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    MA LA ROMA DOVE STA? NASCE L’ASSOCIAZIONE AGOSTINO DI BARTOLOMEI (EX CAPITANO DELLA "MAGICA") CHE REGALERÀ OGNI ANNO DIECI BORSE DI STUDIO AI RAGAZZI DELLE FAMIGLIE MENO BENESTANTI DELLA CITTÀ. MA C’È UNA GRANDE ASSENTE: LA AS ROMA - È POSSIBILE CHE I FRIEDKIN, CHE SI SONO AUTOPROCLAMATI “CUSTODI” DEL CLUB, NON RIESCANO A CAPIRE CHE LA SOCIETA' GIALLOROSSA NON È NÉ UN BUSINESS, NÉ UN VANITY ASSET? – DAL SEGRETARIO DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA FRANCESCO GAROFANI AL SINDACO DAMIANO TOMMASI: ECCO CHI C’ERA


     
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    Dagonota

    agostino di bartolomei agostino di bartolomei

    “Ma c’è qualcuno della società?”. Al Tempio di Adriano in piazza di Pietra nasce l’associazione Agostino Di Bartolomei che regalerà ogni anno dieci borse di studio ai ragazzi delle famiglie meno benestanti della città. Ma c’è una grande assente: la As Roma. Una assenza che fa ancora più rumore visto che Ago non è solo il capitano del secondo scudetto giallorosso ma una figura che incarna valori, cultura e una certa idea di sport.

     

    L’associazione promossa dal figlio Luca è riuscita a radunare il presidente di Sport e Salute Marco Mezzaroma, l’assessore Alessandro Onorato, gli ex calciatori della Roma Franco Tancredi, Odoacre "Dodo" Chierico, Alberto Faccini, Damiano Tommasi, oggi sindaco di Verona, e poi l’ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco, il prefetto di Roma Lamberto Giannini e il segretario del Consiglio Supremo di Difesa Francesco Garofani.

     

    Della Roma dei Friedkin neanche l’ombra di un dirigente. L’ennesima dimostrazione dello scollamento esistente tra club, città e mondo romanista. Un’altra figuraccia, insomma, dopo l’assenza ai funerali di Giacomino Losi, il giardinetto per Nils Liedholm (che se non fosse stato per il Comune il Barone non avrebbe ottenuto neanche quello), i ritardi sulla questione stadio e l’immobilismo sul museo della Roma.

     

    luca di bartolomei amedeo ciaccheri luca di bartolomei amedeo ciaccheri

    È possibile che i Friedkin, che si sono autoproclamati "custodi" del club, non riescano a capire che il romanismo non è né un business, né un "vanity asset" ma il senso di una grande avventura emotiva, collettiva e sociale? Nel 2015, ai tempi della presidenza Pallotta, l’allora ds Walter Sabatini era in prima fila a Pietralata per la partita tra la rappresentativa di rifugiati e richiedenti asilo Liberi Nantes e l’As Roma legends. La proprietà texana, invece, non riesce a costruire un rapporto di empatia con l’ambiente. Peggio, non se ne cura.

     

    Si possono comprendere gli errori sugli allenatori, i terzini e gli attaccanti mai comprati, le scelte affidate agli algoritmi, quello che non si può perdonare è il disinteresse. Nei confronti di Ago, dello sport come strumento di integrazione e di emancipazione, e della Roma, che è prima di tutto un sentimento. Ma forse questo l’algoritmo non lo sa…

     

    presentazione associazione agostino di bartolomei marco mezzaroma presentazione associazione agostino di bartolomei marco mezzaroma

     

    LO SPORT DEVE ESSERE PER TUTTI, 10 BORSE DI STUDIO

     

     

    Luca Valdiserri per il Corriere della Sera - Roma - Estratti

    «Una riflessione sulla povertà sportiva in Italia». Il titolo della ricerca del Censis ha il dono della sintesi. I dati sono stati illustrati ieri, in occasione della presentazione della Associazione di Promozione Sociale e Sportiva intitolata ad Agostino Di Bartolomei, al Tempio di Adriano in piazza di Pietra. E quei dati non lasciano dubbi: la situazione è preoccupante.

     

    Per il Censis, infatti, il divario tra ragazzi che provengono da famiglie a basso reddito e quelli di famiglie ad alto reddito è elevatissimo: fanno sport 4 ragazzi che appartengono a nuclei in difficoltà economiche rispetto ai 7 benestanti.

     

    roberto roscani francesco garofani roberto roscani francesco garofani

    La situazione, cosa ancora più grave, è una nostra prerogativa. Parlando di pratica sportiva per attività non legate al lavoro (o alla scuola), in Italia esiste un grande divario tra giovani appartenenti a famiglie con il quinto quintile di reddito e i loro coetanei appartenenti a famiglie nel primo quintile di reddito. Il 68,3% dei giovanissimi di famiglie benestanti pratica almeno uno sport aerobico - dato in linea con la media europea, che è del 66,9% - mentre solamente il 40,2% dei giovani economicamente meno fortunati pratica uno sport. La media europea è del 61%. La differenza in Italia è quindi di 28 punti percentuali, mentre in Spagna è di 6,3, in Francia di 7,5 e nella Unione Europea di 5,9.

     

    Secondo la ricerca «i bisogni sportivi insoddisfatti» sono certamente legati al reddito delle famiglie, ma anche ad altri aspetti. C’è una difficoltà logistica e di conoscenza che incide sulla possibilità di praticare lo sport in modo organizzato che colpisce proprio le famiglie con il reddito più basso. E il divario con gli anni si sta aggravando: confrontando i dati del 2014 con quelli del 2019, si è passati da 24,9 punti a 28,1.

    lamberto giannini lamberto giannini

     

    Secondo il Censis «c’è un problema di cultura sportiva che rischia di diventare, se non elitaria, almeno non del tutto inclusiva. Un’idea di sport che vede assottigliarsi la sua componente di spontaneismo... con gli spazi aperti al gioco spontaneo e deregolamentato che si sono ridotti incredibilmente, così come le figure adulte che organizzano attività sportiva slegati da una struttura agonistica».

     

    Sulla base dei dati Istat, il costo della retta e delle attrezzature necessarie per praticare uno sport si aggira mediamente intorno ai 1.000 euro l’anno (approssimazione al ribasso). È certamente un fattore determinante, ma non è il solo. Altre situazioni critiche riguardano gli aspetti organizzativi della famiglia, la gestione del tempo, i trasporti e la burocrazia per certificati, permessi e autorizzazioni che possono rappresentare una barriera d’ingresso per famiglie con minor istruzione e dimestichezza con le carte bollate.

     

    paolo del brocco paolo del brocco

    A Roma solo 18,1 cittadini su 100 dichiarano di veder giocare ragazzi in strada o nelle piazze. Nello stesso tempo, invece, il 59,3% vede persone fare jogging per strada e il 49,5% fare attività nei parchi. Siamo diventati un popolo che corre, ma da soli e magari con le cuffiette per ascoltare la musica e isolarci dal mondo.

    Risolvere un problema del genere non è certo facile, ma c’è chi ci prova dando il buon esempio.

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