Dall'Ansa.it
Bombe su Gaza
GAZA, 17 MAG - L'esercito israeliano ha sferrato decine di attacchi nella Striscia di Gaza nelle scorse ore: lo hanno riferito ad Afp testimoni nell'enclave palestinese, dove gruppi armati hanno lanciato razzi contro Israele. Decine di missili sono caduti in diversi punti dell'enclave palestinese. In una breve dichiarazione, l'aviazione israeliana ha detto che i suoi "caccia" stavano colpendo "obiettivi terroristici" a Gaza.
TEL AVIV, 17 MAG - L'esercito israeliano ha colpito la notte scorsa 15 chilometri della rete dei tunnel, detta "Metro", di Hamas nel nord della Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui in particolare sono stati centrati i passaggi tra i vari tunnel, definiti la "Linea C" della rete. Nel complesso gli attacchi sono stati circa 35 in un periodo di 20 minuti. «L'attacco - ha aggiunto il portavoce - ha fatto parte di una più larga operazione dell'esercito per colpire in maniera significativa il sistema sotterraneo terroristico».
Francesco Semprini Giordano Stabile per "la Stampa"
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Israele alza ancora il tiro e cerca di decapitare la leadership di Hamas per chiudere con una vittoria netta un conflitto che la vede da una settimana sotto il tiro dei razzi. Le pressioni internazionali sono adesso fortissime, e dal Consiglio di sicurezza dell'Onu è arrivata una nuova spinta per concordare un cessate-il-fuoco.
Il segretario Antonio Guterres intervenendo nel corso della riunione ha definito le attuali ostilità «assolutamente spaventose». «I combattimenti devono fermarsi immediatamente. Razzi e mortai da una parte, bombardamenti aerei e di artiglieria dall'altra devono cessare - ha sottolineato -. Mi appello a tutte le parti affinché prestino attenzione a questa richiesta».
Bombe su Gaza
Cina, Norvegia e Tunisia si sono dette «profondamente preoccupate per il conflitto e il crescente numero di vittime civili» e chiedono «un'immediata fine delle ostilità, il rispetto del diritto internazionale» e la tutela «soprattutto dei bambini». Il comunicato è stato diffuso dal governo di Oslo a margine della riunione.
L'Onu non è riuscito a raggiungere una posizione comune. La maggioranza dei Paesi e delle potenze chiedeva la fine immediata delle ostilità, ma il solido appoggio degli Stati Uniti a Israele ha impedito di raggiungere l'unità.
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Il premier Benjamin Netanyahu va avanti. Ieri ha ribadito di aver bisogno ancora di «tempo per riportare la calma e la sicurezza: siamo stati attaccati, andremo avanti finché sarà necessario». E finché le città del Sud e persino Tel Aviv sono esposte alle rappresaglie non può dire di aver raggiunto l'obiettivo.
Il capo delle forze armate Aviv Kochavi ieri ha illustrato i risultati conseguiti, specie la distruzione della rete di tunnel «metrò». Resta però il problema dei lanciatori di missili, di un nuovo tipo realizzato con l'aiuto degli iraniani, capaci di sparare nove razzi alla volta e ricaricabili in pochi secondi. Sono queste armi ad aver messo in difficoltà il sistema di difesa Iron Dome.
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I jet sono in volo 24 ore su 24, a turno, per individuarli e distruggerli appena escono all'aperto. Ne resterebbero «fra 40 e 45». L'obiettivo adesso è terminare con la distruzione di rifugi, laboratori e lanciatori mobili, ma anche eliminare i comandanti.
Prima dell'alba di ieri un raid ha colpito a Khan Younis la casa del leader di Hamas nella Striscia, Yahya Sinwar, e quella del fratello Mohammad, che gestisce la logistica del gruppo. Non erano lì al momento dell'esplosione. Ma l'avvertimento è molto chiaro.
La distruzione sistematica di infrastrutture dei militanti sta però demolendo un'intera città. Sabato ha suscitato indignazione l'abbattimento del grattacielo che ospitava le redazioni di Al-Jazeera e dell'agenzia americana Ap.
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Ieri le bombe sono cadute davanti all'ingresso del principale ospedale di Gaza, Al-Shifa, nella centrale strada di Al-Wehda. Tre edifici di fronte sono stati demoliti ma anche l'accesso al pronto soccorso è stato danneggiato, sono morti due medici. Le squadre di soccorso hanno lavorato tutta la giornata per estrarre sopravvissuti e cadaveri.
Fra i 26 deceduti, anche otto bambini. Una famiglia, quindici persone, è stata spazzata via. Un altro raid ha danneggiato la clinica di Medici senza frontiere. I valichi sono chiusi. Manca il carburante. Un quinto dei quartieri è senza elettricità, scarseggiano acqua potabile e bombole di gas per cucinare. Il bilancio totale delle vittime è salito a 197, milletrecento i feriti.
tunnel israele
La risposta di Hamas e della Jihad islamica è stata massiccia, con 130 razzi lanciati nella mattinata e nel pomeriggio e altre decine dopo il tramonto. Ad Ashkelon, un razzo ha colpito una sinagoga. Uno è atterrato vicino a un supermercato a Beersheba, senza esplodere. In serata le difese anti-aeree hanno intercettato una salva diretta verso la piattaforma per l'estrazione del gas di Tamer. In una settimana i palestinesi ne hanno lanciati 3100.
Enormi risorse umane sono assorbite dal funzionamento dell'Iron Dome. Altre dal controllo delle rivolte interne, nelle città arabe di Israele e in Cisgiordania. Gli scontri più duri si sono verificati a Ramallah ed Hebron, con due palestinesi uccisi. Nel sobborgo di Gerusalemme Sheikh Jarrah, l'epicentro della nuova crisi, un'auto ha travolto una pattuglia, sei soldati hanno riportato traumi.
hamas
In queste condizioni un'operazione di terra appare poco verosimile, tanto più perché farebbe precipitare la crisi umanitaria, e ciò dà un minimo di spazio alla diplomazia. La Cina, presidente di turno del Cds, si è rammaricata per il fatto che Washington abbia bloccato la richiesta di maggiori sforzi internazionali per fermare le violenze.
Benjamin Netanyahu
«Serve un immediato cessate il fuoco», ha detto il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi. L'ambasciatrice americana, Linda Thomas-Greenfield, ha spiegato che gli Usa stanno «lavorando instancabilmente attraverso i canali diplomatici» per la fine delle ostilità. L'amministrazione di Joe Biden sostiene che è impegnata dietro le quinte, e che una dichiarazione del Consiglio potrebbe rovinare questi sforzi.