prisco
Francesco Persili per Dagospia
“Napoleone è Waterloo, Toto Cutugno i secondi posti a Sanremo. E l’Inter il 5 maggio, il giorno dello scudetto perso all’ultima giornata, a vantaggio della Juve”.
Chissà cosa avrebbe detto il più interista di tutti, l’avvocato Prisco, alpino della Divisione Julia che partecipò alla campagna di Russia, nel leggere della “sindrome eroica dei cornuti e mazziati” enunciata da Tommaso Labate. E sì che di veri eroi la storia nerazzurra ne avrebbe, a cominciare dal capitano Virgilio Fossati, che cadde combattendo al fronte durante la prima guerra mondiale.
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Ma il commentatore politico del Corriere della Sera e tifoso “bauscia”, nel suo libro “Interista social club” (Mondadori), preferisce offrire una visione dell’interismo depurata da epopee, mitologie e leggende per tuffarsi nell’intimismo della sua cameretta a rimirare vecchi poster già sbiaditi di Conte e Lukaku e azzardare paragoni tra la Beneamata e il centrosinistra.
tommaso labate cover
“Entrambi hanno avuto periodi oscuri, spogliatoi litigiosi, leader santificati e poi sacrificati, conti scombinati e tassi percepiti di sfiga”. In effetti, i vizi storici della sinistra sembrano essere quelli dell’interismo: le doppie morali (ma su Calciopoli non viene menzionata da Labate “l’attività di lobbying” sugli arbitri di Facchetti né lo scandalo passaporti), il complesso dei migliori (l’unica squadra a non essere mai andata in B, l’ultima ad aver vinto una coppa europea nell’anno di grazia del Triplete) e il difficile rapporto con il leader, o l’allenatore, di turno.
ronaldo
La “non vittoria” di Bersani del 2013 viene accostata dall’autore all’eliminazione dell’Inter da parte del Bayern nella Coppa Uefa del 1988 con l’interista La Russa, oggi senatore di Fratelli d’Italia, che mise a fuoco in un “misto tra giallognolo e verdognolo” le facce dei leader sconfitti della sinistra. “Ma al contrario del centrosinistra che ancora paga il conto di quella sconfitta – puntualizza Labate - al termine di quella stagione la Beneamata vinse lo scudetto”. Le analogie tra centrosinistra e Inter, che “hanno una loro regolarità temporale nel vincere”, stuzzica anche il ministro Andrea Orlando, tifoso viola: “Labate ha ragione, leggerò il libro…”
facchetti moratti
Tra “perdentismo romantico” e “valore mistico della sconfitta” (i 45 minuti di Barcellona-Inter, primo anno di Conte), connessioni sentimentali con la legge di Murphy (“se una cosa può andare male, sicuramente lo farà”) e il pessimismo come “ottavo vizio capitale”, il primo istinto è fare gli scongiuri come Lino Banfi in “Occhio, malocchio, prezzemolo e…”: “Col sale, l'olio e l'aceto mi protegge la Madonna dello sterpeto.”
In questo clima da commedia all’italiana, arricchito da una citazione stracultissima di Paolo Villaggio nel non memorabile “Ho vinto la lotteria di Capodanno”, il fantasma di Mourinho balena come quei lampi di malinconia che accompagnavano il Conte Mascetti di “Amici Miei”, fino all’arrivo di un altro Conte, “Andonio”, maschio alfa della juventinità, che si presentò come “una via di mezzo tra un mago della finanza e il broker del narcotraffico de “Le Conseguenze dell’Amore”.
Da Monicelli a Sorrentino, ma anche Alanis Morisette, i Verve, e l’immancabile Jovanotti, Labate conferma la difficoltà dei quarantenni di emanciparsi da un simbolismo pop che rischia di chiudere l’immaginario nel recinto angusto della nostalgia mescolando il brit pop degli Oasis, Bruce Willis e le madeleine della gabbia di Orrico e delle geometrie banali, anche a livello tricologico, di Wim Jonk.
santillana real inter
In questo mare magnum di rimandi e citazioni, l’intruso, come nella Settimana Enigmistica, è l’antieroe del 5 maggio, un terzino slovacco dall’espressione dolente e dal destino tragico, che non a caso oggi fa l’impresario teatrale. Di chi si tratta? (Gresko)
tommaso labate
Sulla maledizione del terzino sinistro dell’Inter dopo Roberto Carlos, si poteva fare ampia letteratura ma Labate ha preferito infliggerci l’aneddotica da “tennico” da Bar Sport di Benni sull’ex agente di borsa Corrado Verdelli e sui tranquillanti presi prima di Bayern-Inter, la “chicca” su Moratti che ritoccò al rialzo il contratto di Sartor ché “nella sua Inter non c’era nessuno che guadagnasse meno di un miliardo” e il racconto del suo battesimo da tifoso con un Real-Inter del 1986 e l'incubo di un furoreggiante Santillana.
La biografia legata alla divorante passione calcistica per la propria squadra: si parte sempre per essere Nick Hornby ma tra vecchie figu, tv, sorrisi e palloni si finisce per diventare il Max Pezzali dell’interismo. E non è detto che sia peggio...
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