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    ALCUNE SEMPLIFICAZIONI VENGONO PER NUOCERE – IL DECRETO CHE DOVREBBE ESTIRPARE LA BUROCRAZIA RISCHIA DI ESTIRPARE LE PRODUZIONI DI VINO LOCALI! C'È UNA NORMA CHE CONSENTE UNA DEROGA ALL’IMBOTTIGLIAMENTO FUORI DALLA ZONA DI DENOMINAZIONE, “QUALORA SI DOVESSERO VERIFICARE CAUSE STRAORDINARIE”. MA QUALI SONO QUESTE CAUSE STRAORDINARIE? IL RISCHIO È DI PRENDERE IN GIRO I CONSUMATORI…


     
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    Alessio Gennari per www.notiziegeniali.it

     

    classificazione vini classificazione vini

    Cosa sta succedendo nel mondo del vino? Una apparente piccola diatriba legata al Decreto semplificazioni rischia di cambiare notevolmente la cultura della nostra produzione e di quella dei produttori locali, che oggi si riconoscono nei marchi Do (Denominazione di origine) o Igt (Indicazione geografica tipica).

     

    La diatriba sul Decreto semplificazioni

     

    Con il Decreto semplificazioni è stato infatti introdotto l’articolo 43, comma 4, lett. d) che ha modificato l’articolo 38 del Testo Unico sul Vino, che consente una deroga all’imbottigliamento dei vini Do/Igt fuori dalla zona di denominazione qualora si dovessero verificare cause straordinarie.

     

    vini 2 vini 2

    In sostanza, si può imbottigliare fuori dalla propria zona, ma solo in casi particolari, com’è stato per il Coronavirus.

     

    La Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) afferma che il provvedimento potrebbe comprometterebbe irreparabilmente il valore delle produzioni territoriali, snaturando le caratteristiche del vino regionale. Mentre dal Ministero dell’Agricoltura rispondono che la deroga si applica solo a condizioni eccezionali, nella speranza che non si verifichino più.

     

    classificazione vini 1 classificazione vini 1

    Ma chissà cosa si intende con “condizioni eccezionali”.

     

    Perché è importante la denominazione nei vini?

     

    Ciascun vino che oggi viene rivendicato assieme alla denominazione di origine o alla provenienza geografica individua e garantisce l’esatta sintesi tra ciò che quella terra e quell’uva possono dare se vengono trasformate in vino. 

     

    Se quanto sopra è scopo ed essenza delle denominazioni di origine, non si comprendono le ragioni che legittimerebbero la modifica dei disciplinari di produzione per “cause eccezionali” qualora queste, come immaginabile, non apportassero nulla di migliorativo al connubio della terra con l’uva.

    vigneto 1 vigneto 1

     

    Qualora dovesse passare il messaggio che i disciplinari di produzione, vale a dire l’insieme delle regole che ordinano come deve essere fatto il vino, possono subire deroghe e modifiche per ragioni diverse dalla ricerca della migliore qualità possibile, allora verrebbe meno la stessa unicità della denominazione di provenienza poiché il disciplinare, inesorabilmente, non sarebbe più rivolto alla ricerca dell’eccellenza del prodotto, ma diverrebbe una mera convenzione modificabile alla bisogna per ragioni non attinenti alla scoperta della migliore qualità.

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    Cosa cambia per il consumatore?

     

    Se così fosse, la particolarità insita nella denominazione non conterebbe più nulla, sminuendola ad mera strategia di marketing o pubblicità, con buona pace dell’Europa e dei produttori di vino.

     

    sommelier sommelier

    Infine, diventerebbe anche lettera morta la dichiarazione di principio contenuta nell’articolo 1 del Testo Unico sul Vino, che non solo considera il nettare degli dei patrimonio culturale nazionale,  ma recita alla lettera così: “I prodotti della vite, dei territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell’insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale”.

    marchi doc e igt marchi doc e igt

     

    Di cosa parliamo quando parliamo di denominazione di origine, un po’ di storia.

     

    Le due posizioni opposte meritano un chiarimento: quando viene fatto riferimento alle  Docg, Doc, Igt, di che cosa stiamo parlando? Si parla di vino, di uva o di terra? A cosa servono le denominazioni?

    haut brion haut brion

     

    Un passo indietro di qualche secolo aiuterà a comprendere il perché le denominazioni sono legate in primo luogo alla terra e all’individuazione del luogo di provenienza e perché solo in un secondo momento è nato l’interesse a conoscere come fosse fatto quel vino prodotto in quella zona e quali uve ci fossero al suo interno.

     

    Il teatro in cui si è sviluppata la vicenda è la Francia tra il XVII e XVIII secolo. La zona viticola interessata è quella di Bordeaux e il cliente principale che ha permesso i cambiamenti che vedremo sono stati gli Inglesi, che prima di allora, per sedici secoli, hanno sempre e solo comprato e bevuto anonimi vini però provenienti da Bordeaux.

