• Dagospia

    VISTO CHE SI PARLA SEMPRE DI "OMOFOBIA", SI PUO' SAPERE QUANTI SONO I GAY? - NEL CENSIMENTO NAZIONALE BRITANNICO 2021 SI CHIEDE DI SEGNALARE IL PROPRIO ORIENTAMENTO SESSUALE: L’IDEA E’ AVERE DATI PRECISI SULLE DIMENSIONI DELLA COMUNITÀ LGBT - CHI NON SE LA SENTE POTRÀ EVITARE DI DARE LA RISPOSTA - LA RACCOLTA DATI È OBBLIGATORIA: CHI NON RESTITUISCE IL QUESTIONARIO COMPILATO RISCHIA UNA MULTA CHE ARRIVA A MILLE STERLINE


     
    Guarda la fotogallery

    Caterina Belloni per “la Verità”

     

    Corteo attivisti gay a Londra-1 Corteo attivisti gay a Londra-1

    Nome, età, indirizzo, titolo di studio, caratteristiche della casa in cui si abita, mezzi usati per recarsi al lavoro. In un censimento nazionale rientrano tutti questi elementi, ma alla raccolta dati del Regno Unito presto sarà aggiunto un quesito in più: le preferenze sessuali. Ai sudditi di Sua Maestà Elisabetta verrà chiesto infatti di precisare quale opzione descrive meglio il loro orientamento sessuale, indicando tra alcune possibilità: eterosessuale, gay o lesbica, bisessuale, transessuale o con un diverso orientamento sessuale, che però va precisato per iscritto.

     

    gay pride gay pride

    Una domanda decisamente intima, che sarà rivolta a tutti i cittadini che hanno compiuto 16 anni, all'interno del Censimento previsto in primavera. Chi non se la sente potrà evitare di dare la risposta, ma probabilmente non verrà visto di buon occhio, visto che la raccolta dei dati personali da questa parte della Manica è una faccenda più che seria. Viene realizzata dall'Istituto nazionale di statistica ogni dieci anni sin dal 1801, è obbligatoria per legge e quindi prevede per chi non restituisce il questionario compilato una multa che arriva anche a mille sterline.

     

    Ragion per cui l'adesione è sempre molto alta, come dimostra il fatto che dieci anni fa il 94 per cento dei cittadini ha completato il modulo e l'ha restituito nei tempi previsti. A spingere l'Istituto di statistica ad inserire una domanda tanto «delicata» è stato il desiderio di raccogliere maggiori informazioni sulle inclinazioni dei britannici, in modo che Governo, istituzioni pubbliche e associazioni abbiano un quadro il più possibile preciso del territorio e dei suoi bisogni e possano programmare interventi mirati.

    GAY PRIDE LONDRA GAY PRIDE LONDRA

     

    Come ha spiegato chiaramente Iain Bell, responsabile del progetto: «Senza dati precisi sulle dimensioni della comunità Lgbt a livello nazionale e locale, chi prende le decisioni deve agire alla cieca, privo di informazioni sulla natura dei problemi che queste persone vivono in termini di salute, di educazione, di impiego».

     

    Per il momento la Gran Bretagna ha delle stime sull'orientamento sessuale a livello nazionale e regionale, ma secondo Bell un censimento dettagliato consentirebbe di fornire alle autorità locali e centrali un quadro migliore. La sua spiegazione ha convinto anche Nancy Kelley, direttore esecutivo dell'associazione di volontariato Stonewall, che si batte per i diritti della comunità Lgbt.

     

    «Da sempre gay, lesbiche, bisessuali e transessuali stanno in incognito e proprio questa mancanza di visibilità ha limitato la possibilità di offrire loro supporto e garanzie» ha dichiarato parlando alla stampa. Con britannico aplomb, insomma, nessuno fa polemica all'idea che la gente venga costretta a confessare quali siano le sue inclinazioni sessuali nel censimento del 2021, che costerà allo Stato qualcosa come 906 milioni di sterline (poco meno di un miliardo di euro) e coinvolgerà 30.000 operatori almeno.

    GAY PRIDE LONDRA GAY PRIDE LONDRA

     

    Se venisse fatta in Italia probabilmente la stessa richiesta susciterebbe reazioni indignate e anche il sospetto che si tratti di uno stratagemma per mappare alcune categorie. Pratica del resto diffusa pure in Gran Bretagna, come dimostra un episodio del 2016. All'epoca sui moduli di iscrizione delle scuole di Londra alle famiglie italiane era stato chiesto di precisare se i loro figli fossero «italiani», «italiani-siciliani» o «italiani-napoletani». Una domanda assurda, accolta come una forma di discriminazione. E contro la quale si era mobilitato anche Pasquale Terracciano, allora ambasciatore italiano in Uk.

     

     

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport