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    ENRICHETTO D’OLTRALPE - NEGLI ANNI ALLA GUIDA DELLA SCUOLA DI AFFARI INTERNAZIONALI DI “SCIENCES PO”, LETTA HA COSTRUITO UN NETWORK DI RAPPORTI CHE VANNO DA DELORS A MACRON - DALL’ESPERIENZA PARIGINA HA PORTATO SUBITO A CASA UNA LEZIONE OFFERTA ALL’ASSEMBLEA DEM: “DOBBIAMO EVITARE CHE IL PD DIVENTI COME IL PS FRANCESE, LA CUI ALA DESTRA È PARTITA CON MACRON E QUELLA DI SINISTRA VERSO JEAN-LUC MÉLENCHON”


     
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    Leonardo Martinelli per “la Stampa”

     

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    Mario Del Pero, che già insegnava storia internazionale (è specialista di Stati Uniti) alla Psia, la prestigiosa Scuola di Affari internazionali di Sciences Po, si ricorda bene quando all'inizio del settembre 2015 arrivò il nuovo preside, Enrico Letta. Con una buona dose di sincerità, ammette: «Ero scettico, come altri alla scuola. Io sono un accademico e, ogni volta che una figura pubblica sbarca a guidare un centro d'insegnamento e di ricerca, ne capisco la necessità per la promozione, ma penso che il personaggio cerchi un diversivo dopo che la sua carriera politica è finita».

     

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    Sciences Po, a Parigi una delle «fucine delle élites», poteva essere un accogliente cimitero degli elefanti per Letta, costretto a lasciare Palazzo Chigi l'anno prima e poi il partito e anche il Parlamento. Ora che Letta se ne è ritornato via, Del Pero ammette che i quasi sei anni di esilio parigino «hanno smentito i miei dubbi. Ha svolto seriamente il suo incarico, con una presenza sorprendente alla scuola, anche fra gli studenti». Il master del Psia è uno dei più in vista di Sciences Po.

     

    Quando Letta arrivò, nella graduatoria mondiale (il Qs world) delle scuole di affari internazionali a livello universitario, il Psia si piazzava al tredicesimo posto. Nell'ultimo ranking, del 2021, è balzato al secondo, giusto dietro Harvard. L'effetto Letta ha spinto su le iscrizioni (oggi ci sono più di 1500 studenti di 110 nazionalità diverse, che seguono corsi impartiti al 70% in inglese).

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    Insomma, negli austeri corridoi di Sciences Po, a due passi da Saint-Germain-des-Prés, è praticamente impossibile trovare qualcuno che parli male di Letta. La scuola ha avuto i suoi problemi (una delle personalità più influenti, Olivier Duhamel, è stato da poco accusato di incesto e il direttore, Frédéric Mion, che ne era al corrente e non aveva mosso un dito, si è dimesso in febbraio), senza considerare che Sciences Po negli ultimi anni ha moltiplicato i suoi cursus in ogni direzione, diventando a tratti una fabbrica di tuttologia.

     

    ENRICO LETTA ALLA SEZIONE PD DI TESTACCIO ENRICO LETTA ALLA SEZIONE PD DI TESTACCIO

    Lo Psia, invece, resta il suo fiore all'occhiello. Intanto Letta è stato eletto presidente dell'Apsia, l'organizzazione mondiale delle scuole universitarie di Affari internazionali (è il primo non americano). A Parigi è stato nominato pure presidente dell'Istituto Jacques Delors, che ha reso più dinamico «perché Letta è un marchio di qualità a livello europeo», sottolinea Nicolò Conti, già capo della comunicazione di questo think-thank. Ieri Letta ha parlato a Le Monde della sua decisione di rientrare.

     

    «Ho esitato perché mi piaceva la mia vita a Parigi, adoro Sciences Po e i miei studenti - ha detto -. Continuo a pensare che la scelta di andarci nel 2015 sia stata la più intelligente che abbia fatto nella mia vita». Ma «l'Italia è il mio Paese e la politica il mio Dna». «Dobbiamo evitare che il Pd diventi come il Ps francese, la cui ala destra è partita con Macron e quella di sinistra verso Jean-Luc Mélenchon», il leader della gauche radicale. Letta ha un rapporto di reciproca stima con il Presidente francese ma «si rifa alla tradizione del cristianesimo sociale - sottolinea Del Pero -. È un riformista, mentre Macron è piuttosto un neoliberale».

    Enrico Letta Enrico Letta

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