     

    chateau haut brion chateau haut brion

    Fino al XVII secolo il commercio del vino si è accontentato di una sola informazione, sapere da che zona arrivassero le botti; questo vino è di Bordeaux è stata la risposta, il passepartout di ogni commerciante che volesse vendere “bene” il proprio vino oltre il canale della Manica.

     

    Al consumatore finale che quel vino fosse fatto in un modo o nell’altro oppure che lì potessero trovarsi certi tipi di uva o altri poco importava. Distinto per colore e dolcezza, al vino non venivano richieste altre informazioni. Si confidava, ma sarebbe meglio dire si sperava, che fosse buono.

     

    vino francese 2 vino francese 2

    Il poco interesse per ciò che si beveva si riverberava direttamente su ciò che si coltivava in vigna: filari aggrovigliati, ciascuno portatore di un’uva spesso senza nome, senza che fosse nota la varietà. Stessa sorte pativa anche la produzione del vino. Pigiature senza torchio, botti ammuffite, condizioni d’igiene approssimative erano caratteristiche comuni in molte cantine.

     

    arnaud de pontac arnaud de pontac

    L’irrilevanza di cosa venisse bevuto, con l’unica accortezza di conoscere da dove provenisse, ha spinto il mercato a uniformare e livellare i prezzi di ciascun vino. Nel 1647 sotto l’influenza degli Olandesi, a Bordeaux si era anche riunito un comitato per stabilire a quali prezzi i vini della zona dovessero essere venduti. Il vino più apprezzato e pagato era il Sauternes; poi venivano apprezzati i vini scuri della zona di Bec d’Ambès, ma nessuna delle migliori zone di produzione dei vini rossi di Bordeaux veniva menzionata.

     

    La svolta avvenne nell’anno1660. La famiglia de Pontac, dal 1525 proprietaria del castello di Haut-Brion, e da oltre un secolo la famiglia più in vista di Bordeaux, con Arnaud de Pontac, volle sparigliare le carte del commercio vendendo un vino chiamato con il nome della cantina e associato alla zona geografica in cui era stato prodotto. Fu la nascita del marketing del vino.

    vini vini

     

    Il vino veniva così commercializzato e riconosciuto in Inghilterra con il nome “Ho Bryan”, proveniva da Bordeaux e costava notevolmente più degli altri, per la precisione oltre il triplo al “Pontack’s head” di Londra, primo ristorante londinese aperto da François-Auguste de Pontac, dove l’Haut-Brion veniva venduto a sette scellini mentre tutti gli altri vini invece a “soli” due scellini.

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    Individuato il nome del vino e la provenienza geografica, il successivo passaggio, anche a giustificazione di quel prezzo, fu quello di curare la vinificazione. Le disponibilità economiche della famiglia de Pontac permettevano di avere, verosimilmente, un torchio, delle botti sempre nuove e ricolme di vino per limitarne il contatto con l’ossigeno, così come anche la resa per ettaro dell’uva poteva essere diminuita per dare maggiore consistenza al vino.

    vino bordeaux vino bordeaux

     

    Tali accortezze divennero in seguito le regole da seguire per la produzione del vino  “Ho Bryan” che divenne a tutti gli effetti il primo Chateau di Bordeaux e il primo Premier Cru. Tali accortezze sono diventate col tempo gli standard di produzione dell’intera zona viticola.

     

    La storia delle  terre di Haut-Brion, terre che hanno visto succedersi diversi proprietari, continua ad oggi con il Principe Robert de Luxembourg, erede di  Clarence Dillon che acquisì le terre nel 1935.  La tenuta, alle porte di Bordeaux, nel cuore dell’agglomerato di Pessac, possiede vigneti che coprono un’area di 51 ettari, di cui 48 sono coltivati prevalentemente a merlot (44%) e cabernet sauvignon (42%), e in misura minore a cabernet franc (13%) e petit verdot (1%).

     

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    Alle uve a bacca bianca è stata dedicata solo una piccola superficie di circa 3 ettari, coltivata a sémillon e sauvignon. Poi c’è il vino prodotto dalla tenuta: buono, buonissimo, ma costoso. Un vino che varrebbe la pena premiare con un assaggio almeno una volta nella vita, perché quel vino ha semplicemente cambiato il futuro.

     

    vino supermercato vino supermercato

    Ritornando, invece, alle denominazioni Docg, Doc, Igt  queste sono il riassunto di una storia che si è occupata d’individuare prima il luogo geografico di provenienza del vino e, in seguito, si è occupata di disciplinare la coltivazione della vite e la trasformazione dell’uva in vino.

     

    In sintesi, conoscere l’origine del vino è conoscere la sua storia, il suo territorio e la sua gente. È garanzia di qualità.

     

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