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Benito Mussolini rimane cittadino onorario di Salò (Brescia). Ieri sera, a tarda ora, il Consiglio comunale ha respinto a maggioranza la mozione per la revoca della cittadinanza al duce nella città sulle rive del Garda che è diventata il simbolo dell'ultimo scorcio del regime fascista, con la Repubblica sociale italiana qui insediata da Mussolini nel settembre del '43.
La mozione presentata dal gruppo di opposizione Salò Futura non è stata bocciata con 14 voti contrari, tutti quelli della maggioranza di centrodestra più due della lista di minoranza Insieme per Salò (vicina alla Lega). Favorevoli alla revoca solo i tre consiglieri del gruppo che ha proposto la revoca. Mussolini resta così cittadino onorario del Comune che ha legato il suo nome alla Rsi. La seduta è stata controllata a vista dalle forze dell'ordine per timore di disordini.
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La cittadinanza onoraria fu attribuita a Mussolini dal commissario prefettizio di Salò nel 1924. Ieri la maggioranza del sindaco Giampiero Cipani ha respinto la mozione con la motivazione che "l'unico modo per debellare l'ideologia sbagliata del fascismo è dimostrare con i fatti che la nostra idea di Stato, liberale e democratico, è quella giusta, è una mozione strumentale e anacronistica".
La questione del riconoscimento che tanti comuni avevano fatto al duce durante il Ventennio non è nuova e, anzi, interroga trasversalmente la politica. Nell'aprile scorso a Bergamo il Consiglio comunale ha votato per togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini, anche in questo caso decisa 96 anni fa da un commissario prefettizio. Più volte il sindaco di centrosinistra Giorgio Gori aveva detto che riteneva che la revoca non aggiungesse nulla al "tasso di antifascismo" della città. Gori si era astenuto, ma la mozione di Sinistra Unita era passata ugualmente.