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IRCCS OSPEDALE GALEAZZI-SANT’AMBROGIO: L’OSPEDALE DEL FUTURO CHE È GIÀ REALTÀ


 

IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio

L’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio è un centro polispecialistico e uno dei poli chirurgici più importanti di Milano e della Lombardia. Focalizzato sulla qualità dell’assistenza, con i suoi reparti di degenza da oltre 600 posti letto, e sull’innovazione tecnologica, con le sue 25 sale operatorie (di cui alcune predisposte per funzionamento ibrido), l’ospedale che vanta una superficie complessiva di 153.000 mq, è una costruzione a sviluppo verticale di 16 piani per 94 m di altezza, che lo ergono a ospedale più alto d’Europa.

L’IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio vanta un polo di eccellenza, sede del dipartimento di Cardiologia e Cardiochirurgia dell’Università Statale di Milano, caratterizzato dalla multidisciplinarietà e dalla stretta collaborazione tra le diverse équipe che lo costituiscono, tra le quali spiccano i team di cardiologia clinica e interventistica, che hanno maturato un’esperienza ultra decennale nell'imaging cardiovascolare non invasivo, finalizzato allo studio della patologia aterosclerotica coronarica, delle patologie delle valvole cardiache, delle cardiomiopatie e delle cardiopatie congenite e nel loro trattamento tramite tecniche non chirurgiche basate sull’utilizzo di cateteri e dispositivi impiantabili innovativi e di elevata sicurezza.

All’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio vengono impiegati apparecchi di ultimissima generazione nel campo dell’ecocardiografia, della risonanza magnetica, e dell’angioTAC coronarica, quest’ultima associata anche ad analisi funzionali e fisiologiche del circolo coronarico, quali la valutazione della perfusione miocardica e della riserva di flusso coronarico. L’analisi della riserva del flusso coronarico, derivata dall’angioTAC coronarica nello specifico, è un esame approfondito e non invasivo, il cui valore clinico è stato dimostrato da numerosi studi scientifici ai quali i cardiologi dell'IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio hanno dato un contributo fondamentale. Questa tecnica poi non comporta per il paziente alcuna esposizione aggiuntiva a radiazioni o contrasto se non quella relativa alla TAC coronarica standard. Questo approccio costituisce un esempio di medicina predittiva che, per il Gruppo San Donato, rappresenta una priorità.

L’imaging non invasivo di ultima generazione è inoltre uno strumento essenziale nel follow-up dei pazienti che hanno subito un’angioplastica coronarica o un bypass chirurgico, rendendo possibile valutare sia il risultato a lungo termine dell'intervento eseguito sia la possibile progressione della malattia coronarica e, pertanto, l’eventuale necessità di ricorrere a ulteriori interventi.
Un ambito importante dell'attività della cardiologia interventistica è rappresentato dal trattamento percutaneo non chirurgico della patologia delle valvole cardiache, come l'insufficienza mitralica e la stenosi aortica. Questo approccio è utilizzato soprattutto in pazienti anziani o a elevato rischio chirurgico e permette, oltre al trattamento di valvole native malate, di intervenire anche nei casi di valvole protesiche che siano andate incontro a degenerazione dopo impianto chirurgico, utilizzando una tecnica definita valve-in-valve, cioè l’impianto percutaneo di una nuova protesi all'interno di quella degenerata.

In ambito più specificatamente vascolare, il team dei cardiologi interventisti ha sviluppato un’esperienza consolidata negli ultimi trenta anni nelle angioplastiche delle arterie periferiche, quali le arterie carotidi, renali, succlavie e degli arti inferiori e nel trattamento dell'aneurisma dell'aorta addominale per via percutanea. Quest' ultima è una patologia silente e pericolosa, della quale soffrono pazienti spesso affetti da aterosclerosi generalizzata.

La procedura, effettuata per via percutanea e in anestesia locale, esclude l’aneurisma dal flusso sanguigno mediante l’impianto percutaneo di protesi innovative che si adattano alle diverse condizioni anatomiche, offrendo al paziente una valida alternativa terapeutica all’intervento chirurgico e riducendo notevolmente sia il trauma sia i tempi di degenza.