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Non sarà certo questo disgraziato sito a sorprendersi del fatto che il Corriere della Sera (giornale di proprietà dell'editore de La7 Urbano Cairo) ospiti sempre più spesso interviste a personaggi e personaggetti de La7 (tv di proprietà dell'editore del Corriere della Sera Cairo Urbano).
Né che il Corriere abbia ospitato, spalmata su più giorni, la campagna pubblicitaria a tutta pagina dell'emittente: con il richiamo "Piacere di fare la conoscenza" ("Lo spettatore di La7 ama la conoscenza, intesa come originalità culturale, freschezza di pensiero, divertimento autorevole"); poi con quello "Se un televisore potesse sognare, sognerebbe La7"; quindi con "Prima c'era il monopolio, poi il duopolio, ora c'è l'oligopolio. La7 rimane comunque il vaccino", e omettiamo qualsiasi commento sulla sgradevolezza del gioco di parole con l'accostamento del termine "vaccino" a quello "polio".
Si chiamano sinergie di gruppo, e chi se le può permettere fa benissimo a promuoverle.
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Però qualcosa va detto che sul fatto che neanche Cairo, eccellente amministratore di bilanci (su cui interviene benissimo più dal lato costi che dal lato ricavi, perché è sempre più semplice ridurre i primi che incrementare i secondi, tanto più in periodi non certo di vacche grasse nel campo degli investimenti pubblicitari), è riuscito a guarire La7 dalla sua sindrome Alfano.
Nel senso proprio di Angelino Alfano, il ministro per mancanza di indizi e di voti, ma che riesce sempre a farsi accreditare e a sedere sulle poltrone più importanti.
La7 è una rete di cui si parla sempre un gran bene, ma che quanto agli ascolti è sempre inchiodata alle sue percentuali a una cifra, e spesso sotto il 5 per cento.
Gli ultimi responsi dell'Auditel sono di una triste prevedibilità.
Skroll di Makkox messo in preserale? Sta quasi sempre sotto l'1 per cento, ma viene incensato dal "criticatutti" (tutti ma non quelli de La7), Aldo Grasso del Corriere.
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Debutto del Gazebo di Diego Bianchi-Zoro, strappato a Rai3 per chiamarlo Propaganda? 3 per cento in prima serata, con una durata di 3 ore.
Nell'attesa di vedere il debutto di Massimo Giletti che ha annunciato "Rifarò l'Arena", con paginata d'intervista naturalmente sul Corriere, fioccano le scommesse al ribasso: "Magari arriva al 6 la prima puntata, poi scenderà al 5, quindi al 4...", "Maddechè? Se parte al 4 è già tutto grasso che cola", e via cassandrando.
Gli stessi speciali di Enrico Mentana, l'ultima #MaratonaMentana sull'elezioni in Catalogna, il penultimo #BersaglioMobile sul caso Consip, non sono arrivati al 3 per cento (e il Tg, anche quando lo conduce lui, scivola talvolta sotto la soglia del 5 per cento da cui, dopo 7 anni, Chicco non si è mai schiodato salvo il debutto e fino alla fiammata della caduta di Berlusconi, autunno 2011, quando arrivò per qualche mese alle 2 cifre percentuali).
andrea salerno urbano cairo marco ghigliani
E poi ci sono le debolezze strutturali che tutti conoscono, i buchi neri del palinsesto, ignoti però forse al neodirettore dei programmi Andrea Salerno, già capostruttura a Rai3 per nomina veltroniana, poi coautore del Gazebo del creativo Diego Bianchi-Zoro, il cui passaggio da Rai3 (dove aveva puntato a fare il direttore) a La7 perfino il Fatto Quotidiano, in un articolo comicamente encomiastico, nel maggio scorso commentava con questo titolo: "Un altro pezzo pregiato lascia viale Mazzini". Vabbe'.
Del preserale già si è detto, ma inutile gettare la croce su Makkox: in quella fascia aveva già floppato Giovanni Floris e prima di lui Geppi Cucciari, entrambi della scuderia di Beppe Caschetto, in un programma prodotto da Beppe Caschetto, in una stagione in cui Caschetto era il dominus del palinsesto de La7, riuscendo perfino a portare per tre serate nel maggio 2012 Fabio Fazio e Roberto Saviano sugli schermi de La7 in deroga all'esclusiva Rai con una rimasticatura del programma Vieni via con me ribattezzato Quello che non ho, in onda da Torino, costo superiore ai 3 milioni di euro, produzione che ha aumentato il fatturato caschettiano ma di certo non l'audience della rete.
brunetta intervistato da la7
Sul pomeriggio, stendiamo un velo pietoso: il cassiere ancora piange per i costi e il flop di Cristina Parodi Live, chiuso dopo tre mesi nell'autunno 2012 per una media risicata del 2 per cento (e giustamente, dopo quella catastrofe, Cristina Parodi l'hanno piazzata nel pomeriggio di Rai1 con La vita in diretta a perdere contro il competitor di Canale 5, e adesso l'hanno messa a Domenica In insieme alla sorella Benedetta: un raddoppio del danno, che il Corriere però ha definito "una conduzione familiare come ai tempi delle gemelle Kessler": seee, ciao core).
urbano cairo la7
La cronaca in prima serata? Un disastro. La7 ci ha provato prima prendendo Salvo Sottile da Rete4 con un Linea Gialla chiuso dopo una stagione. Poi come se nulla fosse accaduto, La7 ci ha riprovato quest'anno con Luca Telese e il suo Bianco e nero, non riproposto in palinsesto.
Il sabato e la domenica, poi, La7 semplicemente sparisce: il suo pubblico è un target di tipo feriale, dal lunedì al venerdì, e così sia.
Resistono la mattina e l'access prime time, con gli evergreen: Omnibus (che però è regolarmente battuto da Agorà su Rai3), e i suoi derivati Coffee break e L'aria che tira, insomma un unico talk show a base di politica a costi contenuti, che parte alle 7 e finisce alle 13.30 quando va in onda il Tg.
E poi Lilli Gruber, che fa la sua parte battendo regolarmente il concorrente omogeneo Dalla vostra parte su Rete4, conduttore Maurizio Belpietro. Ma sia i programmi mattutini che la striscia post-tg sono idee nate molto prima dell’arrivo di Urbanetto.
beppe caschetto
Per il resto, La7 è quello che sempre è stata: la settima rete generalista, ora spesso battuta in prima serata dai canali digitali.
Una rete in cui a garantire la continuità nella sopravvivenza c'è un uomo per tutte le stagioni, l'amministratore delegato Marco Ghigliani, arrivato a La7 quando c'era Marco Tronchetti Provera, rimasto come direttore generale con Gianni Stella, grande amico di Beppe Caschetto ma soprattutto factotum di Franco Bermabè, quindi promosso come longa manus di Cairo.
Perchè è proprio Cairo che alla fine, anche se vengono nominati direttore di rete (che magari durano lo spazio di una stagione o poco più, vedi il predecessore di Andrea Salerno Fabrizio Salini, che già amministratore dei Canali Fox italiani, come direttore è rimasto meno di due anni), il vero controllore di ciò che La7 trasmette.
Con tutti gli onori, gli oneri, le saltuarie vittorie e le regolari sconfitte che questo ruolo comporta.
urbano cairo lilli gruber myrta merlino INTERVISTA A MASSIMO GILETTI SUL CORRIERE CON FOTO CON URBANO CAIRO