1 - MONTANELLI: "TUTTI I CIALTRONI CHE HANNO DISFATTO L' ITALIA"
Esce domani nelle librerie "Cialtroni" di Indro Montanelli, una gustosa antologia di ritratti, battute, giudizi di Indro Montanelli sui personaggi storici e attuali che "disfecero l' Italia", curata da Paolo Di Paolo. Per gentile concessione dell' editore Rizzoli, anticipiamo il meglio delle "pillole" montanelliane (quelle tra virgolette sono tratte dalle sue interviste immaginarie ai trapassati), un ritratto di Beppe Grillo e la postfazione di quest' ultimo al libro.
INDRO MONTANELLI - CIALTRONI
Estratto del libro “Cialtroni” con i ritratti di Indro Montanelli pubblicato da “il Fatto quotidiano”
Giulio Andreotti. "Sì, voglio dire che, proprio per non sovraccaricarmi di scheletri, io non ho fatto molto male ai miei nemici. Ma non ho fatto nemmeno molto bene ai miei amici".
montanelli
Enrico Berlinguer. Ci manca, un Berlinguer. Uomo di sinedrio più che agitatore di folle, non aveva il carisma né l' oratoria del tribuno: quando appariva su un podio di piazza, sul volto malinconico e nel mesto sguardo gli si leggeva il disagio.
Silvio Berlusconi. Mentiva senz' accorgersene, come io e voi respiriamo, e disinteressatamente: per il piacere infantile d'inventare e senza nessuna pretesa che noi gli credessimo.
Umberto Bossi. L'ho sempre sentito usare le parole come gli sciancati usano le gambe, gettandone una di qua, l'altra di là, e rovesciando qualunque cosa gli si pari davanti.
fedele toscani Indro Montanelli
Bettino Craxi. Di coraggio ne aveva. Una volta seguii sul video un intervento di Craxi dal suo banco di governo alla Camera. Per due volte s'interruppe alla ricerca di un bicchier d'acqua. Per due volte Andreotti, che gli sedeva accanto, glielo porse. E per due volte egli lo bevve.
Alcide De Gasperi. Se riaprisse gli occhi, De Gasperi non si riconoscerebbe padre di nessuno di coloro che da destra e da sinistra si proclamano suoi figli, e che sono invece i figli del partito che lo tradì.
BERLUSCONI MONTANELLI
Enrico De Nicola. De Nicola arrivò a Roma con aria corrucciata e non volle trasferirsi al Quirinale con la scusa che la sua carica era a termine, nella speranza, dicevano i suoi amici, che gliela revocassero, o in quella, dicevano i suoi nemici, che gliela trasformassero in definitiva.
Antonio Di Pietro. Non è un genio. Ma anche lui possiede una certa innocenza, che talvolta sconfina nella sventatezza.
Luigi Einaudi. In pubblico, la sua voce si udiva soltanto per il consueto messaggio di Capodanno: due paginette e via, lette alla svelta, incespicando, senza variazioni di tono e con evidente imbarazzo.
fanfani
Amintore Fanfani. Catastrofi erano, quelle di Fanfani, precipizi, inabissamenti, che sembravano travolgere non dei governi, ma dei regimi, immancabilmente seguiti dal solenne voto di rinuncia alla lotta e di ritiro dall'agone.
Roberto Farinacci. Si procurò glorie militari in Etiopia perché un giorno, lanciando bombe non contro gli abissini, ma in un laghetto per catturarne i pesci, una gli scoppiò in mano amputandogliela.
bettino craxi andreotti
Giuseppe Garibaldi . Fu l'unico che seppe suscitare qualche entusiasmo popolare, anche se dovuto più ai lati spettacolari, pittoreschi e buffoneschi del suo modo di essere e di apparire (la papalina, il poncho eccetera) che non a delle vere qualità di capo.
Licio Gelli. Agli italiani si può togliere tutto, meno un Grande Vecchio.
Guglielmo Giannini . D'idee non ne aveva, e lui, intelligente com'era, fu il primo, tra i qualunquisti, ad accorgersene.
Giovanni Giolitti . Per oltre vent'anni, il grande conservatore governò - direttamente o per interposto luogotenente - il Paese introducendovi delle riforme che nessun progressista avrebbe osato o avuto la forza di fare.
aldo moro
Aldo Moro. Era un generale che cercava di evitare la sconfitta arrendendosi prima della battaglia.
Pietro Nenni. "Quando mi presentavo sul palco insieme a Togliatti, come voleva la politica del 'fronte', la piazza era con me, anche se poi alle urne si schierava con lui".
Romano Prodi . Prodi non ce l'ha dato il buon Dio. Ce lo siamo dato noi. Pienamente consapevoli che non era la scelta migliore, ma l'unica che poteva evitarci quella peggiore.
Gaetano Salvemini. L'unico verso il quale un poco propendeva era il Partito d'Azione perché, diceva, "è già morto prima di nascere". E io mentalmente rimuginavo: "Altrimenti ad ammazzarlo provvederebbe lui".
