Valeria Randone per "www.lastampa.it"
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Stabilità di coppia e nascita di un figlio non sempre camminano a braccetto, e non sempre coabitano a lungo sotto lo stesso tetto.
Può capitare che il passaggio da due a tre, o da tre a quatto rappresenti un vero attentato terroristico alla stabilità e longevità della vita di coppia.
Quando una donna diventa mamma, il rischio più grande nel quale può inciampare è quello di diventare soltanto mamma. Di smarrire sé stessa e la sua identità di donna. All’intero della coppia e della sua stessa vita.
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L’uomo, pur desiderando la paternità, può essere colto alla sprovvista da sentimenti di gelosia, e sentirsi defraudato del posto d’onore che occupava nel cuore (e nel letto) della sua donna, estromesso dal legame fusionale tra mamma e bambino.
Dal bambino immaginario al bambino in braccio
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Quando una donna diventa mamma, il bambino fantasmatico abita il suo immaginario molto prima che abiti l’utero. La gravidanza psicologica precede quella biologica, e predispone la donna ad accogliere la magia di una vita.
Il cammino verso la maternità parte da lontano e coinvolge mente, cuore e corpo.
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Una donna chediventa madre viene preparata da tutta una serie di eventi interni ed esterni, e giunge più o meno consapevolmente alla nascita del suo bambino.
Sin da bambina ha giocato con le bambole o ha imitato la madre accudente: ha visto allattare e cambiare pannolini, e li ha cambiati anche lei. Ha poi seguito un percorso pre-parto o ha empatizzato con la gravidanza dell’amica del cuore o della sorella. Ha accudito un fratello o una sorella più piccola, lusingata dal ruolo di figura materna vicariante.
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Una donna, tranne nel caso di strappi familiari, ha una mamma e una suocera che aiutano, supportano e sopportano, tra fatiche e tempeste ormonali. Impara a fare la mamma vedendolo fare. Così, tra regole sociali tacite, giochi di ruolo e d’imitazione, tra gli ormoni a favore e l’istinto materno, la donna impara a fare - anzi essere - madre.
Il padre ha un ruolo sociale, non ha idea di come si diventi tale, non imita nessuno e nessuno gli insegna come poter fare.
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In passato, la figura del padre era del tutto marginale all’accudimento della prole: non era previsto che cambiasse i pannolini o che avesse il congedo parentale. Era immune da fatiche e gioie che, invece, erano ruolo-materno correlate. Un uomo che diventa padre, solitamente, lo diventa con il trascorrere del tempo. Il ruolo e l’identità paterna diventano tali con il bambino in braccio, non prima.
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Nell’impervio e faticoso cammino da coppia a famiglia, può capitare che quando nasce un bambino, l’uomo possa sentirsi spodestato dal ruolo di compagno di vita e di amante, nonché, venire estromesso dal lettone; una volta talamo coniugale.
La sosta protratta nel lettone: alibi o necessita?
Un bambino appena nato ha priorità su tutto e su tutti. Piange per transitare tra le braccia di Morfeo, necessita di cure e di presenza fisica a tutte le ore. Soffre quando mette i primi denti, ha le coliche notturne e diurne, va cambiato e allattato anche di notte. Così, dalla culla si trasferisce nel lettone. E qui rimane per un tempo infinito, occupando lo spazio-tempo che la coppia dovrebbe o vorrebbe destinare all’intimità o al recupero della sessualità post parto.
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Cambia il numero degli abitanti, in famiglia e nel lettone, cambia l’intimità e cambia la sessualità. La donna ha una sola priorità: il benessere del bambino, smarrendo talvolta il desiderio, talvolta il tempo di qualità.
Alcuni uomini, invece, vivono una scissione inconscia tra le due immagini antitetiche che abitano il loro mondo fantasmatico: la donna divenuta madre, da rispettare e proteggere, e la donna che un tempo era amante, compagna di vita e di letto, da desiderare sessualmente. Scissione nutrita da retaggi culturali, sociali e false credenze sulla sessualità.
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Il dopo parto è per la coppia uno dei momenti più complessi che ci sia. Momento a rischio di estinzione del sacro fuoco della passione e del desiderio sessuale, e a rischio di tradimento.
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Una coppia che verte in un pregresso stato di precariato affettivo e sessuale, dopo le scosse di assestamento da primo figlio, vive la trasformazione del talamo in fasciatoio come un’opportunità per mettere sotto il tappeto del non detto e della mancanza di tempo quello che non andava bene.
Se la coppia è scaldata da amore e desiderio di intimità, sopravvivrà a questo distacco forzato e transitorio, per ritrovarsi famiglia senza troppi strappi e strappi.
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Sostegno alla genitorialità
Camminare in bilico come i funamboli tra lo spazio per la famiglia, lo spazio per la coppia, e quell’indispensabile spazio e tempo per sé stessi, è tra gli equilibrismi del vivere che la coppia che diventa famiglia si trova a sperimentare sulla sua pelle.
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La coppia andrebbe tenuta per mano affinché possa tenere in braccio il proprio bambino. Andrebbe aiutata e preparata ad attraversare il mare in tempesta che è la nascita del primo bambino, affinché l’amore sopravviva ai figli e la coppia rimanga tale anche dopo.
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