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    BEI TEMPI, QUANDO CONTRATTAVAMO CON L’EUROPA PER IL DEFICIT AL 2% - IL GOVERNO HA APPROVATO LA NOTA DI AGGIORNAMENTO AL DEF E SONO DOLORI: IL RAPPORTO DEFICIT/PIL QUEST’ANNO SARÀ AL 10,8% E IL PROSSIMO AL 7 - RIVISTE ANCHE LE PREVISIONI SULLA CRESCITA. O MEGLIO SULLA DE-CRESCITA: LA CADUTA DEL PIL SARÀ DEL 9% NEL 2020, MA SOLO SENZA UNA RECRUDESCENZA DELLA CRISI SANITARIA. E IL PROSSIMO ANNO…


     
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    Luca Cifoni per “il Messaggero”

    roberto gualtieri giuseppe conte 3 roberto gualtieri giuseppe conte 3

     

    Il governo intende aumentare il deficit per spingere la ripresa fino al 2022 compreso; dall' anno successivo invece la politica di bilancio dovrebbe tornare a ridurre il disavanzo, riportandolo al 3 per cento del Pil. Il percorso per la graduale uscita dall' emergenza descritto nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) - approvata dal Cdm ieri sera - fa comunque affidamento in modo decisivo sui fondi europei del Next Generation Eu.

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    Sia in forma diretta, con l' utilizzo pieno delle sovvenzioni a fondo perduto (che non incidono sui saldi di bilancio) e l' impiego dei prestiti in misura compatibile con gli obiettivi di bilancio, sia indiretta grazie agli «spazi fiscali» che le risorse provenienti dalla Ue potranno creare.

     

    Il punto di partenza è una stima della crescita leggermente peggiore di quella fatta ad aprile: la caduta sarà del 9 per cento invece che dell' 8, ma comunque non a due cifre. Scenario che invece si concretizzerebbe in caso di recrudescenza della crisi sanitaria, con conseguente ricorso da parte del governo a nuove misure restrittive: in quel caso la contrazione del prodotto interno lordo viene valutata al 10,5 per cento.

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    In termini nominali, il livello del prodotto interno lordo (che dipende dalla crescita effettiva dell' economia ma anche dalla variazione del livello dei prezzi) dovrebbe tornare il prossimo anno non troppo lontano dal livello pre-Covid: 1.759 miliardi contro i quasi 1.790 del 2019; nel 2020 invece precipiterà fino a 1.647 miliardi.

     

    LE PREVISIONI

    In questo contesto la Nadef rivede anche le precedenti previsioni in materia di finanza pubblica. Il rapporto tra deficit e Pil si dovrebbe attestare quest' anno al 10,8 per cento, ma soprattutto nel 2021 salirebbe al 7 per cento, contro il 5,7 ipotizzato ad aprile.

     

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    Nel testo della Nadef il ministero dell' Economia fa esplicitamente notare come questo livello di disavanzo sia superiore a quello già autorizzato dalle Camere in occasione dei vari provvedimenti d' emergenza approvati quest' anno.

     

    E la stessa cosa vale anche per il 2022, pur se in misura ridotta: in quell' anno il maggior indebitamento netto rispetto allo scenario tendenziale sarebbe pari allo 0,6 per cento del Pil, oltre 10 miliardi. Insomma l' esecutivo intende continuare a stimolare l' economia, approfittando anche del nuovo quadro europeo, nel quale pure il prossimo anno sarà applicata la clausola generale di salvaguardia che di fatto sospende le regole del Patto di Stabilità.

     

    giuseppe conte pil recessione giuseppe conte pil recessione

    Tempi e soprattutto modalità del ritorno alla normalità sono ancora da definire, con la possibilità di arrivare ad un meccanismo diverso e in qualche modo più flessibile. Resta per il nostro Paese però la necessità di tenere sotto controllo un debito pubblico che è comunque osservato attentamente sui mercati finanziari, al di là di quanto previsto dai Trattati europei.

     

    LA DISCESA

    Dopo un 2019 di sostanziale stabilità il rapporto debito/Pil si è attestato al 134,6 per cento (dal 134,4 dell' anno precedente) per il 2021 è previsto un incremento di ben 23,4 punti percentuali, che porterà il rapporto al livello record del 158 per cento.

     

    Da lì dovrebbe iniziare un percorso di graduale discesa, indotto nelle aspettative del governo dalla ripresa delle crescita economica e dal progressivo riassorbimento del deficit primario, ovvero la differenza tra entrate e uscite che non tiene conto della spesa per interessi; interessi che a loro volta dovrebbero mantenersi su un livello basso. Il rapporto scenderebbe così prima al 155,6% nel 2021 e poi al 153,4 l' anno successivo, fino al 151,5 del 2023. Ma per tornare al livello pre-Covid bisognerà comunque attendere la fine del decennio.

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