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AMATO E SFRUTTATO UN CAMPIONE OLTRE OGNI LIMITE
Ishmael Reed è l' autore di The Complete Muhammad Ali ( Copyright New York Times News Service. Traduzione di Fabio Galimberti) - da Repubblica
MUHAMMED ALI
Muhammad Ali è stato il più grande pugile di tutti i tempi, ma è stato anche una persona profondamente umana, pieno di fragilità e manie come chiunque. Fisicamente era vulnerabile: i medici fin dall'inizio avevano avvisato lui e il suo seguito che prendeva troppi colpi durante gli allenamenti. Lui non li stava a sentire, e nessuno di quelli che gli stavano intorno cercò di persuaderlo a fare diversamente.
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Molti concorderebbero con l'allenatore Emanuel Steward, che sosteneva che Ali avrebbe dovuto lasciare dopo la vittoria su George Foreman in Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), nel 1974. Invece continuò a combattere per altri sette anni, e pagò questa ostinazione con i successivi decenni di fragilità fisica e mentale.
Sembrava che più la gente guardasse Ali, meno riuscisse a comprenderlo. Molti degli scrittori che lo veneravano - gli Ali Scribes, li chiamo io, gli scribi di Ali - lo hanno dipinto come un esponente della controcultura degli anni 60, per via del suo rifiuto di partire per il Vietnam, nel 1967. In realtà seguiva semplicemente la politica di nonviolenza della Nation of Islam, in cui era entrato qualche anno prima.
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Ali era generoso, forse troppo generoso. Howard Moore Jr., un avvocato che era spesso ospite a casa sua, diceva che il telefono di Ali suonava tutto il giorno e all' altro capo del filo c' era gente che gli chiedeva di pagargli l' affitto o di prestargli denaro, e spesso e volentieri lui lo faceva. Secondo il documentario The Don King Story, quando Ali ci lasciò quasi la pelle combattendo contro Larry Holmes nel 1980, King, l' organizzatore dell' incontro, lo raggirò intascandosi l' intera borsa da 8 milioni di dollari, lasciandogliene solo 50.000 (King nega l' accusa).
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Ali si teneva alla larga da promoter e agenti che parlavano a nome di altri pugili, ma aveva anche lui il suo circo viaggiante di parassiti e tirapiedi che lo incoraggiavano a combattere, senza preoccuparsi dei danni che procurava al suo corpo. Nel 1977 rimediò una tale batosta da Earnie Shavers che Teddy Brenner, l' organizzatore degli incontri al Madison Square Garden, rifiutò di farlo combattere ancora nella sua struttura. Dopo un altro incontro, Ferdie Pacheco, un medico di bordo ring, avvisò le persone più vicine ad Ali che stava urinando sangue: non ebbe risposta.
MUHAMMAD ALI MOSTRA IL GIORNALE CHE CONSACRA IL SUO PASSAGGIO ALL'ISLAM
Ali era un pugile, ma anche un poeta, in senso letterale. La prima volta che lo vidi fu nel 1963, quando venne a leggere le sue poesie in un caffè del Greenwich Village a New York, chiamato Bitter End.
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L' ultima volta che lo vidi fu nel 2005, quando presenziai all' inaugurazione del Muhammad Ali Center a Louisville, nel Kentucky. Sembrava provato e stanco. Lo spaccone che scuoteva la nazione con le sue chiacchiere era stato messo a tacere. Il Louisville Lip, il labbro di Louisville, come l' avevano soprannominato, era stato cucito.
È stato davvero il più grande pugile di tutti i tempi? Secondo qualcuno, Joe Louis è stato più grande. Ma poi mi viene in mente la storia che uno dei suoi amici. C' era un bambino che stava morendo di cancro. Ali lo andò a trovare in ospedale e gli disse che avrebbe sconfitto Sonny Liston e che lui, il bambino, avrebbe sconfitto il cancro.
«No», rispose il bambino. «Io andrò da Dio e gli dirò che ti conosco».
FRAZIER MANDA ALI AL TAPPETO
Cassius Clay divenne poi Muhammad Ali