OSCAR LUIGI SCALFARO
Oscar Luigi Scalfaro. Il suo è rimasto l'unico caso di presidente disceso dal Colle di buon umore Nella memoria dei suoi contemporanei, egli è destinato a restare come l'incarnazione della Noia e il profeta dell'Ovvio, ma di un Ovvio mascherato da Rivelazione.
Vittorio Emanuele III . "Insomma, credo di essere stato fino alla Prima guerra mondiale un vero re: coscienzioso, gelido e ingrato".
2 - INDRO: "GRILLO MI PIACE, CENSURATELO!" BEPPE: "MORIREMMO PER UNA BATTUTA"
A me Grillo piace. Lo considero il più efficace comico in circolazione. Anzi: "comico" non è la parola giusta. Grillo non è un comico, non è un moralista, non è un predicatore: è tutte queste cose insieme. Nel panorama dello spettacolo italiano - dove abbonda il bollito misto - è un'eccezione ambulante (e urlante). Non soltanto esagera: provoca anche, e insulta, e offende. Ma tutte le categorie di giudizio, con un tipo così, risultano inadeguate.
Grillo appartiene ad una specie animale particolare, formata da un solo esemplare: lui. O lo strozziamo o lo applaudiamo. Io, appena posso, lo applaudo.
beppe grillo
Perché i suoi eccessi, a differenza di quelli di Sgarbi, odorano di bucato. Detto questo, resta aperta una questione: le parodie violente, i sarcasmi sanguigni, la caricatura grottesca della società fatti da Beppe Grillo sono alla portata di tutti? Non rischiamo che qualcuno lo prenda alla lettera? (So, ad esempio, che è stato criticato sull'Unità per aver paragonato i gas delle automobili a quelli dei campi di sterminio nazisti).
In altre parole: è opportuno che a un personaggio del genere venga concessa la platea della prima serata Rai? Ebbene: su questo punto, mi astengo. Non sono certo che il grande pubblico sia in grado di capire che Beppe Grillo costituisce la versione genovese del folletto dispettoso delle fiabe, un incubo esilarante, il rigurgito della nostra cattiva coscienza. Chissà: forse è meglio che rimanga "off limits", per il suo stesso bene. Anche se mi mancherà.
beppe grillo sul set
Indro Montanelli (11 gennaio 1996)
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LA RISPOSTA DI GRILLO
Osservare il nostro Paese, descriverne le dinamiche, porsi delle domande, poi porle agli altri e con insistenza. Lasciando agli occhi curiosi e severi l'onere del pressing. Una o due volte ho sognato persino di essere io Indro, abbandonare lo status di comico e smettere di prendere per il collo il pubblico nei teatri, magari lasciandotelo fare a te qualche volta Questa raccolta di perle scritte da Montanelli è un ritratto seriale di questa terra: da Garibaldi sino al rigurgito della nostra cattiva coscienza; perché senza rigurgito è impossibile parlare di un' infinita pazienza, anche se si tratta di una grossa penisola.
È anche l'eco di una sfida: un ritratto di un Paese, noi, e di un italiano, Indro, che ci ha tenuto molto a lungo sotto la sua lente analitica e appassionata. Ma, sempre: cosa ci fosse allora e cosa adesso, in questo Paese, da renderlo degno di qualsiasi possibile sforzo per rianimarlo è difficile a dirsi. In che cosa siamo rimasti meritevoli, nostro malgrado? Se mi soffermo su Indro cosa posso chiedermi?
beppe grillo al mare
() Cosa può esserci di più distante fra il "severo" giornalista e scrittore e un comico controverso come me? Pensate alla parola "controverso" e avrete una prima traccia: Montanelli si sarebbe fatto uccidere per l' autonomia del suo punto di vista e io lo stesso, ma per una battuta. Un politically scorrect in doppio petto lui, e io uno scanzonato aggressivo, in un Paese che non sembra mai pronto per nessuno e niente. Il percorso di questi articoli è affascinante, è quello di un cronista storico e storico cronista. Un rimpianto che questo Paese un giorno molto lontano avrà proprio con la Storia, stavolta con la S maiuscola.
beppe grillo c e grillo
La fretta con cui ripetono tutti che è impossibile cambiarla è tanto cialtrona quanto gli scanzonati futuri che vendiamo a poco prezzo. Sì, la storia non può essere cambiata, così come il futuro indovinato. Indro ci mostra i tanti possibili "dove e quando" sono stati così vicini da poterli toccare: storia e futuro. Si chiama presente, quello che alla gran parte di noi sfugge, capelli al vento. La visione di uno storico ha bisogno di tanto presente: la prospettiva di questa lettura. Però, ricordi? Il mondo, a volte, lo spiega meglio la storia di uno spazzolino da denti che una dissertazione sull' economia circolare.
Beppe Grillo (4 febbraio 2019)