Giovanna Casadio per “la Repubblica”
napolitano letta renzi
«Smettiamola con questo clima da corrida che non serve al paese e con questa iperpersonalizzazione. Stiamo ai contenuti della riforma della Costituzione». Enrico Letta, l’ex premier dem scalzato da Matteo Renzi, non manca l’affondo alla strategia del governo sul referendum, pur essendo per il Sì. Del resto, ha appena finito di parlare l’ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano alla scuola di politiche che Letta - che ora vive a Parigi ed è docente all’università Sciences Po - ha voluto.
letta napolitano x
E anche Napolitano sta al merito e ricorda le «due fatali debolezze» della seconda parte della Carta: il bicameralismo paritario e la minorità dell’esecutivo, dettate dall’inizio della guerra fredda. Cita don Dossetti che definì quelle scelte frutto «dell’ipergarantismo» dei costituenti nella fase d’inizio della guerra fredda. Doppio passaggio quindi, di Napolitano e di Letta per restare al merito della riforma costituzionale, senza screditare i sostenitori del No. Tra i quali, ad esempio, c’è Raniero La Valle, dossettiano.
salvini
Lungamente applaudita dai ragazzi, che vogliono poi farsi una foto con lui, la lezione dell’ex presidente della Repubblica ieri parte dall’Europa, dalla sfida europeista e dall’antieuropeismo. Precisando: «Come in Austria e in Francia ci sono partiti di destra ora caratterizzati dall’antieuropeismo, in Italia abbiamo la Lega, la principale espressione di posizioni xenofobe, nazionaliste e ora anti europeiste».
Parole che scatenano i leghisti. Passa agli insulti Matteo Salvini, il leader del Carroccio, e minaccia denunce: «Napolitano straparla, non sa più quello che dice, mi dispiace che prenda uno stipendio dallo Stato italiano, ricoveratelo, è un vecchio arnese del comunismo». E via, sullo stesso tono, annunciando querele: «Ci ha infamato». Difesa a catenaccio del Pd: «Inaccettabili le offese a Napolitano», reagisce Anna Finocchiaro, la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato.
BERSANI LETTA RENZI
Ma lo scontro sul referendum di ottobre resta acceso. Non solo Letta, tutta la sinistra dem denuncia la cattiva strada della personalizzazione intrapresa da Renzi e anche l’uso pro Sì dei padri storici della sinistra da Berlinguer a Ingrao.
Pierluigi Bersani, l’ex segretario del Pd, ironizza: «La foto di Ingrao pro Sì? Appena incontro un renziano, gli do un consiglio se parliamo di monocameralismo, allora mettete la foto di Lenin dietro alla Boschi, più monocameralismo del soviet non c’è... Bisogna lavorare per unire, non per creare fratture, se è così, io non ci sto, mi venite a trovare a Bettola da solo». Poi corregge Renzi su Verdini: «Io ho detto no a un governo con Forza Italia». Il presidente del Senato, Piero Grasso ammonisce: «Abbassare i toni, c’è il rischio di dilaniare il paese».
INGRAO REFERENDUM
E dopo le affermazioni della ministra Maria Elena Boschi sui «veri partigiani» che voteranno Sì, l’Anpi riunisce il direttivo e dà l’altolà: «Basta provocazioni, intensifichiamo la campagna per il No e avanti anche con la raccolta firme contro l’-I-talicum ». E sulle divisioni: «Va bene le opinioni diverse ma le decisioni vanno rispettate». Torna ad aprirsi anche la questione della legge elettorale per i futuri senatori. In un accordo con la sinistra dem, il premier- segretario aveva garantito che ci sarebbe stato un provvedimento al hoc. Glielo ricorda Vannino Chiti: «La proposta va approvata prima del referendum di ottobre».