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    NATALE BLINDATO – IL GOVERNO PENSA A UNA SERRATA DI 20 GIORNI: SPOSTAMENTI VIETATI E DAL 20 DICEMBRE AL 10 GENNAIO CHIUSI GLI HOTEL DI MONTAGNA. MA SI VALUTA UNA DEROGA PER FAR RIUNIRE GENITORI E FIGLI - NIENTE SPOSTAMENTI TRA REGIONI E PER CHI TORNA DALL’ESTERO DOPO L’INIZIO DELLA STRETTA C’È LA QUARANTENA. SCUOLA, IN CAMPO I PREFETTI PER ORGANIZZARE I TRASPORTI E CONSENTIRE LA RIAPERTURA DELLE SUPERIORI…


     
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    Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini per corriere.it

     

    conte babbo natale ansa 1 conte babbo natale ansa 1

    Alberghi di montagna chiusi per tutte le vacanze natalizie e quarantena per chi decide di trascorrerle all’estero. Il governo punta a blindare l’Italia «per evitare di ripetere a Natale gli assembramenti e i contagi da Covid-19 di Ferragosto». E per impedire gli spostamenti sulla neve pensa di chiudere hotel e resort: le date non sono fissate, ma l’orientamento dell’esecutivo è far scattare queste nuove disposizioni dal 20 dicembre e mantenerle fino al 10 gennaio.

     

    Oggi i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia ne discuteranno con i governatori, convocati per mettere a punto il Dpcm in vigore dal 4 dicembre. Un provvedimento che mercoledì sarà illustrato alle Camere dallo stesso Speranza. La linea del rigore è tracciata, i dettagli saranno messi a punto nelle prossime ore. E spunta l’ipotesi che siano i prefetti a coordinare sul territorio l’organizzazione dei trasporti per consentire la riapertura dei licei.

     

    Alberghi chiusi

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    Il governo si è impegnato con le Regioni a ristorare le perdite degli albergatori, eppure la misura straordinaria è destinata a scatenare polemiche e proteste. La proposta di mediazione con cui Veneto, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Province autonome di Bolzano e Trento volevano evitare il tracollo del settore sarà respinta: prevedeva la possibilità di aprire gli impianti di risalita delle piste da sci per gli ospiti degli alberghi e delle seconde case, perché «il pendolarismo può essere un problema in certe giornate».

     

    hotel montagna hotel montagna

    Ma il governo ha detto no, anche perché non prevede alcun pendolarismo: nel Dpcm sarà scritto che lo spostamento da una regione all’altra è vietato (sempre dal 20 dicembre). E per evitare strappi ha scelto una serrata di venti giorni.

     

     

     

    La quarantena

    A chi tornerà dall’estero nei prossimi giorni basterà sottoporsi al tampone, come sta accadendo dalla scorsa estate. Studenti, lavoratori, turisti dovranno effettuare il test e poi saranno liberi di circolare. Ma a partire dal 20 dicembre tutti coloro che torneranno dall’estero dovranno stare in quarantena.

     

    Una misura di precauzione decisa dopo aver compreso che difficilmente potrà essere raggiunto un accordo in sede europea sulle vacanze sulla neve. Austria e Svizzera hanno già comunicato che impianti e piste da sci saranno aperti, specificando che «gli italiani sono i benvenuti». Il timore di quanto può accadere con le persone in fila o accalcate all’interno delle funivie ha così convinto l’esecutivo a imporre dieci giorni di isolamento al rientro.

     

    cena con mascherina cenone cena con mascherina cenone

    Cenone e feste

    L’altro tema delicatissimo, sul quale il governo prenderà una decisione definitiva dopo il confronto con le Camere, è quello del cenone di Natale, un momento che gli scienziati ritengono ad altissimo rischio di contagio tra baci, abbracci, lunga permanenza a tavola e scambio di doni.

     

    Conte non vuole inserire un divieto vero e proprio di riunirsi nelle abitazioni private, dove tra l’altro effettuare controlli è pressoché impossibile. Ma il governo è compatto sulla necessità di vietare le feste al chiuso e all’aperto e di rafforzare la raccomandazione inserita il 3 novembre nel Dpcm vigente, per convincere gli italiani a «non ricevere persone diverse dai conviventi». Si è lungo dibattuto sull’opportunità di introdurre un numero massimo di commensali, ma parte dei ministri frena.

     

    cenone natale cenone natale

    Il divieto a trasferirsi in una regione diversa da quella di residenza, anche se gialla, è ormai deciso. Si potrà muovere soltanto chi va nella casa dove è residente o dove ha il domicilio. Rimane il dubbio di consentire alcune deroghe (anziani soli, coniugi, partner conviventi) come vorrebbe Conte. Il fronte dei ministri contrari è però compatto anche perché, come ha sottolineato il Guardasigilli Alfonso Bonafede, «bisogna varare norme chiare, che non si prestino ad equivoci o interpretazioni personali». Riferimento chiaro a quanto avvenuto nei mesi scorsi quando si parlava di «congiunti e affetti stabili».

