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    NEL PROCESSO MPS DI MILANO ENTRA ANCHE DEUTSCHE BANK - PER LA CONSOB TEDESCA HA “ABBELLITO I CONTI” - RISCHIO PROCESSO ANCHE PER GLI EX ED ATTUALI VERTICI DELLA BANCA CRUCCA - NEL MIRINO LE OPERAZIONI SU “SANTORINI”


     
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    Emilio Randacio per “la Repubblica”

     

    quartier generale di Deutsche Bank a Francoforte quartier generale di Deutsche Bank a Francoforte

    «Un miglioramento cosmetico del proprio bilancio». Ecco cosa è stata nel 2008 per il Monte dei Paschi di Siena l' operazione «Santorini». Dopo i pm di Milano, Baggio, Clerici e Civardi, anche la Consob tedesca (Bafin), conferma le operazioni irregolari dell' ex gestione della banca senese.

     

    La definizione è contenuta in un' ispezione datata 31 dicembre 2014, firmata da Bafin e finita, nei giorni scorsi, nel processo a carico di 13 persone accusate di falso in bilancio, ostacolo alle attività di vigilanza, aggiotaggio e falso in prospetto commessi a partire dal 2008 fino al 2012.

    LANCIO DI MONETINE A MUSSARI IN PROCURA jpeg LANCIO DI MONETINE A MUSSARI IN PROCURA jpeg

     

    Non solo gli ex vertici di Mps come il presidente Giuseppe Mussari, il direttore generale Antonio Vigni, il responsabile area finanziaria Gianluca Baldassarri. Nei guai, con il rischio di finire a processo subito dopo l' estate, anche ex e attuali manager di Deutsche Bank, che proposero Santorini a Mps.

     

    Nel mirino i tre «repo strutturati», aventi strutture parallele, effettuati da Deutsche a lungo termine, «con il veicolo societario Santorini integralmente posseduto dalla banca senese». Operazione da un miliardo e 250 milioni di euro, dagli esiti nefasti. È ancora Bafin a spiegare che a fine 2008 «risultavano minusvalenze per 362 milioni di euro e Mps avrebbe dovuto riconoscere tale perdita nel proprio bilancio consolidato. Perdita che è stata, invece, compensata dalla ristrutturazione della gamba Santorini», strutturata nel 2008.

     

     

    PIERLUIGI BERSANI GIUSEPPE MUSSARI PIERLUIGI BERSANI GIUSEPPE MUSSARI

    Responsabilità vengono riconosciute anche ai vertici di Deutsche Bank, che «dopo aver ricevuto dalla Guardia di finanza due richieste di informazioni, nel 2013 non avrebbero dato incarico alla funzione audit di indagare sui fatti».

     

    Sui termini e le condizioni di quella vendita di titoli, si legge, «Deutsche ha fornito una risposta segnatamente omissiva». La Consob tedesca bacchetta il colosso bancario anche sul «processo di valutazione dei fatti e dei rischi assunti, risultato non perfettamente adeguato».

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