Estratto dell’articolo di Natalia Aspesi per repubblica.it
silvio berlusconi veronica lario prima della scala 7 dicembre 2004
Ho avuto la nobile fortuna di aver visto Silvio Berlusconi una sola, misera volta, e me lo ricordo bene. Allora tra di noi lo prendevamo in giro, la sua ricchezza pareva esagerata. (...)
Era una serata meravigliosa, a Milano, Alla Scala! Un famosissimo 7 dicembre, passato alla storia perché per la prima e ultimissima volta, apparve Silvio stesso quanto mai buontempone.
Era la riapertura della Scala dopo la tristissima vita precaria degli Arcimboldi (dove si spera abbiano aggiunto più di un gabinetto!), opera dell'architetto Vittorio Gregotti e di Mario Botta. Era il 2004, una grande festa, un ritorno all'antica sede, e non importa se il maestro Riccardo Muti, con sublime severa follia, aveva deciso di inaugurare la magnifica Scala risanata, con tutti i mobili finti antichi e il tutto che luccicava, con l'opera di Antonio Salieri, "L'Europa riconosciuta" che era stata, nel 1778, inventata per l'inaugurazione del Teatro alla Scala, opera di supremo rococò noiosissima, di cui anche i più fini cultori melomani non sapevano che dire. Ma intanto, nel famoso palco reale... c'era Silvio Berlusconi, già con la testa in preda a esperti del capello, con accanto, nell'ombra, i bellissimi occhi di Veronica, la moglie che, vestita di nero, portava un gioiello enorme, fatto di diamanti e rubini grossi come euro, e se ne stava in un angolo, già perduta, superata.
silvio berlusconi veronica lario
Travestita da gran dama, entrai nel grande palco tutto fiorito, e Berlusconi mi venne subito incontro, uscendo subito da una specie di assopimento; sapeva benissimo chi ero ma faceva finta di ritenermi una solita fan. Mi teneva la mano facendomi girare intorno come in un ballo, mentre sentivo la fascia stretta che avevo avuto modo di sentirgli attorno alla pancia. Il 7 dicembre dell'anno precedente, mi guardai bene dal ricordargli, era stato atteso invano agli Arcimboldi, perdendo un "Moise et Pharaon" perché aveva preferito seguire la madre nel teatro di famiglia ad applaudire Marco Columbro nella meno rossiniana commedia "Funny Money". "Sa io vado sempre a letto alle 2 di notte, se no la baracca non va avanti". Poi, sempre danzando. "Ma questa volta dovevamo essere qui, alla Scala. Abbiamo dato un tesoro, tesoro prezioso, costoso certo, anche i miei hanno tirato fuori dieci miliardi, come altri privati e il Comune. Abbiamo deciso, progettato, realizzato".
veronica lario ai funerali di silvio berlusconi
Un gentile signore vorrebbe buttarmi fuori, il presidente mi trattiene, sta per cominciare l'"Europa riconosciuta" e lui ha l'aria di fretta. Lo guardano estasiati, sempre dal palco reale i vip che è riuscito racimolare, il presidente della Croazia, dell'Albania, della Svizzera e qualche emirato, assenti gli amici invitati Bush, Blair, Putin. C'è il ministro Lunardi (dei tempi di allora non ce ne è più uno) che vorrebbe spiegare ai presenti come funziona la torre scenica che dà lustro alla nuova costruzione della Scala, ma lui, preparatissimo, gli toglie la parola incantando gli stranieri con la sua sapienza cementizia. Quella fu l'unica volta in cui la musica riuscì a afferrare i capelli per il pur canterino primo ministro. A noi sono rimasti gli orrendi resti.
Natalia Aspesi silvio berlusconi veronica lario 1 silvio berlusconi veronica lario silvio berlusconi veronica lario 6 Natalia Aspesi natalia aspesi berlusconi veronica lario