     

    IL GOVERNO STUDIA UNA DEROGA PER FAR RIUNIRE GENITORI E FIGLI

    Federico Capurso Ilario Lombardo per la Stampa

     

    Congiunti, familiari stretti, parenti di primo grado, affetti stabili: come chiamarli? Alla fine il governo ha capito che la parola giusta, da usare nel prossimo Dpcm per passare un Natale in famiglia ma senza contagi, non esiste. Eppure, una formula la si vuole trovare. La stanno cercando affannosamente persino i ministri che finora hanno sempre sposato la linea dura, come Roberto Speranza. Perché se da un lato verranno fortemente limitati gli spostamenti, dall'altro si cerca di non infliggere un colpo troppo duro alla tradizione. E, soprattutto, all'economia.

    cenone belgio cenone belgio

     

    Sul tema dei ricongiungimenti familiari c'è una «sensibilità diffusa all'interno dell'esecutivo», riconosce un membro di peso del governo. Gli sforzi, in queste ultime ore, si stanno concentrando intorno al termine "parenti di primo grado". Dunque, genitori, figli e nessun altro. Per loro ci sarebbe una deroga, valida dal 20 dicembre al 7 gennaio, che gli permetterebbe di spostarsi liberamente. «Ma se si allenta da una parte - è il ragionamento che sposa l'ala rigorista del governo - allora si deve stringere dall'altra». Il mirino è puntato sulla libertà di circolare nei giorni in cui sarebbe valida la deroga. I governatori non vorrebbero limitare troppo gli spostamenti, proprio ora che si preparano a schiarire in zona gialla, ma a palazzo Chigi il pensiero va in direzione opposta.

     

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    L'ultima ipotesi è quella di non permettere lo spostamento dal proprio comune, con l'eccezione sempre valida per chi ha la residenza altrove, per chi deve lavorare o si sposta per ragioni di salute. L'orientamento prevalente tra le forze di maggioranza è quello di chiudere solo i confini regionali, ma la discussione è ancora aperta. E una decisione definitiva non è stata presa nemmeno sulla possibilità di deroga per i parenti di primo grado. Anche perché nel Pd non tutti sono convinti della bontà dell'idea e ricordano i dati dell'ultimo Natale pre-Covid, quando all'interno dei confini nazionali si mossero 15 milioni di italiani. Certo, questa volta non ci saranno le vacanze nelle città d'arte e nemmeno quelle in montagna. Sulla chiusura degli impianti, infatti, l'intero governo punta i piedi, nonostante le pressioni dei governatori. Ieri i presidenti di Regione si sono incontrati e oggi formalizzeranno le loro richieste al governo. Tra queste, la proposta di far assaporare la neve almeno a chi pernotta in hotel o ha una seconda casa. Ma l'idea viene accolta tra i ministri con fastidio.

     

    A gennaio - rispondono - se ne potrà riparlare, intanto arriveranno i ristori. Impossibile, poi, pensare alla riapertura di altre mete predilette dai vacanzieri invernali, come centri termali e spa, invocate sempre dalle Regioni. Ripetere gli errori dell'estate sarebbe «diabolico», replica a muso duro Nicola Zingaretti.

     

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    E sulla linea del segretario del Pd si schiera l'intero esecutivo. Si attendono però le indicazioni del Cts sui rischi legati a una possibile deroga agli spostamenti. La ministra dei Trasporti Paola De Micheli, nell'incertezza di queste ore, ha comunque preparato un piano B. Nel chiuso delle carrozze, in caso di affollamento, il rischio di contagio viene considerato alto, ma i dati di flusso di questi mesi sono molto bassi e in 48 ore, fanno sapere dal Mit, si possono riattivare gran parte delle corse dei treni, ad oggi dimezzate. La trincea scavata intorno al Dpcm, dunque, è profonda. Il governo si prepara a rigettare quasi tutte le richieste che arriveranno dei presidenti di Regione, compresa quella del presidente della Liguria, Giovanni Toti, di aggiungere una «zona bianca» alle fasce rosse, arancioni e gialle. Si tratterebbe di zone in cui il rischio epidemico è più basso e dove si potrebbero quindi allentare le restrizioni, ma dai membri del governo viene considerato un discorso «prematuro».

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    Specie se, come fanno notare dalle file del M5S, «ci sono ancora 670 morti al giorno e i nostri sforzi dovrebbero essere tutti dedicati a evitare una terza ondata». Sulla scuola, però, i governatori che chiedono di riaprire il 7 gennaio potrebbero ancora spuntarla, nonostante Lucia Azzolina, spalleggiata dal M5S e da Italia viva, insista sul ritorno in classe delle superiori il 9 dicembre

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