Marco Bresolin per "la Stampa"
paolo gentiloni valdis dombrovskis
Nel 2020 il debito italiano ha sfondato il tetto del 155% del Pil, che è crollato dell' 8,9% tornando ai livelli di 23 anni fa, e il deficit ha toccato quota 9,5% (dati Istat), ma «non è il momento di tornare all' austerità». Paolo Gentiloni lo dice da tempo e lo ha ripetuto anche ieri, ora però è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti: domani la Commissione europea annuncerà i criteri necessari per ripristinare le regole del Patto di Stabilità. Che, con ogni probabilità, resteranno sospese anche nel 2022. Del resto anche il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, ha annunciato che Berlino non rispetterà il pareggio di bilancio nemmeno l' anno prossimo.
olaf scholz 1
Bruxelles non deciderà domani quando riattivare le regole di bilancio, ma stabilirà le condizioni. Per il verdetto bisognerà attendere maggio, dopo la pubblicazione delle previsioni economiche di primavera (e dopo il confronto tra i ministri delle Finanze). Domani, però, la Commissione spiegherà quali saranno i parametri macro-economici da osservare per decidere se mantenere o meno la sospensione del Patto.
ursula von der leyen
C' è stato un forte braccio di ferro all' interno della stessa Commissione tra le due visioni opposte: il vicepresidente Valdis Dombrovskis, preoccupato per la sostenibilità dei conti pubblici, preferirebbe anticipare il ripristino delle regole. Gentiloni, invece, insiste nel dire che i Paesi devono poter continuare a sostenere le rispettive economie fino a quando la crisi non sarà alle spalle, spendendo e facendo debito, purché si tratti di «debito buono».
Pur senza schierarsi apertamente, Ursula von der Leyen ha appoggiato la linea Gentiloni. Anche perché da Berlino è arrivato un via libera in questa direzione: non solo Scholz, ma anche Armin Laschet - nuovo leader della Cdu - aveva preannunciato più deficit nel 2022.
Secondo le previsioni economiche di febbraio, il Pil (medio) dell' Ue tornerà ai livelli pre-crisi verso la metà del prossimo anno: ieri l'indice che misura la fiducia delle imprese ha fatto il balzo maggiore degli ultimi tre anni.
armin laschet angela merkel
Quello italiano, che lo scorso anno ha perso il 9,5% mentre tornava a salire il peso del fisco (al 43,1% dal 42,55) dovrà attendere almeno fino al 2023. Ma la Commissione ha deciso che le regole non potranno essere ripristinate nel corso dell' anno, visto che i governi hanno bisogno di certezze per preparare le leggi di bilancio. Dunque a maggio bisognerà prendere una decisione: o le regole rientreranno in vigore già dall' inizio dell' anno prossimo oppure non prima del 2023. Se le previsioni di primavera dovessero rivelarsi in linea con quelle invernali, i Paesi non saranno tenuti al rispetto dei vincoli sui conti nemmeno nel 2022.
draghi merkel
Nel frattempo si aprirà il cantiere per la modifica delle regole, ma la strada per arrivare a un' intesa rischia di essere lunga e piena di ostacoli. Il dibattito non entrerà nel vivo prima dell' autunno, visto che a settembre ci sono le elezioni tedesche e molto dipenderà dalla linea del nuovo governo.
Tutti i Paesi europei, o quasi, contestano le attuale regole del Patto di Stabilità e Crescita, il problema è che lo fanno con motivazioni diametralmente opposte. Anche se la pandemia ha costretto tutti a spendere di più, non sarà semplice trovare un' intesa entro la fine del prossimo anno, vale a dire prima del ripristino delle vecchie regole. Il governo guidato da Draghi avrà un ruolo cruciale in questa trattativa e potrebbe fare gioco di squadra con Macron, anche se - come detto - molto dipenderà dal successore di Angela Merkel. E l' anno prossimo ci saranno le elezioni presidenziali anche in Francia.