Covid Roma Lazio
Non soltanto le lunghe attese nei pronto soccorso per trovare ai malati, Covid e non Covid, un posto in reparto: davanti ai nosocomi romani si rivedono le code di autoambulanze utilizzate come letti per assistere i pazienti, che non si sa dove portare. Nuova emergenza per la sanità del Lazio, con rete ospedaliera sempre più sotto pressione. Stando alle valutazioni dell'Agenas, il sistema ha già superato i tetti che impongono il passaggio della regione da zona bianca a zona gialla: l'occupazione nelle intensive è al 14 per cento contro il 10 previsto, in area medica siamo al 15, al limite massimo.
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I NUMERI Possibile il cambio di colorazione intorno a Capodanno, ma questo è, in fondo, il problema minore, visto che le restrizioni previste sono blande (come l'uso delle mascherine all'aperto, già introdotto). Perché già oggi, con la Omicron che non ha ancora attecchito nel Lazio, aumentano i ricoveri. Qui ieri si sono registrati 2.933 nuovi casi (-732 rispetto a 24 ore prima), dei quali 1.618 a Roma. Sette i decessi (-2), 996 i ricoverati (+33), 135 le terapie intensive (+1) e 1.078 i guariti. Ma questi numeri vanno letti in filigrana, perché dopo il boom dei giorni prenatalizi sono crollati i tamponi molecolari e antigenici: il 25 dicembre sono stati 100mila, ieri 40mila.
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Che il virus corra più velocemente, lo dimostra che il rapporto tra esiti positivi e test fatti sia al 7,4 per cento. Il doppio rispetto a 7 giorni fa. L'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato, chiede di mantenere la calma e, soprattutto, di rispettare le misure di prevenzione come distanziamento e uso delle mascherine: «Oggi (ieri, ndr) rispetto al 27 dicembre dello scorso anno, nel Lazio ci sono in meno 1.806 ricoveri in area medica per Covid, 166 in terapia intensiva, 21.061 isolati a domicilio e 9 decessi. Numeri che dimostrano l'importanza della vaccinazione».
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Intanto però crescono le persone che si rivolgono ai nosocomi, nonostante il contenimento dei nuovi casi. Tanto che il governatore Nicola Zingaretti sottolinea: «Gli ospedali sono affollati e stiamo ritardando le altre cure ad altri cittadini a causa delle persone non vaccinate. Questa cruda verità va detta, e il danno di vite, economico e di qualità della cura è immenso e a questo punto non solo per colpa del virus, ma soprattutto per responsabilità di tanti egoisti non vaccinati».
vaccinazioni anti covid
Le prime strutture a risentire di questa situazione sono i pronto soccorsi. Ieri, in tutti i Dea romani, un migliaio di pazienti - di questi il 30 per cento ammalati di Covid - hanno atteso quasi un'intera giornata per essere trasferiti in reparto. Ventiquattr'ore prima erano un centinaio. Soprattutto davanti ai principali nosocomi della Capitale sono state usate come posti letti le autoambulanze: all'Umberto I, al Policlinico Tor Vergata, al San Camillo, al Casilino una quarantina di mezzi è rimasta bloccata in attesa di trovare un posto ai pazienti che ospitavano a bordo. Un numero non da poco, pari a un quinto del totale della flotta dell'Ares-118.
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«Paghiamo - spiega un medico di un Dea - l'aumento dei casi Covid, la ritrosia delle famiglie a portare i loro cari nelle Rsa e soprattutto il calo dei posti letto. Dove sono quelli nuovi promessi dalla Regione?». Nei giorni scorsi, in prospettiva di passare allo scenario ospedaliero 4, il Lazio ha previsto un piano A, con altri 241 postazioni di ricovero ordinario e 51 in terapia intensiva, per un totale rispettivamente di 1.542 e 242 letti, mentre in caso di maggiore diffusione della Omicron si dovranno aggiungere 437 posti ordinari e 90 in rianimazione, giungendo così a quota 1.736 e 281 posti.
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Intanto nel Lazio sono state raggiunte le 10 milioni di vaccinazioni effettuate dall'inizio della pandemia. Ma solo il 38 per cento si è vista somministrare il booster. Saranno 5 gli hub aperti fino a mezzanotte da giovedì prossimo: oltre a quelli di Termini, Fiumicino e Tivoli, anche Eur e Tor Vergata. Ieri poi sono partite in anticipo le prenotazioni per la dose di richiamo (booster) nella fascia 16 e 17 anni e in quella dei fragili tra i 12 e i 15 anni, mentre anche l'Idi apre un servizio per fare i tamponi.