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    IL RAZZISMO CORRE SUI BINARI - “NEGRA DI M... TORNA AL TUO PAESE” – UN ADDETTO ALLE PULIZIE INSULTA UNA PASSEGGERA ORIGINARIA DEL MALI A BORDO DI UN 'FRECCIABIANCA': “DEVI LEVARTI DA QUI, SCHIFOSA, LASCIA IL POSTO A CHI PAGA IL BIGLIETTO". LA RAGAZZA SOCCORSA DA UN VIAGGIATORE, CHE HA DENUNCIATO LA VICENDA SU FACEBOOK, E DAL CAPOTRENO CHE SI È SUBITO SCUSATO - LA REAZIONE DI FS: "ABBIAMO CHIESTO DI..."


     
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    Enrico Galletti per corriere.it

     

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    Addetto alle pulizie insulta passeggera su un treno: «Negra di m... torna al tuo Paese» 

    Di fronte a lui, seduta sul Frecciabianca partito da Roma e diretto a Genova, c’era anche M. (nome di fantasia), una ragazza del Mali di 23 anni, impegnata anche lei a guardare fuori dal finestrino aspettando di arrivare a destinazione. Campiglia, Toscana, provincia di Livorno. Mancano poche ore al capolinea.

     

    «Delle urla forti e indistinte arrivano nel nostro vagone – racconta Lorenzo Tosa, giornalista e autore di un post diventato virale su Facebook –. È difficile capire a chi appartengono e a chi sono rivolte. Alzando lo sguardo vedo un uomo sulla quarantina con indosso la pettorina del servizio di pulizia. Ad un certo punto esclama: «Negra di m... Tornatene al tuo Paese. Devi levarti da qui, schifosa, lascia il posto a chi paga il biglietto». Il racconto di Lorenzo comincia così. «La ragazza era in stato di choc. Provava a difendersi, gli urlava con una strana mescolanza di accenti, tra italiano, francese e toscano stretto: «Razzista!». «Fascista!».

     

    E l’uomo, se così vogliamo chiamarlo, è esploso: «Ma quale fascista. Zitta, negra, che c’avete tre strade e le abbiamo costruite noi nel ‘39”». Lorenzo, nel post che sta ottenendo migliaia di condivisioni sui social, racconta di non aver potuto fare a meno di intervenire. «Mi sono alzato e mi sono precipitato verso quell’uomo – spiega –, gli ho fatto notare che con la sua divisa rappresentava il treno e il nostro Paese. A quel punto lui ha rincarato la dose con la ragazza. È intervenuto il controllore, richiamato dalle urla, l’ha obbligato a scusarsi». Per l’autore del post, la riflessione è una.

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    «Mi sono accorto che conoscevo quella ragazza da un’ora, che non sapevo nulla di lei. Mi ha raccontato di sfuggita la sua storia, che oscilla tra la Toscana e Parigi, mi ha parlato del suo sogno di diventare una parrucchiera di successo e della realtà di sfruttamento, lavori neri, precari e malpagati che incontra ogni settimana. Avrei voluto chiederle un sacco di cose, ma il tempo era scaduto. Mi sono chiesto cosa deve aver passato fino ad oggi, chi diventerà, dove la porterà la vita tra cinque, dieci, vent’anni. Avrei dovuto urlarle che la straniera non era lei». Un episodio, quello raccontato da Lorenzo, ricostruito anche da Trenitalia. Contattati dal Corriere, da Ferrovie dello Stato hanno precisato che «il comportamento dell’operatore, riportato da un viaggiatore al capotreno, è stato segnalato alla società appaltatrice che gestisce il servizio di pulizia» e che «Trenitalia vigilerà affinché la ditta, esterna al Gruppo FS Italiane, adotti tutti i provvedimenti ritenuti necessari».

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    Fs ha aggiunto: «Scusandosi con la viaggiatrice, come già fatto di persona dal capotreno, Trenitalia condanna l’episodio confermando la sua attenzione verso tutti i passeggeri e le loro esigenze». Poco dopo la pubblicazione del post, a Lorenzo è squillato il telefono. Era lei, la ragazza presa di mira pochi istanti prima su quel treno diretto a Genova. «Grazie ancora di avermi dato il tuo numero – si legge nel messaggio rivolto proprio all’autore del post –. Ti ringrazio ancora. Grazie alla tua presenza dimenticherò tutto il dolore che c’era dentro di me». Per Lorenzo, travolto da un’ondata di messaggi, la commozione è stata d’obbligo. E si è fatta ancor più fiera della propria azione, quando sotto quel post diventato virale è arrivato il commento di Claudia, una madre, che ha raccontato di essersi trovata su quel treno con il figlio diciottenne e di aver allertato il capotreno sentendo le urla. Nelle sue parole, tutto l’orgoglio per l’azione di Lorenzo, che attraverso quel post ora punta a diventare un esempio.

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