi in elicottero o sugli sci a parare le sofferenze. Cialtroni.
Giampiero Mughini
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