Francesco Spini per “la Stampa”
mediobanca nagel
Non è poi tanto lontano il 5 di dicembre, data in cui il patto di Mediobanca tornerà a riunirsi per decidere il da farsi dopo che Vincent Bolloré, con una mossa inattesa, ha dato disdetta al patto che coagulava il 28,5% dell' azionariato.
alberto nagel vincent bollore
Ago della bilancia sul futuro della governance di Piazzetta Cuccia è il suo primo azionista, Unicredit. Il numero uno della banca per il momento mantiene il più stretto riserbo: «Spetta al presidente del patto» ossia ad Angelo Casò «fare annunci» su un nuovo accordo parasociale, «non spetta a me commentare», dice l' ad Jean Pierre Mustier. A quanto risulta, però, il banchiere sarebbe deciso a sottoscrivere un nuovo accordo parasociale, evitando così che Mediobanca sperimenti da subito la condizione di «public company» pura, destino verso cui è comunque proiettata.
ENNIO DORIS CON ALLE SPALLE UN RITRATTO D ANNATA DI BERLUSCONI
Si va verso il patto di consultazione del 20% fino al 2020, modello «light» per come lo ha battezzato Ennio Doris, uno degli sponsor di tale soluzione. Eppure Mustier, nonostante da tempo abbia derubricato il suo 8,7% di Mediobanca come partecipazione finanziaria e non strategica, a quanto risulta, avrebbe spinto a lungo per un accordo se non di blocco, più incisivo sulle scelte strategiche di Piazzetta Cuccia.
Una spinta inattesa da parte del banchiere francese, solo apparentemente disinteressato alle mosse del gruppo guidato da Alberto Nagel. Il ritrovato attivismo sarebbe dettato dall' interesse - questo sì, più volte manifestato - di tutelare l' indipendenza, l' italianità e l' internazionalità delle Generali.
JEAN PIERRE MUSTIER
Stringere ancora un patto «pesante» avrebbe però numerose controindicazioni, a cominciare dagli orientamenti della Vigilanza Unica che demandano all' indipendenza del cda l' indirizzo strategico della banca, inclusa la gestione della sua partecipazione più importante. Né saranno più i grandi soci, tra due anni, a scegliere i nomi del futuro cda di Mediobanca, che a norma di statuto sarà eletto sulla scorta della lista stilata dall' attuale consiglio.
GENERALI 24x576@LaStampa.it
La partita che si gioca in Piazzetta Cuccia, dunque, è direttamente correlata alla «tutela» che Mustier rivendica sulle Generali. Il piano stilato dall' ad Philippe Donnet, equilibrato tra una buona remunerazione degli azionisti, una contestuale riduzione del debito senza chiudere la strada alle acquisizioni, ha messo d' accordo tutti i grandi soci.
Tra essi anche Francesco Gaetano Caltagirone la cui quota è salita, con gli acquisti di ieri, al 4,56%, mentre Leonardo Del Vecchio si è portato al 3,54%. Anche con un azionariato con i pesi mutati, il barometro di Trieste segna tempo stabile. Si andrà in una logica di continuità, con la pressoché certa conferma di Donnet. Anche in consiglio ci saranno poche modifiche, l' ossatura resterà quella di oggi.
francesco gaetano caltagirone
leonardo del vecchio
Resta un' incognita: la casella del presidente. Diventa assai concreta l' ipotesi di modificare lo statuto che limita a 70 anni l' età massima per ricoprire la carica e che mette fuori gioco Gabriele Galateri. In consiglio un nome alternativo al suo, in grado di mettere d' accordo i soci (cosa non sempre agevole), per ora non c' è.
E visto che in ogni caso lo statuto andrà modificato per uniformarlo a un regolamento Ivass che riguarda sempre i poteri del presidente, tanto vale eliminare lo scoglio. C' è un problema: cosa ne penseranno i fondi, assai pesanti nel capitale di Trieste e attenti alle buone pratiche di governance? Per evitare sorprese sarà effettuato un sondaggio tra i principali investitori istituzionali per capire il loro atteggiamento. In assenza di obiezioni, Galateri si ritroverà in pole position per la riconferma.
MEDIOBANCA