Massimo Gramellini per il Corriere della Sera
stefano bonaccini
Le parole di stima pronunciate da Letta e Bonaccini nei confronti di Giorgia Meloni accendono i riflettori su una novità: dopo oltre trent’anni, una parte dell’opposizione non considera più il capo della destra un intruso.
Ancora prima che un giudizio politico, su Berlusconi e Salvini è sempre pesato un pregiudizio antropologico: la sinistra li riteneva sguaiati e inadatti. Tutto il resto, comprese le vertenze col fisco e l’opacità di rapporti con certi poteri interni e internazionali (Putin), veniva dopo.
Alla base c’era un disprezzo su cui la critica di destra inzuppava il pane, applicando alla sinistra lo stesso trattamento: se i nostri leader vi danno la nausea perché beceri, sappiate che i vostri ci fanno lo stesso effetto perché presuntuosi. Nel fragore della battaglia, passò persino la stupidissima idea che essere volgari significasse essere popolari (e viceversa).
enrico letta foto di bacco
Con la Meloni il conflitto si è ristretto alla dimensione politica. Dopo averla vista all’opera, la sinistra (almeno quella che non ragiona per birignao) ne riconosce la serietà, pur contrastandone idee e compagni di strada. Se anche la destra tratterà il prossimo segretario del Pd come un avversario e non come un usurpatore, potremo dire di avercela quasi fatta a diventare una democrazia matura. E coloro, pochi o tanti, che andranno ancora a votare, lo faranno finalmente per far vincere la propria parte e non più per paura che vinca quell’altra .
LITE NEL PD
Estratto dell'articolo di Maria Teresa Meli per corriere.it
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ELLY SCHLEIN
Va detto che hanno trovato il modo di darsele di santa ragione anche sui sondaggi delle primarie. Perché ce n’è uno che dà Stefano Bonaccini tra il 63 e il 67 per cento ed Elly Schlein tra il 33 e il 37, e un altro che invece assegna all’ex leader di Occupy Pd il 56,3 e al presidente della Regione Emilia-Romagna il 47,39. Ma fanno notare dalle parti del governatore che quest’ultimo istituto è quello che prevedeva il grande successo di Letizia Moratti. Controbattono dal fronte Schlein: nei circoli la differenza tra noi e Bonaccini è di poco più di 25 mila voti, ai gazebo vinceremo.
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orlando provenzano
A quel punto, dal fronte di Schlein, partiva la polemica. L’obiettivo? Recuperare sui circoli del Lazio e della Lombardia che non hanno ancora votato a causa delle Regionali e tirare la volata alla candidata per le primarie. La prima bordata era di Andrea Orlando, che metteva nel mirino sia Letta sia Bonaccini: «Come si fa a dire che gli esponenti del governo sono capaci o che sono meglio di quanto ci aspettassimo?».
Quindi era la volta di Peppe Provenzano che attaccava il presidente dell’Emilia-Romagna con queste parole: «È il governo peggiore di sempre, come si fa a dire che è capace?». Più tardi arrivava anche l’affondo della vicepresidente del Senato Anna Rossomando: «Francamente l’indulgenza di Bonaccini con Meloni non convince».
meme sui candidati al congresso pd
Inevitabile la domanda sull’argomento a Elly Schlein, nel corso di una conferenza alla sala stampa estera. La candidata, stranamente, non rigira il coltello nella piaga: «Credo che Meloni non abbia trovato la postura del nuovo ruolo. Penso che questo sia un governo che sta facendo male». Dopo un po’ Schlein si accorge di non aver polemizzato con il suo competitor e al termine della conferenza precisa: «Non sono d’accordo con le dichiarazioni di Bonaccini».
In serata Letta perde la pazienza, non ci sta a «farsi mettere in mezzo» in una «polemica tutta interna» che in realtà è mirata a colpire Bonaccini. Perciò fa diffondere una nota dal Nazareno in cui si definisce senza «alcun fondamento» la diatriba innescata da Orlando. L’ex ministro del Lavoro se la prende e ribatte. Poi si sfoga con i suoi. Non accetta che si possano dire certe cose di Meloni «non dopo che due esponenti del suo partito hanno fatto dossieraggio contro quattro parlamentari del Pd».
bonaccini schlein de micheli cuperlo
Un po’ più tardi arriva la replica del governatore dell’Emilia-Romagna: «Bisognerebbe evitare polemiche strumentali. Io la destra preferisco batterla nelle urne, come ho dimostrato, e vorrei che anche altri avessero la priorità di batterla nelle urne e non con interviste sui giornali». Insomma, in questo ultimo scorcio di campagna delle primarie, veleni e polemiche abbondano. Il 26 poi il Pd avrà finalmente una nuova leadership. Ma non è affatto detto che dopo quella data le tensioni interne si stemperino.
andrea orlando visita alfredo cospito SPARTITI - IL TITOLO DEL MANIFESTO SUL PD